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Per una vita senza barriere

Per una vita senza barriere

- ANNO A 19 marzo 2017 III DOMENICA DI QUARESIMA Es 17,3-7 Sal 94 Rm 5,1-2,5-8 Gv 4,5-42

Tratto da: Adista Notizie n° 6 del 11/02/2017

Questo Gesù affaticato dal viaggio, che si ferma al sole di mezzogiorno per prendere respiro mentre i discepoli sono in giro a far provviste, trasuda un’umanità di rara bellezza. È una scelta ben precisa la sua, non geografica, quella di passare da straniero fra le genti di Samaria per andare dalla Giudea alla Galilea. Indifferente ai sentimenti di inimicizia religiosa fra giudei e samaritani, va ad abbattere muri, a disinnescare conflitti. È stanco, ma si cimenta subito in un colloquio eversivo, al pozzo: quello fra un rabbi giudeo e una samaritana donna, giunta a prendere l’acqua. In un luogo aperto ed esposto allo sguardo, Gesù viola l’irriducibile consuetudine che vietava agli uomini di rivolgere in pubblico la parola alle donne.

Si rivolge a lei non con minacce, ma come un mendicante di acqua. Interloquisce senza difese, con un’offerta immediata di amore («Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva»), incamminando la samaritana verso il primo riconoscimento della propria dignità di persona-donna, appunto. Nella restituzione a lei della piena titolarità di parola e di ragione (“Hai detto bene”), nella sua garbata memoria di una vita di amori forse più subiti che voluti, Gesù esclude ogni linguaggio giudicante che possa mettere la samaritana a disagio. Non formula richieste di sospendere questo rapporto da coppia di fatto; compone invece le condizioni perché la donna, oltre ogni stereotipo culturale e religioso, possa intuire il bagliore della misteriosa rivelazione divina. Gesù non teme neppure questa volta di attingere alla fonte di un’umanità alle prese col duro mestiere del vivere. Come un rabdomante, sa che zampilla disposizione d’ascolto là dove si sperimenta la fatica femminile delle opere e i giorni, oggi come allora. È assetato di acqua, ma ancora di più è assetato della nostra voglia di bere. Cerca persone che si avvicinino al pozzo per attingere all’acqua vivificante della sua parola (“Il padre cerca tali adoratori”), ed è questa la sola vera urgenza che lo incalza: diffondere energia di amore. Questo esercizio però è calato nella realtà di ciascuno di noi, così va diritto al cuore della storia personale della donna. L’enigma della nostra vita c’entra eccome, e lo sappiamo bene, in ogni cammino di liberazione dalla sete umana delle piccole cose alla sete delle grandi cose di Dio: la sola veramente trasformatrice.

Gesù ci invita così a sospendere lo sforzo di raccogliere l’acqua con il secchio al pozzo, per accedere alla possibilità di diventare, noi stessi, sorgente che effonde vita. La donna capisce, lo segue subito su questo terreno. Lascia a terra la sua anfora come se fosse storia passata, corre in città e comincia a irrorare la gente con la curiosità del Cristo che le si è appena palesato. La parola di donna, priva allora di ogni valore, diventa acqua di profezia e di conversione per molti samaritani di quella città, che credettero in Gesù, dando origine così alla prima comunità di discepoli stranieri.

Non c’è più ragione di questionare su monti, templi, luoghi di adorazione. Il nuovo culto è questo Dio mendicante che cerca e rilancia, assetato di noi. Il nuovo culto è che ognuno di noi, se solo vuole, può essere monte, tempio, fonte di contagio di amore, “In spirito e verità”. Gesù chiama a una vita senza barriere, calata nella realtà sempre più complessa e indecifrabile della nostra storia. Anche quando la legge lo rende impossibile. Dio, tu solo sai quanta sete di speranza abbiamo, in questo mondo popolato di catastrofi politiche, ambientali, finanziarie, culturali. Dacci la forza di abbandonare la zavorra della nostra brocca. Aiutaci a diventare acqua ed energia interiore, per superare nell’incontro lo spaesamento delle nostre precarietà, le soffocanti solitudini, la frustrazione di una fiducia incerta, che ci allontana da te. 

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