CILE: CALANO I CATTOLICI, CRESCONO EVANGELICI E AGNOSTICI. I VESCOVI: «COLPA DELLO SCANDALO PEDOFILIA»
Tratto da: Adista Notizie n° 15 del 20/04/2013
37129. SANTIAGO DEL CILE-ADISTA. Il censimento 2012 della popolazione cilena ha riservato una amara sorpresa per la Chiesa cattolica: gli adepti sono scesi in dieci anni del 2,59%. Nel censimento 2002 si dichiarava cattolico il 69,9% dei cileni; adesso il 67,4%. Va considerato che gli abitanti del Cile sono passati da 15 milioni 116mila a 16 milioni 572mila abitanti, con un aumento di un milione e mezzo di persone, un dato che potrebbe suggerire che la Chiesa cattolica abbia avuto nell’ultimo decennio minore impatto soprattutto sulle leve più giovani della popolazione. A sommaria conferma, le parole del direttore dell’Istituto Nazionale di Statistica, Francisco Labbég, secondo il quale «chi ha i capelli grigi non cambia la propria religione: se si procede in un’analisi per età, si constata che sono più disposti ai cambiamenti i giovani: hanno tra i 15 e i 25 anni» e spesso scelgono «nessuna religione». Casella, quest’ultima, barrata sul questionario del censimento dall’11,58% della popolazione, con l’asticella in salita del 3,28% rispetto al 2002, quando la percentuale si era fermata all’8,30%.
In ambito cristiano, è andata meglio alle denominazioni evangeliche, passate dal 15,14% di adepti nel 2002 al 16,62% di ora, mentre è per la seconda volta consecutiva che nel Paese si registra un calo del numero di cattolici. E volendo, stavolta non è andata così male, visto che il penultimo censimento (2002), a confronto del precedente (1992), aveva dato risultati più disastrosi: la diminuzione era del 6,8%. Perciò, non è una novità e in più era un dato atteso: a maggio dell’anno scorso, l’arcivescovo di Santiago e presidente della Conferenza episcopale mons. Ricardo Ezzati, ha detto di «non escludere che i risultati del censimento testimonieranno di una tendenza al ribasso della percentuale di cattolici»; e a dicembre scorso mons. Alejandro Goic, vescovo di Rancagua e presidente del Consiglio per la prevenzione degli abusi, ha messo le mani avanti affermando che “il calo” «è la tendenza che mettono in evidenza diversi studi sia per il Cile che per altri Paesi», individuando fra le cause, per il suo Paese, «gli scandali che i cittadini conoscono», ovvero gli abusi sessuali di preti pedofili.
Abusi: siamo ancora in debito
Il portavoce della Conferenza episcopale cilena, Jaime Coiro, non si è nascosto dietro a un dito. «Il calo proporzionale, unico, dei cattolici – ha ammesso – è già in sé un segno importante che ci invita ad un’introspezione sincera per individuare le debolezze nel nostro modo di vivere la fede e gli aspetti che dobbiamo rafforzare». Fra le debolezze, grave quella degli abusi sessuali: «La Chiesa ha fatto passi importanti per affrontare questi casi, in verità e giustizia, e per prevenire questo flagello in tutta la società. Tuttavia, non possiamo dare per compiuta quest’opera. Come comunità ecclesiale siamo ancora in debito». Ora è «importante riflettere», «favorire e sospingere con entusiasmo un dialogo profondo nelle parrocchie, nelle scuole, nei movimenti».
In questa linea, dal 5 al 9 aprile a Santiago si è svolto un ciclo di conferenze sulla prevenzione degli abusi sui minori organizzato da Paulinas Otec (organismo tecnico di abilitazione per docenti, gestori, amministratori nei campi dell’educazione, cultura e tecnologia) con il sostegno del Consiglio nazionale per la prevenzione degli abusi e accompagnamento delle vittime e della Conferenza dei religiosi cileni (Conferre). Ne è stato principale relatore quel p. Hans Zollner, gesuita e psicologo, vicerettore della’Università Gregoriana di Roma che ha guidato il comitato organizzatore del simposio “Verso il rinnovamento e la cura”, tenutosi a Roma a febbraio 2012 per analizzare la risposta della Chiesa agli abusi, con la partecipazione di rappresentanti di 110 conferenze episcopali (v. Adista Notizie n. 7/12). Uno dei momenti dell’iniziativa cilena è stato la presentazione, da parte del religioso canossiano e psicologo p. Amedeo Cencini, del libro Per una cultura della prevenzione dell’abuso sui minori della psicologa suor Claudia Peña Y Lillo.
La Chiesa cilena ha fatto seguire anche un atto concreto. Il 10 aprile ha annunciato che da ottobre sarà operativa una Fondazione, i cui beni saranno destinati «alla prevenzione di abusi sessuali sui minori e l’accompagnamento psicologico e spirituale delle vittime di questi nefasti delitti». La Fondazione sorge sulle ceneri dell’Unione sacerdotale del Sacro Cuore di Gesù, cui mons. Ricardo Ezzati, di Santiago, aveva tolto il riconoscimento canonico un anno fa, in quanto guidato da Fernando Karadima, il sacerdote condannato dal Vaticano per abusi.
Il 5 aprile anche papa Francesco ha avuto modo di affrontare la questione degli abusi sessuali sui bambini da parte di sacerdoti. Ha ricevuto il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, mons. Gerhard Ludwig Müller, cui «ha raccomandato – si legge nel comunicato emesso alla fine dell’incontro – in particolar modo che la Congregazione, continuando nella linea voluta da Benedetto XVI, agisca con decisione per quanto riguarda i casi di abusi sessuali, promuovendo anzitutto le misure di protezione dei minori, l’aiuto di quanti in passato abbiano sofferto tali violenze, i procedimenti dovuti nei confronti dei colpevoli, l’impegno delle Conferenze episcopali nella formulazione e attuazione delle direttive necessarie in questo campo tanto importante per la testimonianza della Chiesa e la sua credibilità». (eletta cucuzza)
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