Presentato alla Camera il dossier "Piovono euro sull'industria" delle armi Leonardo S.p.A.: "un business spaventoso"
La sezione italiana del BDS, movimento a guida palestinese per il boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro Israele, il 9 dicembre, alla sala stampa della Camera dei Deputati, ha presentato il dossier “Piovono euro sull’industria ‘necessaria’ di Crosetto e Leonardo S.p.A.”, con interventi di Stefania Ascari, Arnaldo Lomuti, Michela Arricale, Stefania Maurizi, Rossana De Simone, Anthony Aguilar. In un comunicato, il movimento riferisce quanto è stato detto durante l'evento.
«Serve verità, trasparenza e responsabilità. L’Italia non può essere complice». Stefania Ascari (Presidente dell’Intergruppo per la Pace tra la Palestina e Israele) ha aperto e chiuso i lavori richiamando l’urgenza di portare «dentro le istituzioni» il dossier di BDS Italia su Leonardo S.p.A. e le sue relazioni con Israele e riconoscendo il valore del lavoro di ricerca e denuncia della società civile e in particolare del movimento globale a guida palestinese BDS.
Ascari denuncia «un business spaventoso, alimentato da piani di riarmo europei da 800 miliardi di euro» e ricorda come «la pace sia il peggior nemico di chi guadagna sulle armi». Chiede misure immediate: «Sanzioni a Israele, stop totale ad accordi, armi, cooperazione economica e accademica. Riconoscere la Palestina e fermare l’occupazione illegale».
Anche l’onorevole Arnaldo Lomuti (M5S – Commissione Difesa) critica la posizione del governo italiano di «subalternità totale» a Israele e agli Stati Uniti. «Non parliamo di guerra, ma di sterminio organizzato. Dire che Israele ‘sta esagerando’ mentre bombardano civili è indegno di un Paese democratico». Lomuti accusa l’Italia di violare la legge 185/90: «Quando c’è un genocidio in corso, sospendere le forniture non è una scelta politica: è un obbligo di legge»
Leonardo e il complesso militare-industriale: “Dall’economia dell’occupazione all’economia del genocidio.” Rossana De Simone (Peacelink e autrice del dossier) ha ricostruito l’evoluzione di Leonardo come attore centrale della global security: «Oggi Leonardo integra difesa, sicurezza, spazio, digitalizzazione totale. È una rete industriale che lega Italia, USA e Israele». De Simone ha mostrato come la cooperazione industriale e tecnologica con Israele renda l’Italia parte di una filiera che alimenta direttamente l’offensiva militare: «È un sistema industriale globale, e l’Italia vi è pienamente inserita».
Leonardo su Gaza: «Documenti alla mano, le forniture a Israele continuano». La giornalista d’inchiesta Stefania Maurizi ha presentato dati e analisi basati su documenti diplomatici e materiali non aggregati. Contrariamente alle dichiarazioni aziendali: «Leonardo ha continuato a fornire componentistica per i caccia F-15 israeliani anche dopo il 7 ottobre». Maurizi ha ricordato come le basi USA in Italia siano una piattaforma strategica essenziale per le guerre americane: «Il nostro territorio è parte della macchina da guerra. Negarlo significa mentire ai cittadini».
Responsabilità penale internazionale: «La complicità non è uno slogan, è un reato». L’avvocata Michela Arricale ha illustrato la cornice giuridica del genocidio secondo la Convenzione del 1948: «Non serve l’intento genocidiario: basta sapere che il proprio contributo facilita il crimine». Ha chiarito che la Corte Internazionale di Giustizia ha già riconosciuto un «rischio plausibile di genocidio»: «Oggi la consapevolezza è pubblica e documentata. Continuare a fornire armi o tecnologie non è più un fatto politico: è responsabilità penale». Arricale ha concluso: «La domanda è semplice: Leonardo e i funzionari pubblici hanno fatto tutto il possibile per prevenire la loro partecipazione al genocidio? Se la risposta è no, allora parliamo di crimine internazionale».
Whistleblower dagli aiuti umanitari: «Gaza Humanitarian Foundation era un’operazione militare, non un ente di aiuto». Collegato durante la conferenza stampa, Anthony Aguilar, ex contractor di Gaza Humanitarian Foundation, ha denunciato la natura non umanitaria dell’ente per cui ha lavorato: «Gli aiuti erano usati come arma: fame, acqua e spostamenti forzati come strumenti di controllo». Ha parlato dell’uso di tecnologie biometriche statunitensi e del controllo dell’IDF sulle operazioni: «Eravamo parte di un’operazione militare supplementare, non di una missione umanitaria».
In conclusione, Ascari ha ricordato: «Il genocidio continua. Restare informati e mobilitati è un dovere civile».
La conferenza si è chiusa con un appello condiviso a rompere la propaganda di guerra legata anche al programma di riarmo europeo e sostenere le richieste della società civile palestinese attraverso l’appello al BDS (Boicottaggio, Disinvestimento, Sanzioni) che sono:
° Embargo militare totale (import - export da e per Paesi in guerra o che commettono gravi crimini contro l'umanità o genocidio, come previsto dalla normativa nazionale ed internazionale)
° Stop ai transiti di sistemi d'arma in tutti i porti civili e rafforzamento dei controlli, anche tramite la costituzione di Osservatori con la partecipazione di istituzioni e associazioni della società civile
° Sospensione degli accordi tra Italia e Israele di collaborazione nel campo della ricerca e della collaborazione nel settore bellico, incluso sorveglianza e cybersicurezza
° Blocco dei rifornimenti di carburanti (embargo energetico)
° Azioni legali contro aziende che contravvengono le norme vigenti e contro le autorità preposte ai controlli in caso di mancato controllo
«Non è finito nulla: il genocidio continua. Sta a noi restare umani», ha reiterato Stefania Ascari
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