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C’è debito e debito

Tratto da: Adista Documenti n° 42 del 29/11/2014

L’ACCORDO DI LONDRA DEL 1953 SUL DEBITO TEDESCO

Il radicale alleggerimento del debito della Repubblica Federale Tedesca (RFA) e la sua rapida ricostruzione dopo la Seconda Guerra mondiale furono possibili grazie alla volontà politica dei suoi creditori, vale a dire gli Usa e i loro principali alleati occidentali (Regno Unito e Francia) nel quadro della guerra fredda. (…).

Il debito della Germania corrispondente al periodo anteriore alla guerra era pari a 22.600 milioni di marchi, interessi inclusi. Il debito del postguerra era stimato sui 16.200 milioni di marchi. Grazie all’accordo raggiunto a Londra il 27 febbraio del 1953, l’ammontare dei due debiti venne ridotto rispettivamente a 7.500 milioni e 7.000 milioni di marchi. Per una riduzione del 62,6%.

L’accordo stabiliva la possibilità di sospendere i pagamenti e di rinegoziarne le condizioni se si fosse registrato un cambiamento sostanziale che avesse limitato la disponibilità di risorse. 

Per garantire che l’economia della Germania occidentale si riprendesse realmente e costituisse un elemento stabile e fondamentale nel blocco atlantico di fronte al blocco dell’Est, gli alleati creditori fecero grandi concessioni alle autorità e alle imprese tedesche, molto al di là della riduzione del debito. Il principio di partenza era che la Germania doveva trovarsi in condizioni di rimborsare il debito mantenendo un alto livello di crescita e assicurando un miglioramento della qualità di vita della popolazione. Pagare senza impoverirsi. A questo fine, i creditori stabilirono:

1) che la Germania rimborsasse nella moneta nazionale, il deutsche mark, la parte essenziale del debito reclamato. (…);

2) che il Paese, avendo all’inizio degli anni Cinquanta una bilancia commerciale negativa (quando il valore delle importazioni supera quello delle esportazioni), riducesse le sue importazioni, potendo produrre molti beni che prima importava. Consentendo alla Germania di sostituire importazioni con beni di produzione propria, i creditori accettavano così di ridurre le proprie esportazioni verso questo Paese. (…);

3) che vendesse i suoi prodotti all’estero, stimolando le proprie esportazioni, al fine di ottenere una bilancia commerciale positiva. (…).

Inoltre, in caso di controversia con i creditori, i tribunali tedeschi erano considerati in generale competenti. (…). 

Altro elemento di grande importanza: il servizio del debito veniva fissato in funzione della capacità di pagamento dell’economia tedesca, tenendo conto dell’avanzare della ricostruzione e delle entrate delle esportazioni. Così, il rapporto tra servizio del debito e proventi delle esportazioni non doveva superare il 5%. Vale a dire che la Germania occidentale non doveva destinare al pagamento del suo debito più della ventesima parte dei proventi ottenuti dalle esportazioni. Nella pratica, la Germania non destinò mai più del 4,2 % di queste entrate al pagamento del debito (cifra raggiunta nel 1959).

Un’altra misura eccezionale fu l’applicazione di una drastica riduzione del tipo di interesse, che oscillò tra lo 0% e il 5%.

Le potenze occidentali garantirono alla Germania Ovest un’offerta di enorme valore economico: l’articolo 5 dell’accordo firmato a Londra posticipava il pagamento delle riparazioni e dei debiti di guerra – tanto della Prima quanto della Seconda Guerra mondiale – che la Repubblica Federale Tedesca doveva ai Paesi occupati, annessi o aggrediti, così come alle loro popolazioni.

Infine, bisogna tenere conto delle donazioni in dollari degli Stati Uniti alla Germania occidentale: 1.173,7 milioni di dollari nel quadro del Piano Marshall, tra il 3 aprile del 1948 e il 30 giugno del 1952 (ossia, circa 11.500 milioni di dollari attuali). A cui si aggiungevano perlomeno altri 200 milioni di dollari (circa 2.000 milioni di dollari attuali), tra il 1954 e il 1961, principalmente attraverso l’Agenzia Internazionale di Sviluppo degli Stati Uniti (Usaid).

Grazie a tali condizioni eccezionali, la Germania occidentale si risollevò in maniera assai rapida, finendo per assorbire la Germania dell’Est nel 1990. E ora è di gran lunga l’economia più forte d’Europa.


