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Lasciare ai laici la guida delle parrocchie. La proposta shock del card. Marx

Lasciare ai laici la guida delle parrocchie. La proposta shock del card. Marx

Tratto da: Adista Notizie n° 19 del 20/05/2017

38958 MONACO-ADISTA. Un gruppo di laici alla guida di una parrocchia: è questa la sostanza di un progetto pilota che l’arcivescovo di Monaco di Baviera, card. Reinhard Marx, presidente della Conferenza episcopale tedesca nonché uno dei più stretti collaboratori di papa Francesco, ha deciso di avviare nella sua diocesi per ovviare alla sempre più grave carenza di sacerdoti in Germania. A darne notizia in Italia è il mensile dei paolini Jesus, nel numero di maggio. Alla fine dello scorso marzo, Marx, in un incontro con i giornalisti, ha presentato il progetto, discusso con il consiglio diocesano, nato dalla convinzione che l’accorpamento di parrocchie in comunità pastorali di dimensioni sempre maggiori non possa costituire una risposta accettabile e soddisfacente al problema. Nell’arcidiocesi di Monaco vi sono attualmente 342 sacerdoti diocesani attivi, 162 religiosi e altri 63 provenienti da altre diocesi; sui 1.200 posti disponibili nell’ambito pastorale, è occupato il 90%, per la metà da sacerdoti; se nel 2014 i candidati al sacerdozio in tutta la Germania erano 75, l’anno successivo erano scesi a 58. L’anno passato nell’arcidiocesi di monaco ve ne è stato solo uno.

La situazione è insomma molto preoccupante, e da più parti, nel mondo cattolico, è scattato l’allarme. All’inizio di marzo, il presidente del Comitato centrale dei cattolici tedeschi (Zkdk), Thomas Sternberg, ha chiesto a gran voce maggiori responsabilità per i laici nelle comunità: «Per quanto riguarda i preti che accompagnano le parrocchie – ha detto, secondo quanto riporta il sito br.de – stiamo andando verso il disastro».

 L’iniziativa dell’arcivescovo Marx non nasce dal nulla, ma si fonda su un piano pastorale concepito nel 2013, ma anche su un documento della Conferenza episcopale del 2015 intitolato “Essere Chiesa insieme”; per il cardinale è importante – si legge sul sito tedesco domradio.de (20/3) - che i vescovi ausiliari, nelle regioni di loro pertinenza, avviino dei colloqui con persone interessate per selezionare lo staff e per dare forma a strutture organizzative appropriate. «Nella storia della Chiesa stiamo vivendo un grande sconvolgimento», ha spiegato Marx, che ha fatto anche riferimento al «sacerdozio di tutti i credenti» sottolineato dal Concilio Vaticano II, osservando come non ne siano state ancora tratte tutte le potenzialità. Il punto, ha detto, è concepire una pastorale orientata a mettere a frutto le risorse locali, senza cadere nel rimpianto di un passato che non può più tornare ma puntando tutto sulla valorizzazione dei talenti e dei doni dei fedeli.  «La Chiesa locale ha un grande significato», ha spiegato il cardinale. «Dobbiamo orientarci con più forza ai carismi e alle risorse disponibili» e «partire da quello che c’è a disposizione, dalle tante persone che ci sono e che vogliono fare qualcosa: come possiamo incoraggiarle, come possiamo accompagnarle?».  «Perderemmo grandi opportunità se ci ritirassimo dalle nostre radici territoriali. Bisogna rimanere visibili localmente». Ecco dunque l’idea del progetto pilota, che prevede di affidare una parrocchia a un gruppo di laici impegnati, che godranno del sostegno del vescovo ausiliare competente. 

Ma c’è chi, questa percezione delle cose, l’aveva avuto già molto tempo fa. Come Bernhard Skrabal, 61 anni, uno dei responsabili di una parrocchia che, nove anni fa, venne abolita, in forza di progetti di fusione e accorpamenti per “ottimizzare” le risorse. Teologo laico, aveva già allora individuato che la soluzione non poteva risiedere in quella strategia, ma Marx, appena insediatosi nell’arcidiocesi, aveva promosso una visione della ristrutturazione ancora legata al principio un prete/una parrocchia. Di qui la necessità di accorpare più parrocchie per rispettare quel principio, con sacerdoti a capo di megaparrocchie sempre più slegate dalla dimensione locale. Del fallimento di quel progetto Marx è ora pienamente consapevole: sbagliando si impara, ha ammesso in sostanza, rendendosi conto che non si può adattare la realtà parrocchiale al numero dei preti disponibili. «E ora l’emergenza è cresciuta», afferma Skrabal, interpellato sul quotidiano online merkur.de (22/3).  «Penso che sia positivo rivedere le proprie posizioni»: negli ultimi anni, l’abolizione/fusione delle parrocchie non ha fatto che produrre una sempre più grave perdita di identità della Chiesa sul territorio. I credenti non vanno a messa lontano e si disaffezionano, i preti non possono continuare ad essere sovraccaricati dal ministero in più unità pastorali. Di qui, dunque, la brusca sterzata di Marx.

* Foto di metropolica.org tratta da Flickr, immagine originale e licenza

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