
A Gaza ancora migliaia di ordigni inesplosi. E il governo italiano stanzia un contributo
A un anno e mezzo dal massacro di Gaza dell'estate 2014, si stima che nella Striscia ci siano più di 7mila ordigni rimasti inesplosi. Una minaccia per la popolazione gazawi e soprattutto per gli adulti che lavorano la terra e i bambini. Dall'inizio delle ostilità 16 persone sono state uccise e 90 ferite – inclusi 38 bambini – a causa del contatto con questi ordigni.
È quanto rende noto l'Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l'Occupazione dei rifugiati palestinesi (UNRWA) in un comunicato diffuso oggi nel quale si dà anche notizia di un generoso contributo di 250mila euro proveniente dall'Italia (approvato dalla Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Affari Esteri) a beneficio di attività di sensibilizzazione in materia, allo scopo di ridurre il rischio di contatto con questi ordigni.
«Grazie al contributo del governo italiano – si legge nel comunicato – l' UNRWA sarà in grado di offrire opportunità di formazione al suo personale, specialmente a coloro che lavorano in prima linea, tra cui assistenti sociali, tecnici e insegnanti che saranno formati dall'UN Mine Action Service (UNMAS) su come riconoscere, delimitare e segnalare la presenza di ordigni inesplosi in modo sicuro».
Gli 8mila insegnanti opportunamente formati condivideranno le informazioni con o circa 251mila studenti delle scuole UNRWA. L' UNRWA produrrà anche materiali stampati da distribuire in tutte le strutture dell'Agenzia e attraverso il suo canale satellitare produrrà cortometraggi informativi. I documentari didattici saranno trasmessi su UNRWA TV e YouTube.
* Striscia di Gaza, agosto 2014. Immagine di Boris Niehaus (www.1just.de), tratta dal sito Wikimedia Commons. Licenza e immagine originale. La foto è stata ritagliata. Le utilizzazioni in difformità dalla licenza potranno essere perseguite
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