Nessun articolo nel carrello

Cambiare rotta: alla Controcernobbio di Sbilanciamoci “l’impresa di un’economia diversa”

Tratto da: Adista Documenti n° 35 del 06/10/2012

DOC-2474. ROMA-ADISTA. Cambiare rotta, immediatamente e senza indugio: è questo l’imperativo che ha attraversato, dal 7 al 9 settembre scorso, i lavori della Controcernobbio, il Forum di “Sbilanciamoci!” che, con il titolo “L’impresa di un’economia diversa”, si svolge ogni anno in concomitanza e in contrapposizione con il workshop di Cernobbio organizzato dallo Studio Ambrosetti, dove si riuniscono, come è tradizione, finanzieri, imprenditori, manager di multinazionali, leader politici, riproponendo le solite e fallimentari ricette neoliberiste. Giunto alla sua decima edizione, il Forum di “Sbilanciamoci!”, svoltosi quest’anno a Capodarco di Fermo, nelle Marche, presso la storica e omonima Comunità, ha affrontato come d’obbligo i temi della crisi economico-finanziaria, della difesa dei diritti e della dignità del lavoro, della salvaguardia del welfare, dell’affermazione di un nuovo modello di sviluppo, del futuro dei giovani, del diritto allo studio e della lotta alla precarietà, proponendo vie d’uscita radicalmente diverse da quelle prospettate a Cernobbio e tragicamente assenti dal dibattito politico, interamente assorbito, come scrive Giulio Marcon sul sito di “Sbilanciamoci!” (www.sbilanciamoci.info) dal «rito di una politica autoreferenziale a destra come, ahinoi, a sinistra». Ci si limita cioè, sostiene Marcon, a schierarsi «a favore o contro il “montismo”», evitando di affrontare «le questioni concrete che abbiamo sul tappeto e che Sbilanciamoci ed altri hanno posto in questi mesi: il modello di sviluppo che vogliamo (i SUV a Mirafiori o i bus della Irisbus, il Ponte sullo Stretto o le piccole opere, i treni per i pendolari o i trafori delle Alpi, i pannelli solari o il carbone, i diritti del lavoro o la flessibilità?), la redistribuzione necessaria della ricchezza contro le rendite e la finanza (la patrimoniale, la Tobin tax, ecc.), una politica economica espansiva e keynesiana invece di un'austerity tutta sulle spalle della povera gente». Di sicuro, conclude Marcon, si esce dalla crisi, in Italia e in Europa, solo «rimettendo al centro il lavoro e i diritti, il welfare e la conoscenza, la sostenibilità e l'ambiente». Di fronte all’evidente ed eclatante fallimento del modello neoliberista e delle politiche di austerity, si tratta cioè «di mettere in cantiere un progetto di radicale cambiamento dell'economia e di costruzione di una vera democrazia in Italia come in Europa». Esattamente le sfide che emergono dal documento finale della Controcernobbio, che riportiamo qui di seguito. (claudia fanti)

Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.

Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!

Condividi questo articolo:
  • Chi Siamo

    Adista è un settimanale di informazione indipendente su mondo cattolico e realtà religioso. Ogni settimana pubblica due fascicoli: uno di notizie ed un secondo di documentazione che si alterna ad uno di approfondimento e di riflessione. All'offerta cartacea è affiancato un servizio di informazione quotidiana con il sito Adista.it.

    leggi tutto...

  • Contattaci

  • Seguici

  • Sito conforme a WCAG 2.0 livello A

    Level A conformance,
			     W3C WAI Web Content Accessibility Guidelines 2.0

Sostieni la libertà di stampa, sostieni Adista!

In questo mondo segnato da crisi, guerre e ingiustizie, c’è sempre più bisogno di un’informazione libera, affidabile e indipendente. Soprattutto nel panorama mediatico italiano, per lo più compiacente con i poteri civili ed ecclesiastici, tanto che il nostro Paese è scivolato quest’anno al 46° posto (ultimo in Europa Occidentale) della classifica di Reporter Senza Frontiere sulla libertà di stampa.