ALCUNI ELEMENTI DI CONFRONTO

Un primo confronto tra la Germania occidentale del postguerra e i Paesi in via di sviluppo di oggi è illuminante. La Germania, per quanto devastata dalla guerra, era economicamente più forte della maggior parte degli attuali Paesi in via di sviluppo. Eppure le venne concesso nel ‘53 quello che si nega a questi ultimi.

Percentuale dei proventi da esportazione destinati al rimborso del debito. La Germania venne autorizzata a non destinare al pagamento del debito più del 5% delle entrate derivanti dalle esportazioni. Nel 2012, i Paesi in via di sviluppo sono stati obbligati a destinare al pagamento del loro debito, in media, il 10% dei proventi delle esportazioni. E alla fine degli anni Novanta-inizio anni Duemila, questa percentuale era addirittura superiore al 20%.

Tipo di interesse del debito estero. Nel caso dell’accordo del 1953 riguardante la Germania, il tipo di interesse oscillò tra lo 0 e il 5%. (…). Tra il 1980 e il 2000, per l’insieme dei Paesi in via di sviluppo, il tipo di interesse medio ha oscillato tra il 4,8% e il 9,1% (tra il 5,7% e l’11,4% nel caso dell’America Latina e dei Caraibi, fino ad oscillare, nel caso del Brasile tra il 6,6% e l’11,9 % tra il 1980 e il 2004).

La moneta in cui è stato rimborsato il debito estero. Alla Germania venne consentito di rimborsarlo nella moneta nazionale. Nessun altro Paese del Terzo Mondo è autorizzato a fare lo stesso, salvo eccezioni e per una somma irrisoria. (…).

Clausola di revisione del contratto. Riguardo alla Germania, l’accordo stabiliva la possibilità di sospendere i pagamenti e rinegoziarne le condizioni nel caso di un cambiamento sostanziale che avesse limitato la disponibilità di risorse. Rispetto ai prestiti concessi ai Paesi in via di sviluppo, i creditori non prevedono alcuna clausola di questo tipo.

Politica di sostituzione delle importazioni. Nell’accordo sul debito tedesco, era stato esplicitamente previsto che il Paese potesse produrre localmente quello che fino ad allora aveva esportato. Al contrario, la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale impongono ai Paesi in via di sviluppo la rinuncia a produrre quello che potrebbero importare.

Donazioni in denaro. La Germania, per quanto in gran parte responsabile della Seconda Guerra mondiale, ricevette importanti donazioni in denaro, nel quadro del Piano Marshall, e non solo. I Paesi in via di sviluppo, ai quali i Paesi ricchi hanno promesso assistenza e cooperazione, ricevono nel loro insieme un’elemosina in termini di donazioni in denaro. Se, collettivamente, sborsano circa 300mila milioni di dollari all’anno, ricevono in contanti appena 30mila milioni di dollari. I Paesi indebitati più grandi del Terzo Mondo non ricevono, in senso stretto, alcun aiuto in termini di donazioni in denaro.

In maniera incontestabile, il rifiuto a concedere ai Paesi in via di sviluppo lo stesso tipo di condizioni offerte alla Germania indica che, in realtà, i creditori non vogliono che questi Paesi si liberino del loro debito. Quello che interessa ai creditori è mantenerli in una situazione di indebitamento permanente, in maniera da ottenere il massimo vantaggio dal pagamento del debito e imporre loro politiche conformi ai propri interessi, oltre ad assicurarsi la loro lealtà nel seno delle istituzioni internazionali.


GERMANIA 1953/GRECIA 2010-2012

Se paragoniamo il trattamento riservato alla Grecia con quello offerto alla Germania dopo la Seconda Guerra mondiale, le differenze, in termini di ingiustizia, sono impressionanti. Presentiamo qui una lista non esaustiva in 11 punti.

1) In proporzione, la riduzione del debito concessa alla Grecia nel marzo del 2012 è infinitamente minore di quella garantita alla Germania.

2) Le condizioni sociali ed economiche previste da questo piano (e da quelli precedenti) non favoriscono assolutamente il rilancio dell’economia greca, a differenza di quelle offerte alla Germania che contribuirono ampiamente al rilancio della sua economia.

3) Alla Grecia sono imposte privatizzazioni a favore, principalmente, degli investitori stranieri, mentre la Germania veniva incoraggiata a rafforzare il proprio controllo sui settori strategici della sua economia, con un settore pubblico in piena crescita.

