
No alla guerra e no al folle riarmo: il CDC alla manifestazione del 21 giugno
Il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale (CDC) invita a partecipare alla manifestazione nazionale del 21 giugno contro guerra, riarmo, genocidio e autoritarismo promossa da quasi 400 realtà nazionali aderenti all’appello #StopRearmEurope (stoprearm.org), lanciata in Italia dalla campagna “Ferma il Riarmo” (Sbilanciamoci!, Rete italiana Pace e Disarmo, Fondazione Perugia Assisi, Greenpeace Italia), Arci, Attac e Transform Italia (v. Adista Notizie n. 24/25).
Per il CDC «dobbiamo fermare l’aggressione preventiva di Israele all’Iran, agita nel disprezzo delle trattative in corso, impedire il massacro a Gaza e le violenze dei coloni in Cisgiordania, opporci al piano di riarmo voluto dalla Ue e dalla Nato». L’evento fa parte delle iniziative promosse nell’ambito della grande mobilitazione che si terrà tra il 21 e il 29 giugno in occasione del vertice NATO a l’Aja, dove sarà richiesto l’impegno di alzare tetto di spesa al 5% del PIL dei Paesi membri. Una pretesa che «porterà ad un contenimento drastico della spesa sociale determinando un ulteriore impoverimento delle popolazioni del nostro Continente e l’abbandono del contrasto all’alterazione climatica».
Secondo il CDC, per «rafforzare la difesa europea basterebbe una razionalizzazione della cospicua spesa già in atto e un coordinamento delle forze dei singoli Stati. Invece si pratica una virata dal welfare al warfare, contraria alla Costituzione italiana, ai Trattati europei, all’idea stessa di Europa dei padri fondatori». Una corsa al riarmo motivata da una possibile guerra contro la Russia ipotizzata «sulla base di valutazioni infondate». «Una follia» che, tra l’altro, «impedisce un ruolo di pace» dell’UE nel conflitto russo-ucraino.
«Contro questa follia si deve levare alta la voce dei popoli per imporre la via delle trattative e della ricerca della pace». Per questo occorre manifestare: contro le guerre, contro il folle riarmo dell’UE e della NATO, contro la guerra totale di Netanyahu, per gli aiuti a Gaza, e per il riconoscimento dello Stati di Palestina.
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