"La scuola non si arruola". Le piazze delle manifestazioni di domani e domani tutti in piazza
«Il 4 novembre non è la nostra festa! Contro la militarizzazione della cultura, contro il riarmo e le politiche di guerra, per sostenere la Palestina. Costruiamo l’alternativa». Questo l’assunto che porterà “la scuola” domani nelle piazze di tutta Italia (a questo link l’elenco dei presidi e manifestazioni).
La giornata in cui si celebrano le forze armate sarebbe stata accompagnata dal convegno formativo per il personale delle scuole “La scuola non si arruola” organizzato dall’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, insieme al Cestes (Centro Studi Trasformazioni Economico Sociali il cui fine è «diffondere i temi culturali della tolleranza, della solidarietà, della pace, dell’ambiente e della qualità della vita») al quale erano giunte circa 1.200 prenotazioni. Ma il 31 ottobre il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha comunicato agli organizzatori il divieto di partecipazione al convegno con la segunet emotivazione: «L’iniziativa “La scuola non si arruola” non appare coerente con le finalità di formazione professionale del personale docente presentando contenuti e finalità estranei agli ambiti formativi riconducibili alle competenze professionali dei docenti, così come definite nel CCNL scuola e nell’Allegato 1 della Direttiva 170/2016».
Il Ministero, dunque, commenta l’Osservatorio, chiamando alle iniziative di piazza e lanciando una petizione su change.org https://www.change.org/p/vietato-il-convegno-la-scuola-non-si-arruola-no-alla-censura-la-formazione-%C3%A8-libera?source_location=search , «sta sostanzialmente dicendo che un corso che ha come oggetto un tema estremamente attuale come la guerra e se l’educazione debba essere educazione alla pace e al rifiuto delle armi come soluzione dei conflitti non è oggetto di dibattito pedagogico, nonostante l’articolo 11 della Costituzione, per cui l’Italia ripudia la guerra». Il convegno proponeva un percorso di formazione per gli insegnanti imperniato sull’educazione alla pace, la comprensione storica dei genocidi, il rifiuto della guerra come mezzo per risolvere i conflitti. «Si tratta – segue il testo – di un atto di censura gravissimo, mai visto nella scuola italiana dal dopoguerra a oggi. Un attacco diretto alla libertà di insegnamento, alla libertà di pensiero e al diritto dei lavoratori della scuola a una formazione critica e indipendente. Dietro questo divieto c’è il tentativo di zittire chi si oppone alla guerra e al genocidio in Palestina, chi ha dato vita alle straordinarie mobilitazioni e agli scioperi del 22 settembre e del 3 ottobre».
Queste le richieste della petizione (già sottoscritta da 9.500 firme):
«Al Presidente della Repubblica di agire secondo le Sue competenze e le sue funzioni di garante della Costituzione al fine di tutelare il diritto alla libertà di formazione dei docenti; al Ministero dell’Istruzione e del Merito di revocare immediatamente il divieto e di reintegrare il convegno sulla piattaforma Sofia (sede delle iscrizioni ai corsi di formazione); che cessi ogni forma di censura politica nei confronti di chi educa alla pace e alla solidarietà tra i popoli».
Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.
			Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
			Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
			Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!