4) I debiti bilaterali della Grecia (con i Paesi partecipanti al piano della Troika) non sono stati ridotti (lo sono stati solamente quelli con le banche private), a fronte di una riduzione del 60% o più dei debiti bilaterali della Germania.

5) La Grecia deve rimborsare in euro, malgrado il suo deficit commerciale e pertanto la sua penuria di euro, il suo debito con i suoi soci europei (in particolare Germania e Francia), mentre alla Germania fu concesso di rimborsare l’essenziale del suo debito nella sua moneta fortemente svalutata.

6) La Banca Centrale greca non può prestare denaro al governo, diversamente da quanto accaduto alla Germania.

7) Se la Germania era autorizzata a non destinare più del 5% dei suoi proventi dalle esportazioni al pagamento del debito, nessun limite è previsto invece per la Grecia.

8) I nuovi titoli del debito greco, che rimpiazzano i vecchi debiti con le banche, non sono più di competenza dei tribunali greci, bensì delle giurisdizioni del Lussemburgo e del Regno Unito - che sappiamo quanto favorevoli siano ai creditori privati -, diversamente dal caso dei tribunali della Germania (...).

9) In materia di rimborsi del debito estero, i tribunali tedeschi potevano rifiutare l’applicazione delle sentenze dei tribunali stranieri o dei tribunali arbitrali se questa avesse minacciato l’ordine pubblico. In Grecia, la Troika ha naturalmente negato ai tribunali greci la possibilità di invocare ragioni di ordine pubblico per sospendere il rimborso del debito. Eppure le enormi proteste sociali e la crescita delle forze neo-naziste sono una diretta conseguenza delle misure dettate dalla Troika e del pagamento del debito. Di fatto, le autorità greche potrebbero perfettamente invocare lo stato di necessità e ragioni di ordine pubblico per sospendere i pagamenti e per abrogare le misure antisociali imposte dalla Troika, malgrado le proteste di Bruxelles, del Fmi e dei “mercati finanziari” che tali atti provocherebbero.

10) Se, nel caso della Germania, l’accordo stabiliva la possibilità di sospendere il pagamento per poter rinegoziare le condizioni se un cambiamento sostanziale avesse limitato la disponibilità di risorse, nulla di tutto questo è previsto per la Grecia.

11) A differenza dell’accordo sul debito tedesco, in cui era esplicitamente previsto che il Paese potesse produrre nel proprio territorio quello che prima importava in maniera da ottenere un surplus commerciale e rafforzare i produttori locali, la filosofia degli accordi imposti alla Grecia e le regole dell’Unione Europea proibiscono alle autorità greche di aiutare, sovvenzionare e proteggere i produttori locali, che si tratti di agricoltura, industria, o servizi, rispetto a quelli di altri Paesi della Ue (che sono i principali soci commerciali della Grecia). Si potrebbe aggiungere che la Germania, dopo la Seconda Guerra mondiale, ricevette una quantità considerevole di donazioni, specialmente, come già abbiamo visto, nel quadro del Piano Marshall.

Si può comprendere perché il leader di Syriza, Alexis Tsipras, faccia riferimento all’accordo di Londra del 1953 quando si rivolge all’opinione pubblica europea. La maniera ingiusta in cui è stato trattato il popolo greco (così come gli altri popoli le cui autorità seguono le raccomandazioni della Troika) deve risvegliare la coscienza di una parte dell’opinione pubblica. Ma non facciamoci illusioni: le ragioni che spinsero le potenze occidentali a trattare la Germania Ovest nel modo in cui avvenne dopo la Seconda Guerra mondiale non riguardano il caso greco.

Per ottenere una vera soluzione al dramma del debito e dell’austerità, saranno necessarie tante e possenti mobilitazioni sociali in Grecia e nel resto dell’Unione Europea, come pure l’avvento al potere di un governo popolare ad Atene. Le autorità greche (sostenute dal popolo) dovranno realizzare un atto unilaterale di disobbedienza come la sospensione del rimborso del debito e l’abrogazione delle misure antisociali. Ciò obbligherebbe i creditori a fare concessioni di grande rilevanza e alla fine si potrebbe imporre l’annullamento del debito illegittimo. La realizzazione, su scala popolare, di un’audit sul debito greco dovrebbe servire a preparare il terreno.

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