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Il vangelo degli imprenditori

Il vangelo degli imprenditori

Tratto da: Adista Documenti n° 35 del 17/10/2015

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Il noto imprenditore miliardario Warren Buffet lo ha affermato con spavalderia: «Negli ultimi 20 anni c'è stata una guerra di classe e la mia classe ha vinto». Il miliardario celebrava il trionfo degli imprenditori sulla base di ciò che il Nobel dell'Economia Paul Krugmann ha definito «il moderno conservatorismo [che] si abbandona all'idea che le chiavi della prosperità sono i mercati senza restrizioni e la ricerca senza ostacoli del vantaggio economico e personale». È questo che conta. Ed è questo che ora predomina nell'economia e nella politica mondiali. Lo si chieda ai milioni di disoccupati, di rifugiati, di migranti e di persone che ogni giorno muoiono di fame e di disperazione, come vediamo e ascoltiamo nei servizi di informazione su quanto realmente sta avvenendo.

A tal proposito, stamattina, leggendo il Vangelo, ho trovato un testo geniale che mi ha fatto riflettere. Mi riferisco alla parabola del proprietario che cercava lavoratori per la sua vigna (Mt 20,1-16). Non entro nelle questioni controverse analizzate dagli esperti nello studio del Nuovo Testamento. Quali che siano le interpretazioni di tali questioni, io trovo nella parabola tre aspetti che, credo, risultano molto chiari. 1) Il padrone della vigna ha passato la giornata a cercare disoccupati per dare loro lavoro. 2) Il padrone della vigna ha optato per l'uguaglianza tra tutti al momento di pagare loro la giornata. 3) Il padrone della vigna ha cominciato dagli ultimi (Mt 20,8) e ha privilegiato gli ultimi (Mt 20, 16), i quali, pur avendo lavorato meno, hanno guadagnato quanto quelli che avevano lavorato di più. È evidente, pertanto, che la cosa importante, per questo strano imprenditore, non è il profitto, ma trovare rimedio alla disoccupazione, porre fine alle disuguaglianze e far sì che, se va privilegiato qualcuno, questo qualcuno è chi sta più in basso, gli ultimi di questo mondo.  

È realmente possibile questo oggi? Un imprenditore del nostro tempo che stia con i piedi per terra può davvero assumere, con tutte le conseguenze del caso, il modello di imprenditore che ci presenta questa parabola? E, soprattutto, si può applicare agli imprenditori una parabola che, in realtà, parla di Dio e non di un qualsiasi imprenditore di questo mondo?

È chiaro che l'interpretazione tradizionale della parabola ci parla del comportamento di Dio con i mortali, non delle relazioni degli imprenditori con i loro dipendenti. Ma chi siamo noi per porre limiti al Vangelo, alla sua forza e alla sua possibilità di dirci, oggi, una parola eloquente e impegnativa per la situazione che stiamo vivendo? Io capisco che è più comodo collocare l'“imprenditore” in cielo; e restare con le mani libere qui sulla terra, per organizzare le cose come ci interessa o ci conviene. Ma, per favore!, cerchiamo di essere onesti e non mettiamo limiti al Vangelo. Quel grande esegeta che è Ulrich Luz ci ha già avvertito che i tentativi, da Origene ai nostri giorni, di applicare questa parabola a situazioni attuali indicano le «nuove potenzialità di senso che presenta il testo antico». E così fanno solitamente non pochi professori e predicatori quando spiegano le parabole. 

In ogni caso, la questione più seria e urgente che dobbiamo affrontare in questo momento è che l'economia e la politica attuali, così come stanno funzionando, non hanno fatto altro, finora, che creare una breccia così spaventosa tra ricchi e poveri da renderla incolmabile per decenni e forse per secoli. C'è rimedio? Abbiamo visto che né l'economia, né la politica, così come operano attualmente, sono in grado di risolvere, e neppure di frenare, il terribile disastro. A questo si troverà rimedio solo nella misura in cui sorgano persone che, con uno spirito grande e al margine di quanto ci dicono economisti e politici, siano capaci di intraprendere con fermezza un nuovo cammino. Il cammino che ci indica il Vangelo degli imprenditori.   

Lo so che questa soluzione non è realista. È un'autentica utopia. Ma è anche vero che, in situazioni limite, solo chi ha il coraggio e l'audacia di intraprendere sul serio cammini di utopia può offrirci una parola di speranza con un futuro.  

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