Nessun articolo nel carrello

Terra, casa, lavoro. Concluso il V incontro mondiale dei movimenti popolari

Terra, casa, lavoro. Concluso il V incontro mondiale dei movimenti popolari

ROMA-ADISTA. «Organizzare la speranza» costruendo un’alleanza globale «contro l’esclusione». È il titolo della dichiarazione finale e contemporaneamente il programma di lavoro definito alla fine del V Incontro mondiale dei movimenti popolari (Emmp), terminato venerdì 24 ottobre Spin Time di Roma, edificio occupato in cui abitano 400 persone di 25 nazionalità, «comunità di lotta, speranza e fraternità», come l’ha definita don Mattia Ferrari, coordinatore del comitato politico dell’Emmp. Per quattro giorni lo Spin Tome, insieme all’aula Paolo VI del Vaticano dove giovedì papa Leone XIV ha ricevuto i movimenti, è stato l’agorà nella quale 180 delegate e delegati provenienti da 26 Paesi di tutto il mondo si sono confrontati per elaborare pratiche e strategie di lotta per un mondo più giusto ed equo, guidati dalle 3T indicate da papa Bergoglio nei precedenti incontri, a partire dal primo, nel 2014, tierra, techo, trabajo (terra, casa, lavoro). E ieri,dopo la visita alla tomba di papa Francesco a Santa Maria Maggiore e l’attraversamento della porta santa, i rappresentanti dei movimenti hanno partecipato alla messa a San Pietro presieduta da papa Prevost, insieme anche alle équipe sinodali e degli organismi di partecipazione della Chiesa cattolica.

Un percorso che prosegue quindi, mantenendo il dialogo tra i movimenti e la Chiesa, cercando di potenziare soprattutto le relazioni con le chiese locali: dai movimenti dell’Europa arriva la proposta alle Conferenze episcopali di dare seguito alle parole di papa Prevost («Sono con voi!», ha detto all’udienza di giovedì) e di individuare un vescovo che segua i rapporti con i movimenti, il missionario comboniano Alex Zanotelli chiede che il delegato non sia nazionale ma regionale o diocesano, per avere relazioni più incisive sui territori. Ma l’obiettivo di costruire alleanze è condiviso a tutti i livelli, per evitare la malattia dell’«individualismo comunitario»: occorre, si legge nella dichiarazione finale, «consolidare i nostri movimenti, le organizzazioni popolari e i sindacati», ma anche «creare reti di organizzazioni, comunità di comunità, reti di reti».

Un’alleanza globale necessaria, perché globali sono i problemi, «in un mondo frammentato, ferito dalla violenza, dall’ingiustizia e dal disprezzo della dignità umana». A cominciare dalla guerra: «più di 50 conflitti armati attivi». Poi «disuguaglianze economiche» sempre più macroscopiche. L’erosione dei più elementari diritti sul lavoro, a causa di un progressivo aumento dei lavoratori «informali» (60% a livello globale, 80% in alcuni Paesi del sud), «privi di diritti e di protezione sociale». Politiche criminali degli Stati contro i migranti: l’anno scorso «più di 2.500 migranti sono morti o scomparsi nel tentativo di attraversare il Mediterraneo, in fuga da guerra, fame e disperazione». E ancora «milioni di senzatetto», la devastazione dell’ambiente che colpisce soprattutto i più poveri, «lo sfruttamento estrattivo dei minerali necessari per le nuove tecnologie e gli armamenti», la «violenza maschilista contro le donne», «il diritto universale alla salute» sistematicamente negato.

Un’analisi rigorosa che indica ai movimenti la necessità di «impegnarci in azioni strutturali, economiche e politiche che ci uniscano». La dichiarazione finale evidenzia alcuni ambiti generali di intervento: mobilitazioni contro «guerre e genocidio», cancellazione del debito estero, campagne per «fermare la violenza contro le donne», «difesa della democrazia dalle élite economiche e dai plutocrati», diritti di migranti e rifugiati, crisi ecologica, «riduzione dell’orario di lavoro e salario minimo universale», diritto all’istruzione. Titoli, che troveranno una declinazione più puntuale nel documento finale dell’Incontro mondiale dei movimenti, in fase di elaborazione sulla base di quanto prodotto in questi giorni dai tavoli tematici sulle 3T e dai gruppi dei cinque continenti. E che soprattutto verranno “tradotti” in strategie e azioni «che partano dalle esigenze, dalle storie e dalle realtà locali, e che poi diano luogo a campagne regionali e nazionali in grado di influenzare le strutture e i sistemi disumani».

Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.

Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!

Condividi questo articolo:
  • Chi Siamo

    Adista è un settimanale di informazione indipendente su mondo cattolico e realtà religioso. Ogni settimana pubblica due fascicoli: uno di notizie ed un secondo di documentazione che si alterna ad uno di approfondimento e di riflessione. All'offerta cartacea è affiancato un servizio di informazione quotidiana con il sito Adista.it.

    leggi tutto...

  • Contattaci

  • Seguici

  • Sito conforme a WCAG 2.0 livello A

    Level A conformance,
			     W3C WAI Web Content Accessibility Guidelines 2.0

Sostieni la libertà di stampa, sostieni Adista!

In questo mondo segnato da crisi, guerre e ingiustizie, c’è sempre più bisogno di un’informazione libera, affidabile e indipendente. Soprattutto nel panorama mediatico italiano, per lo più compiacente con i poteri civili ed ecclesiastici, tanto che il nostro Paese è scivolato quest’anno al 46° posto (ultimo in Europa Occidentale) della classifica di Reporter Senza Frontiere sulla libertà di stampa.