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«Siamo incredule ma continuiamo a credere nella giustizia di genere». Donne per la Chiesa sul no del Vaticano al diaconato femminile

«Siamo incredule ma continuiamo a credere nella giustizia di genere». Donne per la Chiesa sul no del Vaticano al diaconato femminile

ROMA-ADISTA. «Dopo aver letto la sintesi del lavoro della Commissione del Vaticano sul Diaconato femminile uscita il 4 dicembre (v. Adista Notizie n. 44/25), oscilliamo tra delusione e rabbia, tra stupore e incredulità». Commenta così la rete Donne per la Chiesa i risultati del lavoro della Commissione vaticana che ribadisce il no al dicaonato femminile.

«Ci duole rilevare che, ancora una volta - prosegue la nota -, da parte della Chiesa di Roma prevalgono il timore, la paura, la resistenza a intraprendere cammini verso una Chiesa più giusta e inclusiva. Dunque, più somigliante alla Chiesa corpo di Cristo che vogliamo. Ci rammarichiamo di rilevare una volta di più il mantenimento di un’immobilità pastorale e teologica invece di riconoscere i segni dei tempi di una giustizia di genere che, seppur non da tutte le parti, emerge nella Chiesa. La tradizione ci dovrebbe aiutare a leggere il presente e i suoi cambiamenti in atto, e non a chiuderci nella sua riproposizione immutata nei secoli. Oggi esiste una consapevolezza da parte delle donne sul proprio diritto a un trattamento equo nella società e nella Chiesa, che è molto più diffusa rispetto ai secoli passati. Questo deve interrogare la teologia e le prassi ecclesiali. Il riferimento alla mascolinità di Cristo, e quindi di coloro che ricevono l’ordine, come parte integrante della loro identità sacramentale, che preserverebbe l’ordine divino della salvezza, è ancora una volta una dichiarazione che va contro un rapporto paritario tra uomini e donne, che si basa su concetti antropologicamente impari e superati: solo una chiesa che non si difende, che rispetta i diritti di tutte/tutti, fino ai più piccoli e marginali, può davvero essere detta chiesa nel senso più onnicomprensivo, così come l’ha immaginata Gesù.

Noi, come Donne per la Chiesa, continueremo a impegnarci per il riconoscimento di una ministerialità nei diversi gradi aperta a tutte e a tutti; senza irrigidimenti dottrinali che rischiano di non farci accogliere lo Spirito che soffia dove vuole; in dialogo con chi non ha il nostro stesso sogno, con trasparenza e onestà intellettuale. Perché non vengono ascoltate le prospettive che riconoscono la possibilità di un’apertura dei ministeri ordinati alle donne? Invece della paura o la prudenza immobilizzante, a guidarci dovrebbe essere l’idea di una Chiesa più ricca, viva, vibrante, guidata incessantemente dallo Spirito verso la pienezza della verità; capace di leggere i segni dei tempi e di camminare con la società civile»

 

*Foto presa da Unsplash, immagine originale e licenza 

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