Argentina, elezioni di midterm: quando la paura fa 41%
26 ottobre 2025: Trump ha vinto in Argentina. Il 15 ottobre al presidente argentino Milei in visita, cappello in mano per il probabile imminente collasso del Paese, all’omologo statunitense, questi aveva assicurato che avrebbe aperto una linea di credito di 20 miliardi di dollari con la banca centrale di Buenos Aires, con una successiva aggiunta di 20 miliardi dal settore privato, se il partito del “turbocapitalista” di estrema destra La Libertad Avanza avesse vinto le elezioni di midterm domenica 26. «Non lasceremo che qualcuno entri in carica e sprechi i soldi dei contribuenti di questo Paese. Non lascerò che accada», aveva detto Trump in procinto di pranzare con Milei. «Se perde, non saremo generosi con l'Argentina». Dal canto suo, il segretario al Tesoro Usa Scott Bessent, alla luce di una serie di bocciature da parte del parlamento argentino - dove il partito del presidente è minoritario - di alcune delle brutali politiche di austerità di Milei, aveva affermato: «Il successo dell’agenda di riforme dell’Argentina è importante e un’Argentina forte e stabile è nell’interesse strategico degli Stati Uniti».
E così il 26 ottobre gli argentini, che vivono sulla loro pelle la grave carenza di liquidità del loro Paese e temono un ulteriore peggioramento delle personali risorse, ci hanno voluto sperare. E dovendo rinnovare buona parte dei seggi parlamentari hanno affidato a La Libertad Avanza il 40,84% dei loro voti (15 punti in meno rispetto alle elezioni del 2023 che hanno portato Javier Milei sullo scranno presidenziale, una caduta niente male) e il 34,8% alla coalizione peronista e progressista di opposizione Fuerza Patria. Da sottolineare che LLA ha vinto, ma per un soffio, anche nella regione di Buenos Aires, storica roccaforte peronista, dove solo lo scorso 7 settembre, alle presidenziali regionali, Fuerza Patria, guidata dal governatore peronista uscente Axel Kicillof, aveva vinto con il 47,25.
Un buon terzo degli argentini non ci ha voluto metter mano: si è recato a votare il 67,85% degli aventi diritto, un’affluenza mai così bassa dal ritorno alla democrazia nel 1983, e comunque di tre punti percentuali in meno rispetto alle cifre registrate nelle precedenti elezioni di medio termine, tenutesi nel 2021 durante il lockdown dovuto al COVID-19.
«Oggi inizia la costruzione di una grande Argentina», ha esultato Milei, celebrando un verdetto delle urne che è giudicato giudicato sorprendente in Argentina, dati «i sospetti di corruzione nella sua amministrazione, i presunti legami con la droga tra i candidati e un'economia che necessitava di un salvataggio da parte di Donald Trump» (efficace sintesi di Euroborsa, 27/10).
Per queste elezioni, scrive da parte sua non senza ironia il quotidiano di opposizione Pagina12 (27/10), «il presidente Milei ha raggiunto un record storico perché la sua vittoria è stata garantita da un aumento netto del debito estero di 40 miliardi di dollari inviatogli dalla Casa Bianca. Per ora, ha superato il primo ostacolo, quello elettorale. Ora deve garantire la governabilità, ma soprattutto la resa del Paese alla capitale americana (…). Il Paese è la garanzia per quei miliardi di dollari che arriveranno». «Negli ultimi mesi, il partito al governo ha vissuto un'altalena politica di crescente immagine positiva e calo del sostegno al governo, e viceversa. Tuttavia, ha trovato nella paura dell'apocalisse la chiave per compensare gli effetti negativi delle tangenti di Andis, della truffa sulle criptovalute $LIBRA, dei legami di José Luis Espert con i narcotrafficanti e così via».
A vittoria ottenuta, Trump si è complimentato con Milei. Viaggiando verso il Giappone, ai giornalisti presenti ha detto: «Il popolo ha giustificato la nostra fiducia in lui». Ha ricordato che Milei «ha ricevuto molto aiuto» dagli Stati Uniti e ha ottenuto una «vittoria di livello inaspettato». Trump aveva già a ribadito il suo sostegno politico al vincitore («Questo perché – scrive Infobae (27/10) – gli Stati Uniti considerano l'Argentina un alleato strategico nella regione per la sua posizione nei confronti di Israele, Cina e Venezuela»). E aveva buttato giù un’idea: «Potremmo comprare più carne bovina dall'Argentina», ha detto, «se lo facciamo, abbasseremo i prezzi della carne». Di questo i due presidenti avevano già parlato nell’incontro a Washington. Il sito iProfesional.com informava il 20 ottobre: «L'Argentina sta cercando di ampliare la sua quota di esportazione di carne bovina a dazio zero, che attualmente ammonta a 20.000 tonnellate all'anno. L'obiettivo ufficiale è di aumentare tale volume a 70.000 tonnellate, con una tariffa del 10% per la nuova quota, inferiore a quella attuale. Secondo una fonte del settore agroindustriale, "ci sarebbe un aumento della quota a 20.000 tonnellate per i tagli kosher”. In cambio, l'amministrazione Trump richiederebbe la riduzione o l'eliminazione dei dazi doganali sui principali prodotti statunitensi in arrivo in Argentina, tra cui petrolio raffinato, gas naturale liquefatto, macchinari, componenti aeronautici, materie plastiche e prodotti chimici. Washington ha inoltre proposto l'eliminazione dell'imposta statistica sulle importazioni, che è stata prorogata dal 2024 al 2027, con un aumento previsto del 34,1% entro il 2026».
Peraltro Milei sembra convinto di aver fatto cambiare agli Stati Uniti prospettiva sull’Argentina e in generale sulla regione latinoamericana. Ha affermato pochi giorni fa: «Gli Stati Uniti avevano una politica verso questa regione che trascurava i suoi alleati e cercava di sedurre i suoi avversari. Con l'arrivo di Marco Rubio (alla segreteria di Stato Usa, ndr), che capisce perfettamente la battaglia culturale, conosce il caso di Cuba, hanno deciso di cambiare l'approccio, e oggi premiano gli alleati». «C'è una chiara politica internazionale di Trump su come vede l'ordine mondiale, è disposto a guidare la regione e considera l'Argentina un alleato. Lo ha manifestato in parole e fatti», ha aggiunto dopo il consolidamento dell'accordo commerciale tra Argentina e Stati Uniti.
*Foto ritagliata di Gage Skidmore from Surprise, AZ, United States of America, tratta da Commons Wikimedia, immagine originale e licenza
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