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L’accoglienza delle persone Lgbt nella Chiesa Usa

L’accoglienza delle persone Lgbt nella Chiesa Usa

Tratto da: Adista Documenti n° 43 del 10/12/2016

È nella parrocchia che la maggior parte dei cattolici sperimenta il sentimento di appartenenza a una comunità di fede; pertanto, le parrocchie devono essere luoghi di accoglienza e sicurezza per le persone Lgbt, per i loro genitori, famiglie e amici. Gli Stati Uniti sono il quarto Paese cattolico al mondo, con circa 70 milioni di cattolici su circa 320 milioni di abitanti. Ci sono circa 18mila parrocchie cattoliche, ma solo poche hanno creato uno spazio accogliente per le minoranze sessuali.

La vita in parrocchia

Negli anni ’70, quando ebbe inizio il mio ministero con le persone Lgbt, queste erano praticamente invisibili nelle parrocchie statunitensi. Alcune si confidavano privatamente con il pastore o con un piccolo gruppo di parrocchiani, ma non vi era nessun riconoscimento pubblico della loro esistenza. Molti, non sentendosi più a loro agio in questa invisibilità e in questa mancanza di attenzione alle loro esigenze spirituali, cominciarono a frequentare la Chiesa insieme ad altri cattolici Lgbt in un gruppo chiamato Dignity, che rapidamente diventò un’organizzazione a livello nazionale con più di 50 gruppi locali. 

Nel 1986, la “Lettera ai vescovi della Chiesa cattolica sull’assistenza pastorale delle persone omosessuali” della Congregazione per la Dottrina della Fede (CDF) prescrisse ai vescovi di ritirare il loro appoggio alle organizzazioni che erano in disaccordo o non si erano espresse con chiarezza riguardo alla posizione tradizionale sull’immoralità dell’attività omosessuale. Numerosi gruppi Dignity che si riunivano nelle chiese cattoliche vennero espulsi o si ritirarono spontaneamente dallo spazio cattolico. Oggi, solo alcuni di essi continuano ad incontrarsi nelle strutture ecclesiali. 

Non c’è alcuna possibilità di sopravvalutare gli effetti devastanti sui cattolici Lgbt della Lettera della CDF del 1986. In migliaia lasciarono le loro parrocchie, compresi i gruppi Dignity, per non fare mai più ritorno alla Chiesa cattolica. Due settimane dopo la pubblicazione del documento, ricevetti una lunga e commovente lettera da una insegnante lesbica molto impegnata. Diceva, tra l’altro: «Mi sono svegliata con i titoli dei giornali che dicevano che il papa stava di nuovo dichiarando guerra sul tema dell’omosessualità e che io rappresentavo un male morale… L’1% della mia vita riguarda relazioni intime con qualcuno che amo. Per il resto del tempo sono una persona attiva e generosa impegnata in un servizio alla persona, che cerca di vivere una vita feconda. Non posso credere che Dio mi condannerebbe per qualcosa che non è in mio potere scegliere».

La Lettera della CDF ha avuto però anche un effetto positivo: un certo numero di diocesi statunitensi ha creato ministeri dedicati alle persone Lgbt a livello diocesano o parrocchiale. La maggior parte di questi ministeri, pur continuando, pubblicamente, ad esigere da tutti i cattolici gay e dalle cattoliche lesbiche l’adesione al celibato, è simile ai gruppi Dignity per quanto riguarda il servizio prestato dal clero, gli individui che vi partecipano e l’approccio a questo ministero.

Parrocchie accoglienti

Nel 1997, New Ways Ministry, organizzazione cattolica che promuove l’educazione e la comprensione tra cattolici Lgbt e la Chiesa in generale, ha cominciato a pubblicare nella sua newsletter e sul suo sito una lista di parrocchie accoglienti. Per essere considerata accogliente, la parrocchia può redigere una dichiarazione riguardante la sua missione di accoglienza di tutte le persone a prescindere dall’orientamento sessuale; può avere un gruppo di supporto per i membri Lgbt e i loro amici; o semplicemente ministri pastorali empatici che esprimano chiaramente il loro sostegno. 

A quell’epoca vi erano circa 40 parrocchie aperte alle persone Lgbt. Dieci anni dopo, la newsletter di New Ways Ministry contava 145 parrocchie accoglienti, con una crescita significativa di più di 100 parrocchie. Nel 2016, sono circa 250 le parrocchie aperte alle persone Lgbt iscritte, con un aumento del 500% negli ultimi 20 anni. Anche se esse rappresentano solo l’1,4% del totale delle parrocchie degli Stati Uniti, sono diventate un modello di ciò che una vera comunità cristiana dovrebbe essere. 

Per esempio, molte di queste parrocchie ospitano conferenze su temi come il bullismo, o promuovono eventi o momenti di preghiera in occasione della Giornata della memoria transgender o della Giornata mondiale sull’Aids. Diverse parrocchie hanno marciato alla parata del Gay Pride con i loro striscioni. Una addirittura, nel suo bollettino settimanale, ha pubblicato la notizia del 40.mo anniversario di una coppia di parrocchiane lesbiche. Un’altra ha promosso una campagna a favore del matrimonio omosessuale che ha provocato una reazione avversa da parte del vescovo. Alcuni gruppi parrocchiali Lgbt hanno incontrato il loro vescovo diocesano per condividere le proprie esperienze.

