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Non vogliamo una riforma della Curia a porte chiuse

Tratto da: Adista Documenti n° 31 del 14/09/2013

Papa Francesco darà avvio alla riforma della Curia con la prima riunione degli otto cardinali all’inizio di ottobre. È qualcosa della massima importanza per il futuro della Chiesa cattolica romana e non deve avvenire a porte chiuse, ma in maniera trasparente e in dialogo aperto con le Chiese locali.

Il 14 aprile 2013 papa Francesco ha annunciato la sua intenzione di riformare la Curia. Ha creato una commissione formata da otto cardinali provenienti da tutto il mondo. Il papa attende la consegna dei primi suggerimenti da parte di questa commissione i primi di ottobre. Al momento, non le è stato assegnato alcun compito pontificio e neppure sono stati rilasciati commenti da nessuno degli otto cardinali. Ma la riforma della Curia come primo passo di una riforma strutturale da parte di tutta la Chiesa cattolica romana è così importante che l’essenziale deve essere discusso pubblicamente. Questa è la ragione per cui il Movimento internazionale Noi Siamo Chiesa pone ora le seguenti domande, prima che abbia luogo la prima riunione di inizio ottobre:

- Quali sono gli obiettivi della riforma che si sta promuovendo, quali posizioni si incontrano dietro di essa e quali sono le proposte concrete dei cardinali?

- I cardinali hanno consultato a sufficienza le conferenze episcopali e le organizzazioni laicali dei rispettivi Paesi e continenti?

- Che azioni saranno intraprese per far fronte agli scandali avvenuti a livello mondiale su abusi e insabbiamenti?

La nomina di un comitato consultivo internazionale è un passo importante perché la Chiesa eserciti una leadership più cooperativa e partecipativa, considerando le tante e gravi crisi che si sono registrate (Vatileaks, Banca vaticana, Società di San Pio X, mancanza di cooperazione, ecc.) e le decisioni sbagliate dei leader della Chiesa. Ma servono altri passi avanti. La Curia romana ha consolidato un potere assoluto negli ultimi secoli!È importante che la riforma (assolutamente necessaria) non solo aumenti l’efficacia della Curia ma potenzi lo spirito di trasparenza, in maniera che la pluralità collegiale e le strutture democratiche nella Chiesa istituzionale abbiano la possibilità di svilupparsi (vale a dire, “separazione dei poteri”: indipendenza dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario). Le donne, che rappresentano più della metà dei cattolici, sono rappresentate o partecipano al processo decisionale in maniera assai scarsa. Si rende necessario lo sviluppo di nuove strutture di comunicazione e di leadership, le quali dovrebbero corrispondere alle esigenze poste dal Vangelo e alle richieste di una rete mondiale di comunità di cattolici di realtà culturali diverse. C’è da domandarsi come una lobby di omosessuali possa essersi stabilita in Vaticano, come ha detto papa Francesco, e quali misure verranno adottate per evitare in futuro tali lobby. L’interrogativo sul perché esistano in Vaticano questi o altri gruppi di pressione deve avere risposta.

Lo stesso papa Francesco si è riferito al “vino nuovo in otri vecchie” e alla tradizione della Chiesa che permette il rinnovamento della teologia e della struttura per mezzo del dialogo con persone di distinte culture (si veda l’omelia del papa del 6 luglio 2013). Questo è il motivo per cui ci si aspetta che assuma decisioni fondamentali durante il suo pontificato. Tali decisioni comporterebbero l’abbandono di principi e dottrine obsolete per garantire il benessere futuro della Chiesa cattolica. Una commissione di esperti in storia della Chiesa, in teologia sistematica e in esegesi deve essere convocata quanto prima per occuparsi di questioni dogmatiche.Con il dovuto rispetto per la continuità della tradizione, c’è bisogno di una cultura e di una struttura fondamentalmente nuove e il processo dovrebbe assumere come caratteristiche il dialogo, la comunione, la riforma e l’apertura, secondo il Concilio Vaticano II (1962-65), che ancora offre linee di azione valide e apprezzate. Per il Vaticano ciò significa più comunicazione che controllo, più spiritualità e apertura di mente che punizioni.

Il Movimento Noi Siamo Chiesa ritiene che le decisioni chiave debbano riguardare i seguenti punti:

- Un decentramento del processo decisionale nella Chiesa e l’attribuzione di maggiori diritti e responsabilità alle Chiese locali.

- La necessità che tutte le Chiese del mondo siano rappresentate a Roma.

- L’emancipazione delle donne a tutti i livelli.

- Il riconoscimento di una responsabilità collegiale e l’abbandono di strutture assolutiste e monarchiche.

- Il rispetto dei diritti umani nella Chiesa.

- La realizzazione di un codice di condotta che preveda la responsabilità dei leader della Chiesa di fronte al Popolo di Dio.

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