“LA FECONDITÀ STA NELL’AMORE”. DIBATTITO SULLE UNIONI CIVILI PER COPPIE GAY
Tratto da: Adista Notizie n° 24 del 28/06/2014
37703. ROMA-ADISTA. Sembra ormai certo: a settembre comincerà la discussione e l’iter parlamentare della legge per l’istituzione anche in Italia delle unioni civili per coppie omosessuali. Il modello a cui si ispira il testo targato Pd – relatrice la senatrice Monica Cirinnà – è la civil partnership inglese, in vigore anche in Germania, che prevede per i due partner gli stessi diritti e gli stessi doveri delle coppie sposate, dalla reversibilità della pensione alla reciproca assistenza in ospedale, dai diritti di successione all’eredità (ancora aperta invece la discussione sulle modalità di eventuali adozioni di bambini). Anche il governo, con il sottosegretario Ivan Scalfarotto che sta seguendo il lavoro da vicino su incarico del premier Matteo Renzi, potrebbe accodarsi. Ma non è detto che il progetto abbia vita facile: l’ala cattolica più integralista è sul piede di guerra e annuncia battaglia.
Dalle parole del papa ai fatti della Chiesa
Sul fronte ecclesiale si mobilitano soprattutto, per ora, le associazioni degli omosessuali cattolici, che invitano la politica ad andare avanti ma soprattutto chiedono alla Chiesa maggior coraggio evangelico.
«La domanda che si è rivolto spontaneamente il vescovo Francesco “chi sono io per giudicare un gay?” (in un colloquio con i giornalisti sull’aereo di ritorno dalla Giornata mondiale delle gioventù di Rio la scorsa estate, ndr) è stato un balsamo per molte persone, ma deve ora diventare un cambiamento concreto», ha letto dal palco del Gay Pride di Roma dello scorso 7 giugno Caterina, attivista del gruppo di omosessuali credenti Nuova proposta. «Quella sospensione di giudizio non basta! Deve evolvere in crescita delle comunità cristiane nella loro capacità concreta di accogliere, incoraggiare, rispettare le persone omosessuali e transessuali nel loro desiderio di una vita piena, come tutte le persone che ancora oggi si trovano emarginate ed escluse a causa dei sistemi di potere. La nostra speranza, per cui continuiamo a lottare, è quella che di realizzare il progetto di libertà e di umanità proposto da Gesù 2000 anni fa: guardare ogni persona con gli occhi del cuore e non con quelli della legge, lottare perché chi viene lasciato indietro dalla società dei potenti possa camminare a testa alta con la propria dignità di essere umano».
«Gli omosessuali cattolici devono capire che bisogna mettersi in gioco, entrare nelle comunità, confrontarsi e proporre le loro vite come strumento di cambiamento per le comunità stesse», ha spiegato il presidente di Nuova proposta, Andrea Rubera, durante l’incontro conclusivo dell’anno “sociale” del gruppo, alla Comunità cristiana di Base di San Paolo a Roma lo scorso 14 giugno. «E a papa Francesco vorrei direi di impegnarsi a favorire il cambiamento nella Chiesa». «Le aperture del papa, fino ad ora, sono state fatte a parole. Adesso dovrebbero intervenire anche sulla pastorale, perché la Chiesa potrà diventare veramente inclusiva ed accogliente quando le persone omosessuali si sentiranno a casa loro». «Se potessi incontrare papa Francesco – ha aggiunto don Alessandro Santoro, della Comunità delle Piagge di Firenze, anch’egli presente all’incontro di Nuova proposta – gli direi che quella dell’omosessualità è una questione sulla quale si gioca molta della credibilità nel tentativo di rendere questa Chiesa più evangelica».
Gesù e le persone omosessuali
Al tema è dedicato anche un libro, appena pubblicato dalla Meridiana, curato dallo psichiatra e psicoterapeuta Paolo Rigliano: Gesù e le persone omosessuali (pp. 246, euro 18; è possibile richiederlo ad Adista, tel. 06.68.68.692, e-mail: abbonamenti@adista.it, internet: www.adista.it). Si tratta di una serie di interviste a «interlocutori con cui approfondire i tanti aspetti di un approccio secondo Gesù alla diversità omosessuale» e anche «in grado di illuminarmi sui percorsi bloccati dell’autoritarismo clericale», spiega Rigliano. A partire da una domanda: «Come fare in modo che uno dei più radicali messaggi di liberazione e di fraternità di tutta la storia non venga più strumentalizzato per giustificare l’invalidazione delle persone omosessuali o addirittura per restringere la loro possibilità di vita. Mi ha sempre addolorato il tentativo di stravolgere il messaggio di Gesù, tanto da rendere strumento di esclusione dei diversi omosessuali il Vangelo che valorizza le diversità e per questo si contrappone ai pregiudizi sociali dominanti». Inoltre, aggiunge Rigliano, «se il cristianesimo istituzionale non ascolta la Parola di Gesù, non solo concorre a deumanizzare le persone omosessuali, non solo si rende incapace di celebrarne l’umanità o di rivendicarne i diritti contro ogni sopraffazione, ma svilisce la testimonianza di Gesù, poiché non si pone più all’avanguardia nella promozione della dignità e della liberazione dei diversi. Il Vangelo viene vanificato, è negato in quanto Vangelo: non annuncia più l’amore come senso della vita e delle relazioni, come Gesù ha proclamato».
A dialogare con Rigliano, otto persone, con storie e provenienze diverse: Franco Barbero («Non c’è alcun aspetto della condizione omosessuale che, integralmente vissuta, fuoriesca dalla “benedizione” cioè dalla “compiacenza divina”», «mi auguro che papa Francesco apra una stagione nuova». «Per ora devo constatare con sofferto realismo che da anni passano tanti “treni della storia” che invitano a salire, ma la nostra Chiesa cattolica ufficiale li perde tutti. Ha paura del viaggio e gira attorno a se stessa»); il teologo José Castillo («Se scegliamo un’antropologia che ha il suo centro nella perpetuazione della specie» allora è vera l’obiezione secondo cui la relazione omosessuale nega il progetto di Dio, ma «se scegliamo un’antropologia che ha il suo centro ed è fondata sul rapporto umano, allora non vale, perché nell’antropologia centrata sulla perpetuazione della specie questo è ridurre l’antropologia specificamente umana all’animalità, alla condizione precedente l’evoluzione umana»); il teologo Matthew Fox («La Bibbia dice che Dio è amore, non dice che Dio è amore eterosessuale», «l’omofobia è un insegnamento che abbiamo ereditato» e «non è per niente diverso dal sessismo, dal razzismo e da altri insegnamenti falsi»); la teologa e pastora battista Elizabeth Green; il biblista p. Alberto Maggi («Io sono in una comunità, vivo con altre persone e tutti quanti siamo infecondi. Siamo fuori dal consesso umano? Non mi pare proprio», «tutti quelli che amano e comunicano vita contribuiscono all’azione creatrice. Altrimenti io non credo che il Padreterno ci equipari a dei conigli fecondi, no? La fecondità sta nell’amore»); i teologi Vito Mancuso e Joseph Moingt; la pastora valdese Letizia Tomassone.
«Incontrando i miei interlocutori mi sono accorto che sboccia una nuova speranza: sempre più si rompe l’unanimismo della linea tradizionale», spiega Rigliano, «sempre più numerose realtà cristiane di base, molti sacerdoti, frati e suore rifiutano la dottrina ufficiale e offrono una mirabile accoglienza alle persone omosessuali, dimostrando come sia errato schiacciare semplicisticamente l’intero popolo dei credenti sui vertici vaticani». (luca kocci)
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