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Le politiche energetiche del governo e il grande inganno del nucleare. Un appello

Le politiche energetiche del governo e il grande inganno del nucleare. Un appello

Tratto da: Adista Notizie n° 29 del 03/08/2024

41943 ROMA-ADISTA. È partita la massiccia mobilitazione della società civile ambientalista contro il nucleare e in sostegno alle rinnovabili. L’iniziativa si snoda su tre fasi già in programma: tutto è nato con il lancio dell’appello per la creazione del “100% rinnovabili network” a metà luglio; a settembre poi partirà una nuova raccolta di adesioni di soggetti per l’organizzazione di iniziative di corretta informazione sulle politiche energetiche e sui rischi del nucleare in Italia; la terza fase prenderà il via in autunno, quando sarà lanciata la prima edizione degli Stati generali del “100% rinnovabili network” per incoraggiare un Paese senza combustibili fossili e, soprattutto, senza nucleare.

Il governo rilancia il nucleare

Il 1° luglio, il sito del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) annunciava l’invio del testo definitivo dell’aggiornamento del Piano Nazionale integrato Energia e Clima (PNIEC) alla Commissione Europea. Il documento, realizzato seguendo «un approccio realistico e tecnologicamente neutro», conferma il raggiungimento degli obiettivi programmati nel testo dell’anno precedente, soprattutto sulle rinnovabili, e dedica un importante sezione ai lavori della “Piattaforma Nazionale per un Nucleare Sostenibile” (v. Adista Notizie n. 33/23), «che ha sviluppato delle ipotesi di scenario in cui si dimostra da un punto di vista tecnico-scientifico la convenienza energetica ed economica di avere una quota di produzione nucleare, in sinergia e a supporto delle rinnovabili e delle altre forme di produzione di energia a basse emissioni». Si legge nella nota del MASE che, «secondo le ipotesi di scenario sviluppate, il nucleare da fissione, e nel lungo termine da fusione, potrebbero fornire al 2050 circa l’11% dell’energia elettrica totale richiesta, con una possibile proiezione verso il 22%».

Nella stessa nota, il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin così commenta il passaggio sul nucleare: «Oggi il nostro Paese si dota di uno strumento programmatorio che traccia con grande pragmatismo la nostra strada energetica e climatica, superando approcci velleitari del passato. È un Piano che abbiamo condiviso con i protagonisti della transizione, che non nasconde i passi ancora necessari per colmare alcuni gap, ma si concentra sulle grandi opportunità derivanti dallo sviluppo di tutte le fonti, senza preclusioni. Cito in particolare lo scenario sull’energia nucleare, sia da fissione nel medio termine (a partire dal 2035) che da fusione (a ridosso del 2050), che ci fa guardare avanti a un futuro possibile».

Il testo dell’appello

L’Appello per un “100% Rinnovabili Network” prende le mosse proprio dal PNIEC per smontare le strategia energetica del governo. Le «rinnovabili (solare, eolica, idrica, biomassa, geotermica) sono amiche del clima, disponibili, sicure e, se ben programmate e pianificate, sono a basso impatto ambientale ed economicamente convenienti». Grazie a politiche oculate, infatti, anche in Italia «le rinnovabili sono in grado di soddisfare il 100% del fabbisogno di energia, sia attuale, sia dei prossimi anni». Questo dovrebbe fare, dunque, il governo, accelerare sulle rinnovabili e puntare alla decarbonizzazione in tempi rapidi, e invece il PNIEC «prevede uno scenario di ritorno al nucleare a fissione», con la costruzione dei reattori di ultima generazione, di piccole dimensioni, ma che «generano comunque grandi quantità di isotopi altamente radioattivi, producono rifiuti radioattivi, pericolosi per molte migliaia di anni, contaminano impianti e siti per lunghissimi periodi» e, cosa non trascurabile, «sono pur sempre impianti a rischio di incidenti che, anche se con una probabilità bassa, possono causare impatti devastanti». Sul nucleare il governo dimostra grande «disinvoltura», trascurando o addirittura negando gli «impatti e i rischi» delle nuove centrali per l’ambiente e la salute pubblica.

Lo scenario prospettato dai promotori dell’appello non è così “rose e fiori” come lo descrive il ministro Pichetto. «Il ritorno al nucleare, ancora di più per un Paese che ne è uscito da molti anni, avrebbe un costo molto alto». In termini ambientali e di sicurezza ma anche in termini economici, con «costi di gran lunga superiori a quelli previsti dal progetto iniziale», talmente alti «da richiedere ovunque il sostegno dello Stato», come dimostra il caso francese.

Perché allora il governo intende puntare così tanto sul nucleare? «In Italia – si legge nell’appello – è in corso una campagna, condotta dalla lobby filonucleare, a senso unico, senza contraddittorio, che punta a far credere che, per decarbonizzare l’energia, sia necessaria una quota significativa di energia nucleare, mentre in Germania, in prima fila nelle misure per il clima, sono state recentemente chiuse tutte le centrali nucleari». Spiega ancora l’appello che l’istallazione dei nuovi reattori, ancora mai realizzati in Occidente, rappresenta poi una scommessa al buio in termini di fattibilità e di sostenibilità economica.

Le certezze sono dunque pochissime e, tra l’altro, quelle che abbiamo sembrano propendere tutte contro il rilancio del nucleare: l’Italia è un Paese densamente abitato e le centrali, per non parlare delle aree di stoccaggio dei rifiuti, non possono che essere impiantate vicino a centri abitati. Inoltre, l’Italia è un Paese affetto da «un diffuso rischio sismico, con vaste aree a rischio di alluvione e frane». Anche per queste elementari ragioni il nucleare in Italia è stato bocciato a furor di popolo da ben due referendum, nel 1987 e nel 2011.

Dunque, si legge in chiusura dell’appello, «il programma di costruzione di reattori nucleari è poco credibile e produce soprattutto un effetto preoccupante: frena l’impegno per accelerare lo sviluppo – possibile, necessario e conveniente – delle rinnovabili. Per queste ragioni, per contribuire a una più corretta informazione sulle scelte energetiche e ambientali, per affrontare più seriamente la crisi climatica, promuoviamo un “100% Rinnovabili Network”».

Una vasta mobilitazione

Tra i primi 100 firmatari dell’appello, segnaliamo la presenza di scienziati, climatologi, giornalisti, accademici, sindacalisti, attivisti ambientalisti, laici e cattolici, rappresentanti di realtà come CNR, Forum Disuguaglianze e Diversità, Università di Bologna, Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, Università “La Sapienza” di Roma, Università di Verona, Politecnico di Milano, WWF Italia, Greenpeace Italia, Transport & Environment Italia, Legambiente, Libera, Kyoto Club, Focsiv, Acli, Arci, Fondazione Acquario di Genova, Bancaetica, ASviS, CGIL, QualEnergia, A Sud, Federbio, Cittadinanzattiva, Società Meteorologica Italiana, Forum Terzo Settore, Slow Food, Fondazione Symbola, Fondazione Sviluppo Sostenibile, ActionAid Italia e AOI. 

*Foto presa da Unsplash, immagine originale e licenza 

 

 

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