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GAY NELLA CHIESA: ANCHE IN ITALIA QUALCOSA SI MUOVE. LE INIZIATIVE DI DUE DIOCESI

Tratto da: Adista Notizie n° 123 del 05/12/2009

35323. FIRENZE-ADISTA. Dopo una gestazione lunga quasi due anni (era stato avviato ad experimentum nel dicembre del 2007), a Cremona prende ufficialmente il via un gruppo diocesano per la pastorale con le persone omosessuali. Accogliendo l'appello di alcuni fedeli laici di orientamento gay, il vescovo, mons. Dante Lafranconi e la diocesi hanno infatti deciso di aprire un canale di dialogo “ufficiale”, pur nel rispetto del magistero della Chiesa, con coloro che non si ritrovano concordi, in tutto o in parte, con l’atteggiamento della gerarchia nei confronti della tematica omosessuale e che in questi anni hanno compiuto scelte diverse rispetto alle indicazioni del magistero. Un modo per confrontarsi, insomma, per promuovere l’accoglienza, l’incontro, il dialogo, la discussione, la riflessione sui temi teologici ed ecclesiali, ma anche su questioni più direttamente collegate alla condizione dei gay nella vita Chiesa.


Il gruppo - che si chiama “Alle querce di Mamre” (nella Genesi, Mamre è la località vicino ad Hebron dove Abramo accolse tre misteriosi viandanti, all’ombra di un albero e li ristorò, poco prima che Dio gli predicesse la sua futura discendenza; per questo Mamrè in ebraico significa “accoglienza per la fecondità”) - è seguito da un incaricato del vescovo che funge da assistente spirituale, e si propone come strumento per avvicinare, nel massimo rispetto, apertura e discrezione, tutti coloro che hanno difficoltà a conciliare la propria fede con la propria tendenza sessuale. Come recita la “Carta d’identità” del gruppo, si tratta di un’occasione per aiutare ad “accogliere in maniera serena la propria condizione omosessuale”, lontano quindi da qualunque tentativo di tipo “riparativo” o simile.

Intanto, mentre è in allestimento il sito internet del gruppo (pronto probabilmente all’inizio del nuovo anno), è già attivo l’indirizzo di posta elettronica: allequercedimamre@libero.it.

Ma anche in altre diocesi italiane qualcosa si sta muovendo. A Torino, ad esempio, è stata salutata con un certo favore dalla comunità omosessuale cittadina la recente pubblicazione di don Valter Danna, direttore dell'Ufficio diocesano Famiglia, dal titolo Fede e omosessualità. Assistenza pastorale e accompagnamento spirituale (ed. Effatà). Il libro non ha contenuti particolarmente originali dal punto di vista teologico e pastorale, perché si limita ad esaminare la condizione degli omosessuali alla luce della tradizionale dottrina della Chiesa; tuttavia, è rilevante che sia stato scritto dopo una serie di incontri con alcuni membri del gruppo di lavoro “Fede e omosessualità”, nato dopo il Torino Pride 2006, realizzando una sintesi mai tentata prima dalle istituzioni ecclesiastiche. Un lavoro, per di più, svolto su preciso incarico del card. Severino Poletto, e compiuto con la collaborazione di don Ermis Segatti, referente diocesano per l'Università e la Cultura che da diversi anni si occupa anche del rapporto tra fede ed omosessualità. Inoltre, nel libro si prende atto che alcune posizioni della Chiesa in materia di sessualità ed omosessualità sono oggetto di critiche e dichiara la possibilità, anzi l'urgenza, di discuterne.

In particolare, il volume evidenzia un certo ritardo culturale delle comunità cristiane sul piano degli atteggiamenti, una certa diffidenza nei confronti degli omosessuali, insieme all'uso di linguaggi inadeguati, spesso segreganti, destinati ad allontanare anche le persone sinceramente impegnate nella ricerca di fede. Viene inoltre chiarito che "non è possibile escludere le persone omosessuali dalla vita e dagli impegni della comunità cristiana", fermi restando alcuni limiti nell'assegnazione di incarichi educativi o di catechesi a chi si dichiara esplicitamente omosessuale.

A fronte di questo, lo stesso card. Poletto, nella prefazione alla pubblicazione, sottolinea che “è ormai arrivato il momento di affrontare questo nodo, del tutto particolare, nella pastorale delle nostre parrocchie e comunità, sia perché le persone omosessuali hanno il diritto di essere aiutate, sia perché è con i fatti che dimostriamo di essere Chiesa che si fa davvero germe di unità e di salvezza per tutto il genere umano”. Tutto questo però, precisa il cardinale per frenare interpretazioni in senso troppo “aperturista” dell’iniziativa, “non rinunciando nemmeno a uno iota della Verità del Vangelo”. (valerio gigante)

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