SFIDE DELL’ECOLOGIA ALLE RELIGIONI
Tratto da: Adista Documenti n° 112 del 07/11/2009
Ciò che attualmente più sta cambiando la coscienza dell’Umanità è la “nuova cosmologia”, la scienza del cosmo e della natura. Per la prima volta abbiamo una visione scientifica dell’Universo: la sua origine, le dimensioni, l’evoluzio-ne, le galassie, le stelle, i pianeti, la vita... e questo risulta essere una visione molto diversa da quella che avevamo.
Durante tutta la storia della nostra specie non abbiamo goduto di questa visione. Le religioni si sono fatte carico di supplire alla nostra ignoranza collettiva e alle nostre paure con l’immaginazione e la superstizione. I miti che crearono adempirono a un ruolo sociale utile e importante. Il problema odierno è che ormai non possono continuare a essere interpretati con una “epistemologia mitica”, ovvero credendoli “descrizioni obiettive della realtà”... Le religioni immaginarono un mondo piccolo, piatto, statico, fisso, creato direttamente così come lo vediamo e regolato da un Dio “là sopra, là fuori” che sarebbe la ragione ultima di tutto.
Questo “immaginario religioso”, di fronte alla nuova scienza, omette elementi essenziali. Oggi non si può essere una persona moderna e continuare a partecipare di quel-l’immaginario e questo è il conflitto globale dell’ecologia con le religioni.
Il “nuovo rapporto” che la scienza ci presenta, e che oggi è, per la prima volta, un rapporto scientifico e simultaneamente unico per tutta l’umanità, ci offre una nuova visione del mondo, finora sconosciuta:
- un universo in movimento totale e continuo: nulla se ne sta fermo, come sempre avevamo pensato;
- in espansione: tutto iniziò con una grande esplosione e tutto continua a espandersi, infinitamente;
- in evoluzione e sviluppo: non è un cosmo governato da eterne leggi immutabili, ma una cosmogenesi che si svolge dall’interno;
- con apparizione di caratteristiche emergenti e di auto-organizzazione dal caos: il tutto è più grande delle parti e si trova in ogni parte...;
- orientato verso la complessità, la vita e la coscienza, che alla fine fiorisce nell’essere umano, si fa coscienza collettiva, assume di riflesso il cosmo e se ne rende responsabile;
- collegato in modo olistico, in reti delle reti... in quelle dove ogni particella è rapportata con tutte...
Questa nuova visione ci pone in un mondo molto diverso da quello che le religioni ci hanno insegnato e ci cambia radicalmente in svariati aspetti.
Cambia l’immagine della natura, cosicché:
- non possiamo ora immaginare uno scenario semplice della storia umana, che sarebbe l’unico importante;
- non è più accettabile una definizione religiosa negativa della materia (nel senso di peccaminosa) e di tutto quello che con essa ha rapporti (carne, istinto, sesso, piacere...);
- non possiamo più accettare l’ipotesi mitologica di un “peccato originale”, che avrebbe contaminato tutto sin dall’origine, bensì quella di una “benedizione originale”;
- nella visione cosmica contemporanea non è possibile accettare un “secondo piano”. Ciò che si vorrebbe indicare con quel simbolo non può stare se non “in questo stesso piano”. Non c’è “metafisica” (o per lo meno non è necessario né obbligatorio credere in essa, anche se sarebbe utile immaginarla...);
- questa vita non può essere soltanto un’illusione passeggera, una “prova” in funzione di un’altra vita, la vera e definitiva, quella molto al di là della morte, alla quale ci avrebbe destinato un Creatore... Le religioni della “salvezza eterna” hanno bisogno urgente di fornire nuove ragioni di sé, nel contesto mentale attuale.
Cambia l’immagine dell’essere umano:
- non veniamo da sopra, né da fuori, ma da dentro e da sotto, dalla Terra, dal Cosmo; siamo il risultato odierno, il fiore dell’evoluzione cosmica;
- non è vero che siamo superiori, diversi e alieni dal resto della Natura, unici con mente e spirito procedenti direttamente da Dio;
- non siamo i “padroni della creazione”, siamo una specie in più, l’unica capace di assumersi responsabilità;
- non possiamo vivere separati dalla Natura, come esseri soprannaturali, snaturalizzati artificialmente;
- non siamo “soprannaturali”, bensì molto naturali, o naturali fino a dove forse altri esseri non sono arrivati. Siamo Natura, Terra che sente, pensa e ama, materia che in noi stessi raggiunge la riflessione...
