Nessun articolo nel carrello

Per una corretta interpretazione della Genesi. La teologia della creazione nell'enciclica “Laudato si'”

Per una corretta interpretazione della Genesi. La teologia della creazione nell'enciclica “Laudato si'”

Tratto da: Adista Notizie n° 23 del 27/06/2015

38166 CITTÀ DEL VATICANO-ADISTA. Com'era facilmente prevedibile, l'enciclica Laudato si' di papa Francesco sulla cura della casa comune (v. notizia precedente) non stravolge la visione tradizionale della Chiesa sul rapporto tra essere umano e natura ripresa dalla Genesi, che pone l'essere umano al centro del mondo naturale, con la responsabilità di prendersene cura. Una lettura, questa, che – da quando, nel 1967, Lynn White, studioso statunitense di storia medievale, definì il cristianesimo come la religione più antropocentrica del mondo – si è spesso attirata l'accusa di cadere in un eccessivo antropocentrismo, presentando l’essere umano come “signore della creazione”, con il compito di soggiogare la natura e di domarla a suo piacere, e ponendo l'universo semplicemente al suo servizio. Una visione a cui è stata ricondotta, anche, la responsabilità di aver alienato l'essere umano dall'ambiente, in quanto l'unico “a immagine e somiglianza di Dio”, dunque non realmente naturale, e di aver separato in maniera netta Dio dalla natura, spogliando questa di ogni sacralità e in tal modo svalutandola e riducendola a una materialità inerte, senza alcuna rilevanza salvifica. 

Anche a giudizio del papa «il pensiero ebraico-cristiano ha demitizzato la natura», in quanto, «senza smettere di ammirarla per il suo splendore e la sua immensità, non le ha più attribuito un carattere divino». Ma in ciò egli vede, al contrario, un'ulteriore sottolineatura del «nostro impegno nei suoi confronti»: «Un ritorno alla natura non può essere a scapito della libertà e della responsabilità dell’essere umano, che è parte del mondo con il compito di coltivare le proprie capacità per proteggerlo e svilupparne le potenzialità». Come pure il papa riconosce all’essere umano, «benché supponga anche processi evolutivi», «una novità non pienamente spiegabile dall’evoluzione di altri sistemi aperti», «una singolarità che trascende l’ambito fisico e biologico»: «La novità qualitativa implicata dal sorgere di un essere personale all’interno dell’universo materiale presuppone un’azione diretta di Dio, una peculiare chiamata alla vita e alla relazione di un Tu a un altro tu».

Tuttavia papa Francesco respinge le critiche di chi ritiene «che, a partire dal racconto della Genesi che invita a soggiogare la terra, verrebbe favorito lo sfruttamento selvaggio della natura presentando un’immagine dell’essere umano come dominatore e distruttore». È, vero, ammette, che «una presentazione inadeguata dell’antropologia cristiana ha finito per promuovere una concezione errata» della relazione tra essere umano e natura, trasmettendo «un sogno prometeico di dominio sul mondo», ma, afferma, «l’interpretazione corretta del concetto dell’essere umano come signore dell’universo è quella di intenderlo come amministratore responsabile». Cosicché la giustificazione del dominio dispotico dell’essere umano sul Creato non è stata altro che un'infedeltà «al tesoro di sapienza che avremmo dovuto custodire», quell'invito rivolto dai testi biblici a proteggere e curare il giardino del mondo: «Ogni comunità può prendere dalla bontà della terra ciò di cui ha bisogno per la propria sopravvivenza, ma ha anche il dovere di tutelarla e garantire la continuità della sua fertilità per le generazioni future. In definitiva, “del Signore è la terra” (Sal 24,1), a Lui appartiene “la terra e quanto essa contiene” (Dt 10,14). Perciò Dio nega ogni pretesa di proprietà assoluta: “Le terre non si potranno vendere per sempre, perché la terra è mia e voi siete presso di me come forestieri e ospiti” (Lv 25,23)». E anzi «il modo migliore per collocare l’essere umano al suo posto e mettere fine alla sua pretesa di essere un dominatore assoluto della terra, è ritornare a proporre la figura di un Padre creatore e unico padrone del mondo, perché altrimenti l’essere umano tenderà sempre a voler imporre alla realtà le proprie leggi e i propri interessi».

In ogni caso, se, per usare le parole della religiosa francescana Ilia Delio (v. Adista Documenti n. 22/15), «i principi di base cui si richiama il papa per risolvere la crisi ambientale, specialmente quello dell'essere umano fatto a immagine di Dio, sono gli stessi principi che, in un certo senso, hanno provocato la crisi», l'enciclica opera uno sforzo evidente per superare gli aspetti più anti-ecologici della tradizione giudaico-cristiana: sia riconoscendo agli altri esseri viventi un valore proprio di fronte a Dio («Insistere nel dire che l’essere umano è immagine di Dio non dovrebbe farci dimenticare che ogni creatura ha una funzione e nessuna è superflua»); sia ricordando «che noi stessi siamo terra» («Il nostro stesso corpo è costituito dagli elementi del pianeta, la sua aria è quella che ci dà il respiro e la sua acqua ci vivifica e ristora»); sia abbracciando una visione olistica, in cui tutto è intimamente connesso, tutto è in relazione, tutti gli esseri formano «una sorta di famiglia universale»: «Dio ci ha unito tanto strettamente al mondo che ci circonda, che la desertificazione del suolo è come una malattia per ciascuno, e possiamo lamentare l’estinzione di una specie come fosse una mutilazione». E tutto è destinato a raggiungere la pienezza di Dio: «Lo scopo finale delle altre creature non siamo noi. Invece tutte avanzano, insieme a noi e attraverso di noi, verso la meta comune, che è Dio, in una pienezza trascendente dove Cristo risorto abbraccia e illumina tutto». Anche se, precisa il papa, «questo non significa equiparare tutti gli esseri viventi e togliere all’essere umano quel valore peculiare che implica allo stesso tempo una tremenda responsabilità. E nemmeno comporta una divinizzazione della terra, che ci priverebbe della chiamata a collaborare con essa e a proteggere la sua fragilità». Cosicché il papa prende le distanze dall'«ossessione di negare alla persona umana qualsiasi preminenza» conducendo «una lotta per le altre specie che non mettiamo in atto per difendere la pari dignità tra gli esseri umani». Né quello che il papa definisce come «un antropocentrismo deviato» può lasciare il posto «a un “biocentrismo”, perché ciò implicherebbe introdurre un nuovo squilibrio, che non solo non risolverà i problemi, bensì ne aggiungerà altri». 

