Nessun articolo nel carrello

Sul nucleare civile tante bugie e tante omissioni: le accuse di “100% Rinnovabili Network”

Sul nucleare civile tante bugie e tante omissioni: le accuse di “100% Rinnovabili Network”

Crescono le iniziative propagandistiche del governo per il ritorno al nucleare civile ma, al contempo, calano nel 2024 le istallazioni delle rinnovabili, «unico modo per ridurre costi ed emissioni». Una condanna senza appello alle politiche energetiche del governo Meloni è arrivata ieri con la nota diramata dai firmatari dell’appello “100% Rinnovabili Network” (qui il sito ufficiale; qui la notizia dell’appello su Adista Notizie n. 29/24), una coalizione di scienziati, ricercatori, docenti di importanti atenei, giornalisti, sindacalisti e rappresentanti di realtà della società civile ambientalista italiana, tra le quali Forum Disuguaglianze e Diversità, Club di Roma, Transport & Environment Italia, FOCSIV, Altromercato, Legambiente, Libera, WWF Italia, Banca Etica, A Sud, Cittadinanza Attiva, ACLI, ARCI, Greenpeace Italia, Forum Terzo Settore, Slow Food, Kyoto Club e AOI (qui la lista completa dei promotori dell’appello).

Per capire di cosa si parla, la Rete cita un paio di recentissimi eventi, che identifica come «propagandistici a favore del rilancio del nucleare»: quello promosso da Open il 10 dicembre all’Ara Pacis di Roma, sul tema “La scossa. Il mix di energie per mettere in sicurezza l’Italia e la sua bellezza”, che ha ricevuto un finanziamento del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica; e poi quello promosso dall’Associazione Italiana Nucleare, nello stesso giorno, presso l’Auditorium Antonianum di Roma, sul tema “Nucleare in Italia, dal Dire al Fare”, al quale era previsto anche un intervento del Ministro Gilberto Pichetto Fratin.

Comode omissioni

In questo proliferare di iniziative per il rilancio del nucleare civile in Italia, denuncia però la Rete, si omette puntualmente di informare sulla «reale situazione dell’industria nucleare a livello internazionale. Ad oggi non c’è nessun reattore nucleare in costruzione né negli USA né nella nucleare Francia, né tantomeno è in costruzione nessun “piccolo reattore modulare” (SMR) su cui punta il governo Meloni». Non solo: «Una analisi di recentissima pubblicazione sui costi dei principali progetti di SMR negli Stati Uniti, mostra che già “sulla carta” l’elettricità prodotta da questi futuribili reattori è molto più costosa di quella, già fuori mercato, dei reattori di generazione III+ come il nippo-americano AP1000». Insomma, ribadisce la coalizione, il nucleare non abbasserà i costi dell’energia, come dimostra anche il recente rapporto di Banca d’Italia “L’atomo fuggente” e come dimostra il fatto che nessuno documento della “Piattaforma per un nucleare sostenibile” (iniziativa promossa dal MASE per coordinare enti di ricerca, università e imprese che si occupano di energia nucleare in Italia) dimostri, numeri alla mano, che il nucleare abbasserà i costi dell’energia.

Scomode verità

Al contrario, sottolinea la Rete citando un recente rapporto del global energy think tank Ember, l’esempio spagnolo dimostra che «la riduzione dei costi è associata all’espansione delle rinnovabili, il cui kilowattora costa meno sia del nucleare che del gas». Una “fastidiosa” verità che la propaganda politica e mediatica pro-nucleare tenta di nascondere insieme all’inattività del governo sulle fonti rinnovabili: «Le installazioni di rinnovabili nel 2025 sono in calo rispetto al 2024, mentre dovrebbero avere un volume quasi doppio per raggiungere gli obiettivi al 2030.

Dire bugie

La coalizione 100% Rinnovabili Network punta dunque il dito contro la grande bugia del governo in merito ai presunti abbassamenti dei costi energetici grazie all’introduzione del nucleare: «Tale affermazione non è basata su alcuna analisi tecnica, né dati concreti sulle “nuove” tecnologie nucleari e risulta perciò una affermazione di fede ideologica totalmente priva di fondamento. Altro che “scossa”: il governo vuol metterci il prosciutto davanti agli occhi».

Oltre allo spinoso tema dei costi, la propaganda evita anche di citare i rischi concreti del nucleare, specialmente in situazioni di conflitto, anche alla luce della guerra russo-ucraina che ha sollevato più di qualche preoccupazione in merito.

Le accuse della Rete sono chiare: «Invece di aprire a un dibattito serio, che tenga conto anche dei rischi del nucleare anche in caso di conflitto bellico, come vediamo con il sarcofago di Chernobyl colpito dai droni russi, si prosegue a promuovere una tecnologia fuori mercato, pericolosa e si rallentano, con un assetto normativo insufficiente e in continuo cambiamento, gli investimenti che consentirebbero di ridurre le emissioni, ridurre le importazioni di gas e ridurre i costi della bolletta energetica».

Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.

Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!

Condividi questo articolo:
  • Chi Siamo

    Adista è un settimanale di informazione indipendente su mondo cattolico e realtà religioso. Ogni settimana pubblica due fascicoli: uno di notizie ed un secondo di documentazione che si alterna ad uno di approfondimento e di riflessione. All'offerta cartacea è affiancato un servizio di informazione quotidiana con il sito Adista.it.

    leggi tutto...

  • Contattaci

  • Seguici

  • Sito conforme a WCAG 2.0 livello A

    Level A conformance,
			     W3C WAI Web Content Accessibility Guidelines 2.0

Sostieni la libertà di stampa, sostieni Adista!

In questo mondo segnato da crisi, guerre e ingiustizie, c’è sempre più bisogno di un’informazione libera, affidabile e indipendente. Soprattutto nel panorama mediatico italiano, per lo più compiacente con i poteri civili ed ecclesiastici, tanto che il nostro Paese è scivolato quest’anno al 46° posto (ultimo in Europa Occidentale) della classifica di Reporter Senza Frontiere sulla libertà di stampa.