LA CURIA DI RECIFE CRITICA L’ARTICOLO DELL’“OSSERVATORE”: “MONS. FISICHELLA NON SA DI COSA PARLA”
Tratto da: Adista Notizie n° 34 del 28/03/2009
34915. RECIFE-ADISTA. “L’autore dell’articolo si è arrogato il diritto di parlare di ciò che non conosceva”: è l’accusa mossa a mons. Rino Fisichella, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, per l’articolo (“Dalla parte della bambina brasiliana”) pubblicato su L’Osservatore Romano del 15 marzo (il testo integrale è disponibile sul numero di documenti allegato) dai firmatari di una nota ufficiale della diocesi di Recife, datata 16 marzo. In calce la firma del cancelliere (Ciciero Ferreira de Paula), del vicario generale (mons. Edvaldo Bezerra da Sila), del rettore del seminario (Moisés Ferreira de Lima), dell’avvocato dell’arcidiocesi (Marcio Miranda) e del parroco di Alagoinha (Edson Rodrigues), la cittadina dove vive la bambina di nove anni stuprata e fatta abortire il 4 marzo. Vistosa l’assenza della firma di mons. José Cardoso Sobrinho, il vescovo di Recife, diocesi in cui è avvenuto l’aborto, che è stato sommerso da una valanga di critiche - fra le altre, quelle di Fisichella in polemica anche con il card. Giovanni Battista Re che si era schierato dalla parte di Cardoso Sobrinho (v. Adista n. 31/09) - per aver dichiarato pubblicamente la scomunica alla madre della bambina e ai medici che hanno praticato l’interruzione di gravidanza.
Cosa “non conosceva” Fisichella? Intanto che il parroco ha fatto “uso della sua sollecitudine pastorale” visitando e seguendo la famiglia e la piccola, “premura offerta tutti i giorni”, anche a Recife, “dove è stato compiuto il triste fatto dell’aborto di due innocenti”. “Pertanto - si legge nella nota - è evidente e inequivocabile che nessuno pensò in primo luogo alla ‘scomunica’”, come prospettato da Fisichella. Insomma, altro che distanza dalla piccola vittima: il parroco si è recato tutti i giorni all’ospedale a trovare la bambina in attesa di intervento, coprendo quotidianamente i 230 chilometri che separano Alagoinha da Recife. Ma Fisichella, continuano i firmatari, non sa neanche che “l’ospedale che ha realizzato l’aborto è uno di quelli che praticano sempre l’interruzione di gravidanza sotto copertura di ‘legalità’” e che i medici “sono abituati” ad effettuare aborti “con molto orgoglio”, secondo la loro stessa dichiarazione.
“Non siamo d’accordo – si legge ancora nella nota – con l’affermazione ‘la decisione è ardua… per la stessa legge morale’”, contenuta nell’articolo del presidente dell’Accademia per la Vita. “La nostra santa Chiesa continua a proclamare che la legge morale è chiarissima: mai è lecito eliminare la vita di un innocente per salvare un’altra vita”. E ancora: “È falsa l’affermazione che il fatto fu divulgato sui giornali solamente perché l’arcivescovo di Olinda e Recife si è affrettato a dichiarare la scomunica”. Il drammatico episodio dello stupro era presente sulla stampa brasiliana fin dal 25 febbraio. Solo il 3 marzo, “interrogato dai giornalisti”, l’arcivescovo ha nominato il canone 1398 del Diritto Canonico che prescrive la scomunica automatica per il delitto d’aborto. “L’articolo – precisano – è in altre parole un diretto affronto all’impegno per la difesa della vita dei tre piccoli fatta con veemenza da dom José Cardoso Sobrinho e dimostra che l’autore non possiede basi e informazioni necessarie per parlare del caso”. “Ancora peggio”, è la conclusione, Fisichella “neppure ha pensato di dialogare prima in modo fraterno ed evangelico con l’arcivescovo e, con questo agire imprudente, ha causato grande confusione presso i fedeli cattolici del Brasile. Invece di consultare suo fratello, preferì credere alla nostra stampa molte volte anticlericale”. (eletta cucuzza)
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