Quel che è certo, comunque, e che seppure l'enciclica non riconosce la relativa povertà di riferimenti ecologici nella teologia e nella dottrina cristiane (non è un caso, per esempio, che i comandamenti ignorino totalmente la natura), la grande importanza che assume per il papa il tema ambientale, straordinariamente evidenziata da quest'enciclica, sta contribuendo in maniera rilevante a diffondere una coscienza ambientale all'interno della Chiesa e non solo. 

Aborto, natalità e Ogm

Se nessuna novità era possibile attendersi rispetto all'aborto, la cui giustificazione è ritenuta incompatibile con la difesa della natura («Non appare praticabile un cammino educativo per l’accoglienza degli esseri deboli che ci circondano, che a volte sono molesti o importuni, quando non si dà protezione a un embrione umano benché il suo arrivo sia causa di disagi e difficoltà»), qualcosa in più ci si poteva aspettare forse riguardo al tema delle politiche di controllo della natalità, su cui invece l'enciclica non mostra aperture: secondo papa Francesco, infatti, «la crescita demografica è pienamente compatibile con uno sviluppo integrale e solidale», in maniera che «incolpare l’incremento demografico e non il consumismo estremo e selettivo di alcuni è un modo per non affrontare i problemi». E ciò dimostra quanto fossero strumentali le polemiche, da parte degli oppositori di papa Francesco, sulla collaborazione alla stesura dell'enciclica di uno dei fautori della riduzione dei tassi di natalità come l’economista Jeffrey Sachs.

Un ultimo accenno merita infine la questione degli organismi geneticamente modificati, rispetto a cui esistevano forti aspettative da parte dei movimenti contadini (non a caso, nell'aprile del 2014, otto scienziati di diversi continenti vicini a Via Campesina avevano inviato a papa Francesco un documento sugli Ogm elaborato collettivamente, dal titolo “Perché le coltivazioni transgeniche rappresentano una minaccia ai contadini, alla sovranità alimentare, alla salute e alla biodiversità nel pianeta”, chiedendo il suo aiuto rispetto a tale questione). Ma una condanna netta non è arrivata. Di certo, scrive il papa, se è vero che «non disponiamo di prove definitive circa il danno che potrebbero causare i cereali transgenici agli esseri umani, e in alcune regioni il loro utilizzo ha prodotto una crescita economica che ha contribuito a risolvere alcuni problemi, si riscontrano significative difficoltà che non devono essere minimizzate», come «una concentrazione di terre produttive nelle mani di pochi», la «tendenza allo sviluppo di oligopoli nella produzione di sementi e di altri prodotti necessari per la coltivazione» o la distruzione della «complessa trama degli ecosistemi», che, diminuendo la diversità nella produzione, «colpisce il presente o il futuro delle economie regionali». In questo quadro, evidenziando la necessità di «assicurare un dibattito scientifico e sociale che sia responsabile e ampio», il papa sceglie di non chiudere il discorso: «Quella degli Ogm è una questione di carattere complesso, che esige di essere affrontata con uno sguardo comprensivo di tutti i suoi aspetti, e questo richiederebbe almeno un maggiore sforzo per finanziare diverse linee di ricerca autonoma e interdisciplinare che possano apportare nuova luce».

Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.

Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!

Condividi questo articolo:
  • Chi Siamo

    Adista è un settimanale di informazione indipendente su mondo cattolico e realtà religioso. Ogni settimana pubblica due fascicoli: uno di notizie ed un secondo di documentazione che si alterna ad uno di approfondimento e di riflessione. All'offerta cartacea è affiancato un servizio di informazione quotidiana con il sito Adista.it.

    leggi tutto...

  • Contattaci

  • Seguici

  • Sito conforme a WCAG 2.0 livello A

    Level A conformance,
			     W3C WAI Web Content Accessibility Guidelines 2.0

50 anni e oltre

Adista è... ancora più Adista!

A partire dal 2018 Adista ha implementato la sua informazione online. Da allora, ogni giorno sul nostro sito vengono infatti pubblicate nuove notizie e adista.it è ormai diventato a tutti gli effetti un giornale online con tanti contenuti in più oltre alle notizie, ai documenti, agli approfondimenti presenti nelle edizioni cartacee.

Tutto questo... gratis e totalmente disponibile sia per i lettori della rivista che per i visitatori del sito.