Sciopero generale del 12 dicembre: in lotta per le rivendicazioni sociali e per la pace
Anche il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale (CDC) aderisce allo sciopero generale indetto dalla CGIL venerdì prossimo, 12 dicembre, sottolineando che la Legge di Bilancio 2026 «non offre alcuna risposta positiva ai problemi del nostro Paese. Al contrario sceglie di premiare i più ricchi e di concentrare la spesa e gli indirizzi produttivi verso un’economia di guerra». La finanziaria del governo, accusa il CDC, è di misura «modesta proprio perché il governo aspetta l’uscita dalla procedura di infrazione per potere elargire ulteriori benefici ai ceti più elevati in vista delle elezioni del 2027 e di incrementare ulteriormente le spese militari in accordo con gli orientamenti e le direttive della Commissione europea».
Anche con questa Legge di Bilancio «le destre continuano la loro opera di smantellamento dei diritti e dell’ordine democratico. Le pre-intese sull’autonomia differenziata fra Governo e regioni del Nord, l’attacco alla indipendenza della magistratura con la legge Nordio, il progetto di premierato e la legge elettorale con un forte premio di maggioranza sono le punte di attacco della strategia governativa».
La situazione nel Paese reale, intanto, nonostante i proclami del governo, non va affatto bene: «Stipendi e pensioni soffrono per il mancato adeguamento all’incremento dell’inflazione. Il fiscal drag si è mangiato fino a duemila euro annui a chi vive di un reddito da lavoro. La sanità pubblica viene smantellata e le persone non hanno modo di curarsi. La precarietà e la disoccupazione aumentano, in particolare dei giovani e delle donne, mentre si prevede un innalzamento dell’età pensionabile peggiorando la già pessima “riforma” Fornero».
L’aumento della fragilità sociale, soprattutto per il ceto medio e per i meno abbienti, prosegue di pari passo con «l’attacco alla democrazia e le misure repressive». Per questo è importante scioperare il 12 dicembre, perché «la storia del nostro Paese ci ha insegnato che senza lo sviluppo del conflitto sociale non sono possibili conquiste né sul piano economico né su quello democratico». La mobilitazione di venerdì prossimo potrà dunque innalzare il livello d’allarme sul peggioramento delle condizioni materiali del popolo italiano e, al contempo, «rafforzare la lotta per la pace, contro un’economia di guerra e per la democrazia». Altro passo fondamentale sarà poi «la vittoria del No alla controriforma Nordio nel referendum della prossima primavera, quando bisognerà andare a votare in tanti, sia perché in un referendum costituzionale non è previsto il quorum, quindi in ogni caso l’esito del referendum deciderà delle sorti della legge Nordio, sia perché la partecipazione massiccia al voto rafforza la vitalità del nostro sistema democratico».
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