I giornali diocesani ospitano sulle proprie pagine le esperienze di diverse parrocchie. In un’intervista, un prete ha affermato: «Il magistero della Chiesa può cambiare o meno ad un certo punto del percorso, non è qualcosa su cui io possa intervenire, ma il passo iniziale nei confronti di persone che si sono sentite rifiutate e messe ai margini per molti anni è creare un’atmosfera di accoglienza».

Perché questo cambiamento?

Cosa può spiegare l’aumento, negli anni, del numero di parrocchie che accolgono i cattolici Lgbt? Un fatto rilevante è certamente il drastico cambiamento nell’atteggiamento dei cattolici verso le persone Lgbt. Quando ho cominciato questo ministero, nel 1971, silenzio, paura e sospetto circondavano il tema dell’omosessualità sia nella società sia nella comunità cattolica. L’identità di genere non era nemmeno all’ordine del giorno dell’agenda pubblica.

Gradualmente, poi, la cultura ha cominciato a cambiare. La televisione, la radio, articoli su giornali e riviste hanno incoraggiato un dibattito libero e aperto su questioni controverse come l’omosessualità e l’identità di genere. Il movimento di liberazione gay ha incoraggiato le persone omosessuali a uscire dall’invisibilità mentre gruppi di sostegno come New Ways Ministry, Dignity e Fortunate Families (gruppo per i genitori cattolici con figli Lgbt) hanno fornito alla comunità cattolica le risorse educative.

Nel corso degli anni sono stati condotti numerosi sondaggi d’opinione sull’atteggiamento dei cattolici nei confronti delle persone Lgbt. Secondo l’istituto Gallup, la percentuale di cattolici statunitensi i quali ritenevano che le persone gay e lesbiche dovessero avere pari diritti nel lavoro è salita dal 58% del 1977 al 78% nel 1992, e da allora è rimasta piuttosto costante. Anche l’accettazione dell’espressione sessuale in una relazione omosessuale stabile ha subito un cambiamento. Quando la Corte Suprema statunitense ha deliberato la legittimità del matrimonio omosessuale in tutti i 50 Stati, il 60% dei cattolici, secondo Gallup e il Public Religion Research Institute, ha accettato la parità matrimoniale. 

Grave preoccupazione, ma speranza per il futuro

Oggi, uno dei motivi di preoccupazione per le persone Lgbt e le loro famiglie è la questione dell’impiego nelle parrocchie e in altre istituzioni cattoliche. Dal 2008, più di sessanta persone che lavoravano nella Chiesa hanno perso il lavoro in seguito a controversie legate a questioni Lgbt. Molte di esse hanno provocato proteste da parte dei parrocchiani che difendevano la persona licenziata (per un elenco esaustivo dei casi di impiegati di istituzioni cattoliche licenziati, obbligati a rassegnare le dimissioni, cui è stato rescisso il contratto o che hanno subito minacce a motivo di questioni Lgbt, si veda https://newwaysministryblog.wordpress.com/employment/). Lo scorso ottobre, il settimanale gesuita America ha pubblicato un editoriale in cui si affermava che l’ingiusta discriminazione di una persona Lgbt avviene quando manca un giusto processo o non è applicato un pari trattamento ai lavoratori eterosessuali divorziati e risposati. Gli estensori dell’editoriale proponevano l’adozione delle politiche di impiego dei vescovi tedeschi, che prevedono che le persone gay o lesbiche che contraggano un’unione civile o un matrimonio non vengano automaticamente licenziate dal loro lavoro nelle istituzioni cattoliche. 

Nonostante questa grave preoccupazione, i cattolici Lgbt e i loro sostenitori sono fiduciosi che in futuro un numero sempre più alto di parrocchie degli Stati Uniti si aprirà all’accoglienza. Tale speranza è originata dall’atmosfera calorosa creata da papa Francesco. Con la nomina di vescovi sempre più connotati da una vocazione pastorale, veri pastori “con l’odore delle pecore”, e di tre nuovi cardinali statunitensi dotati di questo senso pastorale, sta mandando un chiaro segnale alle gerarchie degli Stati Uniti, chiamate a riaccogliere gli esiliati in parrocchia. 

La speranza dei cattolici Lgbt può essere espressa al meglio con le parole del gesuita p. John Whitney, della comunità di St. Joseph a Seattle, nello Stato di Washington, una parrocchia aperta ai cattolici Lgbt: «Mi sono sentito rinfrescato e rinvigorito non da qualche grande cambiamento dottrinale, ma dall’assenza di paura espressa dalle parole del Santo Padre; dalla sua fiducia nelle opere dello Spirito Santo e dalla sua passione per atti di fede coraggiosi, che corrano anche il rischio di un errore o di finire in un fallimento. Per Francesco, a quanto sembra, la timidezza di angusti confini, l’approdo sicuro dell’opinione condivisa e della purezza dottrinale rischia di portare ad un peccato più grave, a una maggiore perdita per la Chiesa, rispetto ai sentieri rischiosi dell’amore e dell’accoglienza».

Jeannine Gramick, religiosa statunitense della congregazione delle Sisters of Loretto, nota in tutto il mondo per il suo impegno a favore di una piena accettazione delle persone Lgbt nella Chiesa cattolica e nella società.

* Immagine di Drama Queen, tratta da Flickr, licenzaimmagine originale. La foto è stata ritagliata. Le utilizzazioni in difformità dalla licenza potranno essere perseguite

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