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Protezione della natura: l’Europa smarrisce la via

Protezione della natura: l’Europa smarrisce la via

La corsa allo smantellamento della normativa ambientale nel Vecchio Continente, faticosamente conquistata in decenni di lotte ambientali e da sempre osteggiata da lobby industriali e destre sovraniste, subisce oggi una grave accelerazione. Formalmente per “semplificare” e “sburocratizzare”, e così alleggerire i costi per il rilancio dell’imprenditoria europea.

Ieri, 10 dicembre, la Commissione Europea ha presentato l’ottavo pacchetto di misure legislative dell’anno, detto “Omnibus Ambiente” perché modifica il corpus di leggi comunitarie a protezione dell’ambientale, con l’obiettivo di ridurre i cosiddetti oneri amministrativi – quei costi cioè che le piccole e medie imprese (PMI) devono sostenere per adeguarsi alla normativa europea – per aziende e agricoltori, si legge sul sito istituzionale, senza con questo compromettere la transizione green e gli obiettivi ambientali che l’Unione si è data nel contesto della crisi climatica e ambientale attuale.

Secco il no degli ambientalisti europei, convinti che dietro la sbandierata strategia europea si nasconda il tentativo delle destre europee di affossare il Green Deal. L’Omnibus Ambiente e il Grid Package – che riguarda le energie rinnovabili ed è stato presentato insieme – «segnano l’ennesimo grave arretramento delle politiche ambientali dell’Unione europea e rischiano di demolire decenni di protezione della natura, con effetti immediati su aria, acqua, ecosistemi e salute pubblica», dichiara il WWF Italia in una nota diramata ieri dopo l’iniziativa della Commissione Europea.

Senza mezzi termini, il WWF definisce quella della Commissione una «mossa folle che fa parte di una strategia più ampia di deregolamentazione scriteriata che ha già colpito il Regolamento UE sulla deforestazione [v. Adista Notizie n. 38/25], la Politica Agricola Comune, le norme su sostanze chimiche e pesticidi e altri provvedimenti fondamentali per la tutela ambientale. Una deriva che non può che aumentare inquinamento e degrado ambientale, e che al contempo riduce la trasparenza del processo decisionale democratico».

Il WWF ricorda che questa decisione ha incontrato l’opposizione non solo dei cittadini e delle cittadine europee, ma anche della comunità scientifica, degli Enti locali e di numerose istituzioni, ma ciononostante la Commissione «ha scelto di ignorarle». Così come ha deciso di procedere «senza una vera valutazione di impatto. Parla solo di tagliare costi amministrativi e tace sui costi enormi che ricadono sulla collettività: più inquinamento, più spese sanitarie, più ecosistemi degradati, più alluvioni e frane per eventi climatici estremi».

Secondo il WWF, l’alleggerimento della normativa ambientale si tradurrà necessariamente in un incremento del degrado ambientale: «L’indebolimento della Direttiva sulle Emissioni Industriali e la cancellazione di SCIP (il database che raccoglie le informazioni sulle sostanze preoccupanti presenti negli articoli e nei prodotti complessi) determineranno la permanenza prolungata di molte emissioni tossiche in atmosfera, esponendo le comunità a seri rischi per la salute»; «la revisione al ribasso della Direttiva Quadro sulle Acque» si traduce, per i nostri corsi d’acqua, con «più inquinamento, maggiori rischi sanitari e una minore capacità di far fronte a eventi estremi come alluvioni e siccità»; «lo “stress test” proposto per le Direttive Habitat e Uccelli ignora la gravità della crisi della biodiversità» e colpisce la natura in un momento di crisi. In merito al Pacchetto Reti (Grid Package), che cambia le regole per autorizzare i progetti energetici, i rischi evidenti sono «un’eccessiva indeterminatezza delle regole, non allineate alle procedure di Valutazione Ambientale»; «meno flessibilità per gli Stati membri nella pianificazione e nella tutela del territorio»; un «indebolimento complessivo delle protezioni ambientali, con più progetti autorizzati anche in siti Natura 2000 o lungo fiumi a flusso libero».

Secondo lo specialista Affari Europei e Internazionali del WWF Italia, Bernardo Tarantino, «Le recenti iniziative della Commissione europea rappresentano un allontanamento ingiustificabile dai valori ambientali che l’UE ha sempre difeso. Questa deriva non è accettabile e non rappresenta il modello di Europa in cui crediamo. L’Unione europea è chiamata a tutelare un modello che ha storicamente integrato diritti, qualità della vita e protezione dell’ambiente. La protezione della natura è sempre stata parte della nostra identità e della nostra prosperità. Oggi la Commissione non può cancellare questo patrimonio. È il momento di fermare questa regressione e riaffermare con forza il ruolo dell’Unione europea come custode del bene comune».

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