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#cambiagiro: la protesta filopalestinese contro il giro d’Italia

#cambiagiro: la protesta filopalestinese contro il giro d’Italia

Tratto da: Adista Notizie n° 43 del 16/12/2017

39171 ROMA-ADISTA. Nel momento in cui esplode la polemica sullo status della città di Gerusalemme (v. notizia precedente), anche il Giro d’Italia si ritrova al centro delle polemiche. L’edizione del maggio 2018, infatti, sarà la prima con una serie di passaggi fuori dall’Europa, con partenza da Gerusalemme e altre due tappe in Israele. La polemica è scoppiata sulla “dicitura” “Gerusalemme Ovest”, scelta dagli organizzatori della corsa per indicare la città di partenza. In un comunicato congiunto i ministri dello Sport e della Cultura, Miri Regev, e del Turismo, Yariv Levin avevano avvisato che Israele avrebbe ritirato i finanziamenti alla manifestazione se sul sito del Giro d’Italia non fosse stata modificata la dicitura. Il passo indietro degli organizzatori (e del governo italiano) ha scatenato la reazione dei rappresentanti palestinesi (in Italia e all’estero) come la portavoce dell'OLP, Hanan Ashrawi, il ministro per gli affari di Gerusalemme dell'ANP, Adnan Al-Husseini e l’ambasciata palestinese a Roma. Dalla politica italiana è arrivato anche il sostegno di alcuni deputati della sinistra, come Arturo Scotto che ha proposto di avanzare un’interrogazione urgente al ministro dello Sport Luca Lotti. Questo mentre fuori dalle stanze della politica la vicenda è stata rilanciata dalla campagna “#CambiaGiro: No al Giro d’Italia in Israele”. Il week-end del 25-26 novembre numerose città italiane sono state attraversate da una forma simbolica di protesta su due ruote. I manifestanti hanno chiesto agli organizzatori del Giro «di spostare la Grande Partenza e non aiutare Israele a mascherare le sue violazioni dei diritti dei palestinesi». Pochi giorni dopo, 120 organizzazioni per i diritti umani di tutto il mondo e sigle della società civile – tra le quali la FIOM-CGIL, l’USB, Pax Christi e Rete Ebrei contro l’occupazione – hanno sottoscritto la campagna. Tra i firmatari figurano anche l’illustre linguista Noam Chomsky, gli eminenti giuristi John Dugard e Richard Falk, lo scrittore e drammaturgo Moni Ovadia, gli europarlamentari Eleonora Forenza, Sergio Cofferati e Curzio Maltese, e Luisa Morgantini, già vice presidente del Parlamento Europeo. Va segnalato inoltre che gli organizzatori della società civile palestinese hanno scritto a papa Francesco chiedendogli di rifiutare l’invito di Netanyahu a dare il via alla corsa e che il pontefice si è espresso molto criticamente sulle ultime mosse di Trump: «Gerusalemme è una città unica, sacra per gli ebrei, i cristiani e i musulmani e ha una vocazione speciale alla la pace. Rispettate lo status quo». Dal basso è arrivato invece l’appello di Assopace Palestina, che «esprime la più ferma critica nei confronti della decisione degli organizzatori del Giro d'Italia 2018 di rimuovere la dicitura “Gerusalemme Ovest” dal tracciato della gara, assecondando in questo modo la pretesa israeliana di nascondere l'occupazione della parte Est della città e di imporre Gerusalemme come capitale del proprio Stato». Spiegano gli estensori: «Si tratta di una decisione assunta in seguito alle forti pressioni e ricatto del governo israeliano, che del prossimo Giro d'Italia è tra i principali finanziatori, e che cancella quanto stabilito dal diritto internazionale che considera Gerusalemme Est città occupata e capitale dello Stato di Palestina. Cancella inoltre i diritti fondamentali dei palestinesi, un popolo costretto – nel silenzio assordante della comunità internazionale – ad affrontare quotidianamente e da decenni, il Giro infernale dell'occupazione militare tra checkpoint, arresti sommari di uomini, donne e bambini, torture, espropriazioni di terra e di case, insediamenti illegali».   

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