Ai vescovi e ai medici cattolici il biotestamento non va giù
Tratto da: Adista Notizie n° 45 del 30/12/2017
39184 ROMA-ADISTA. Come era prevedibile, l’approvazione della legge sul biotestamento ha alzato un polverone nel mondo cattolico italiano. Le parole di apertura di papa Francesco sulla liceità dell’interruzione delle cure per evitare l’accanimento terapeutico avevano fatto parlare di una possibile svolta: certo non sul piano dottrinale, ma almeno su quello dell’azione politica interna della Chiesa. Le reazioni della Cei hanno confermato invece la linea tradizionale di un episcopato da sempre politicamente interventista, anche se, va precisato, in maniera decisamente meno invadente dalla fine della stagione ruiniana. Dalla stampa apprendiamo che «una presa di posizione unitaria, e che si annuncia decisamente contraria alla legge, sarà partorita dalla discussione al consiglio permanente della Cei, all’inizio del 2018» (Andrea Tornielli, La Stampa del 18/12). Al momento sono da segnalare gli interventi del presidente Gualtiero Bassetti, che già prima dell’approvazione della legge era intervenuto a Radio Vaticana per chiedere che fosse riconosciuta «oltre alla possibilità di obiezione di coscienza del singolo medico, anche quella che riguarda le nostre strutture», e del vescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia (molto vicino al card. Ruini), che ha espresso pubblicamente il suo apprezzamento per chi, come don Carmine Arice, Padre Generale della Piccola Casa della Divina Provvidenza, ha invitato a non applicare la legge nelle strutture ospedaliere del Cottolengo. Contro le DAT si sono espressi anche il vescovo di Ascoli Piceno Giovanni D’Ercole, quello di Trieste Giampaolo Crepaldi, e il card. Angelo Bagnasco, che ha definito la legge «tutt’altro che un segno di civiltà». Non valuta positivamente le DAT neppure don Massimo Angelelli, direttore dell’Ufficio Cei per la Salute, che ha parlato di una legge «molto inadatta a difendere il malato». Sulla stessa lunghezza d’onda troviamo anche una lettera al presidente della Repubblica Mattarella firmata, tra gli altri, da Mauro Ronco, presidente del Centro studi Livatino, p. Virginio Bebber, presidente dell’Associazione Religiosa Istituti Socio-Sanitari, Filippo Boscia, presidente dell’Associazione Italiana Medici Cattolici e Aldo Bova, presidente del Forum Nazionale Associazioni Sanitarie Cattoliche. Gli estensori considerano la legge in conflitto con i principi della Costituzione e lamentano gli effetti che l’applicazione avrà sugli istituti sanitari religiosi, dal momento che mancherebbe nel testo una disciplina dell’obiezione di coscienza, «ovvero di una esenzione delle strutture sanitarie di ispirazione religiosa». Scrivono gli autori: «Non è pensabile in caso di conflitti togliere le convenzioni agli enti ospedalieri d’ispirazione cattolica. La perdita dell’accreditamento avrebbe come effetto di impedire tout court l’operatività di varie realtà come la Fondazione Policlinico A. Gemelli, l’Ospedale pediatrico Bambin Gesù, l’Ospedale Fatebenfratelli, l’Ospedale Cristo Re, il Campus Bio-Medico, l’Associazione la Nostra famiglia, la Fondazione Poliambulanza, la Fondazione Maugeri, la Casa di Sollievo della Sofferenza di S. Giovanni Rotondo, e le altre 100 strutture analoghe esistenti sul territorio nazionale ». Chiude questa lunga panoramica di voci critiche, quando non apertamente contrarie alla nuove legge, il lungo editoriale che il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, ha dedicato alla vicenda il 15/12. La composita maggioranza che ha approvato le Dat (con dentro Pd e M5S) è accusata dal direttore di aver prodotto un testo scritto male e confuso, «persino incapace di evitare derive verso quell’eutanasia che, al pari del suicidio assistito, la legge in sé non prevede, ma che rischiano di essere innescate dall’incredibile e deresponsabilizzante esautoramento dei medici e dall’impostazione dirigista verso le strutture sanitarie pubbliche e private». Contenuti e toni completamente diversi da quelli impiegati dal giornale dei vescovi si possono leggere invece nel comunicato rilasciato da Luca Savarino, coordinatore della Commissione bioetica delle Chiese battiste, metodiste e valdesi in Italia. «È una conquista per l’Italia che non ha nulla di rivoluzionario – ha dichiarato all’Agenzia Nev –, ma semplicemente ci pone sullo stesso piano della stragrande maggioranza dei paesi europei e occidentali. La legge ribadisce l’importanza del “consenso informato” nella relazione medico- paziente e, da un lato, si basa sulla fiducia e la collaborazione reciproca, ma dall’altro riconosce la facoltà del paziente di avere l’ultima parola riguardo ai trattamenti a cui vuol essere sottoposto». «È un testo esente da ogni deriva eutanasistica, esplicita o velata – aggiunge Savarino – che ha come pregio ulteriore quello di permettere la sospensione dell’idratazione e dell’alimentazione artificiali a pazienti in stato vegetativo persistente».
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