Cambia l’immagine di Dio:
- una visione della natura e del cosmo tanto precaria quanto quella che l’Umanità ha avuto non potrebbe dare di sé altro se non un’immagine insufficiente di Dio;
- la visione attuale della realtà ci permette già di immaginare un Dio al di fuori, al di sopra, in questo “secondo piano superiore” dal quale dipenderebbe il nostro. Oggi vediamo che non ha senso parlare né pensare a un “fuori” o a un “sopra” del cosmo;
- l’idea di un Dio separato dalla creazione, o trascendente, è uno dei nostri principali problemi;
- non ha senso un dio antropomorfico come noi: “persona” che pensa, decide, ama e si esprime come noi... Dio, Theos o Zeus dell’Olimpo;
- e pensare che sia “Signore”, Padrone, Giudice che premia e punisce oggi è chiaramente un antropomorfismo;
- l’esistenza de “la Divinità” (dimensione reale) potrà essere trovata soltanto nell’unica realtà cosmica...
Rivolgersi al cosmo e alla natura
San Tommaso ha detto che a un errore sulla Natura consegue un errore riguardo a Dio... Gli errori che abbiamo sopportato sulla natura e, soprattutto, l’ignoranza a suo riguardo, sono stati enormi, per cui si deve supporre che l’immagine di Dio e dell’elemento religioso, che da questa struttura è sorto, portino seco grandi deficienze, che oggi avremmo la capacità di ri-sanare.
Sembra chiaro che le religioni sono vissute a carico della natura, soprattutto perché hanno concentrato la loro attenzione su una piccola “storia sacra” iniziata soltanto 3.000 anni fa, unica “rivelazione” di cui hanno tenuto conto.
L’esplosione scientifica degli ultimi tempi è, senza dubbio, una nuova “esperienza di rivelazione”, nella quale l’a-spetto divino della realtà ci si manifesta in una forma nuova. Non vi è nulla attualmente che stia ispirando una presa di coscienza spirituale nel mondo come il nuovo rapporto della nostra storia cosmica. Le religioni hanno bisogno di sentire il kairos ecologico di questo periodo e di rivolgersi al cosmo e alla natura per riconoscere in essi la nostra “storia sacra” e superare l’attuale divario fra scienza e spiritualità, fra religione e realtà. Accettare la sfida dell’ecologia non è includere la “considerazione della natura” fra gli imperativi morali; è molto più: è tutta una “riconversione ecologica” della religione.
Sfide
Infatti non è soltanto l’immagine fisica del mondo che è cambiata, ma tutto il mondo: la sua origine, la sua architettura, le sue dimensioni, la sua complessità, il suo senso... E le religioni, che hanno elaborato tutto il loro patrimonio simbolico (categorie, teologie, liturgia, dogmi, riti, miti...) nel contesto del vecchio immaginario, appaiono profondamente antiquate, appartenenti a un mondo obsoleto, lontano, che ormai non esiste più né risulta in nessun modo immaginabile. Il linguaggio religioso tradizionale perde senso e significato e perfino si rende incomprensibile per i giovani. Le religioni, che sono servite durante millenni all’umanità per esprimere la dimensione più profonda dell’esistenza, sembra che ora non servano più...
In questa situazione, le religioni sentono loro stesse come disorientate e incomprese, senza afferrare con chiarezza quale è la causa. Frequentemente reagiscono difendendosi, ripetendo e riaffermando esageratamente la loro tradizione sacra, le “loro verità rivelate”, le “verità eterne”... quando invece dovrebbero reinterpretarla e adeguarla al linguaggio e ai nuovi paradigmi ai quali siamo pervenuti, abbandonando quegli errori di prospettiva che tutti abbiamo subito a causa dell’ignoranza dell’umanità alla quale ci siamo visti storicamente sottomessi...
Gli anni ’60 del secolo scorso furono un periodo di speranza e ottimismo nel cristianesimo in generale, quando questo sembrava aprirsi alla possibilità di un profondo rinnovamento interno e a una riconciliazione col mondo e con i valori della modernità (scienza, democrazia, valore della persona, libertà religiosa e altre libertà, possibilità per i poveri, eccetera).
Tuttavia, questa primavera si è vista subito troncata, di fronte al timore prodotto dall’agitazione che permeava il rinnovamento in corso. La paura vinse, e i freni e regressi che da allora sono avvenuti non hanno fatto altro che frapporre sempre maggiore distanza fra la società e il cristianesimo istituzionale. Nell’ultimo decennio sono decine di milioni in Europa le persone che hanno abbandonato la religione, giustificandosi con il non poter accettare una visione cosmica che risulta loro essere superata e cercando la propria realizzazione spirituale su nuove strade. Soltanto una riflessione profonda - nel campo dell’ecologia e in altri svariati “nuovi paradigmi” - e un conseguente e valido rinnovamento teologico riapriranno le porte alla speranza.
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