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Un cammino inverso...

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 101 del 10/10/2009

Era il 1995 e il cardinale Martini parlava, mi pare, per la festa di sant’Ambrogio. Diceva: «Un rinnovato discorso sulla politica da parte della chiesa deve partire da quella scelta evangelica e profetica, un tempo detta scelta religiosa, che è l’affermazione del primato di Dio e dell’evangelo…».

 

Quelle parole mi sono tornate alla mente in questi giorni, in cui tutti ci chiediamo: cambieranno davvero i rapporti tra la chiesa e la politica italiana? e come?

 

Franco Garelli, studioso attento e partecipe della vita ecclesiale italiana, ne è convinto. Ritiene che gli avvenimenti recenti di varia natura hanno rivelato il degrado della situazione italiana e obbligano la chiesa a reagire “alzando lo sguardo ai problemi del paese e riflettendo anche sulle proprie responsabilità”. E aggiunge: “Ciò che prevale è una grande insoddisfazione per il clima che si è affermato in Italia, con figure di alta responsabilità pubblica che non sono e non vogliono essere esempi di virtù, con una politica che si alimenta più di anatemi e di paure che di impegno costruttivo, con una crisi economica non adeguatamente affrontata che colpisce le fasce più deboli della popolazione. È il degrado politico di cui ha parlato il cardinale Bagnasco…”. E conclude: “Di tutti questi problemi sembra oggi farsi carico il nuovo vertice della Cei, che nel perseguire gli obiettivi di fondo appare più attento alle chiese locali e alle varie sensibilità del mondo cattolico”.

 

Noi speriamo che questa linea si sviluppi (e ognuno è impegnato a fare la sua parte). Lo abbiamo scritto la scorsa settimana, aggiungendo tuttavia che il cammino non sarà agevole e neppure rettilineo. E infatti nei giorni scorsi Bossi è andato in Vaticano per rivendicare che la Lega è l’unica forza politica legata alle radici cristiane; e Berlusconi, in versione devotissima, ha rassicurato il cardinale Bertone su difesa della vita e famiglia!

 

Affinché si sviluppi un rapporto davvero nuovo tra chiesa e politica sarà necessario che nella vita ecclesiale si crei un clima nuovo di libertà, di comunione e dialogo. Una riscoperta culturale e spirituale, una passione nuova per ascoltare e servire l’uomo concreto nella storia concreta. E soprattutto è necessario un laicato maturo che prenda le sue responsabilità secondo il Vangelo e l’amore del prossimo; mentre la struttura e la mentalità clericale, la “volontà di dominio in veste sacrale” (G. Bevilacqua) facciano un passo indietro.

 

È dunque più che mai necessario e urgente quell’esame di coscienza che Giuseppe Dossetti proponeva venticinque anni fa: «Dobbiamo convincerci che tutti noi, cattolici italiani, abbiamo gravemente mancato, specialmente negli ultimi due decenni, e che ci sono grandi colpe (non solo errori o mere insufficienze), grandi e veri e propri peccati collettivi che non abbiamo sino ad oggi cominciato ad ammettere e a deplorare nella maniera dovuta. I battezzati consapevoli devono percorrere un cammino inverso a quello degli ultimi vent’anni, cioè mirare non ad una presenza dei cristiani nelle realtà temporali e alla loro consistenza numerica e al loro peso politico, ma ad una ricostruzione delle coscienze e del loro peso interiore, che potrà poi, per intima coerenza e adeguato sviluppo creativo, esprimersi con un peso culturale e finalmente sociale e politico. Ma la partenza assolutamente indispensabile oggi mi sembra quella di dichiarare e perseguire lealmente – in tanto baccanale dell’esteriore – l’assoluto primato dell’interiorità, dell’uomo interiore». (ab)

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