
2018: Vengono dal passato i semi del futuro
Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 2 del 20/01/2018
Il nuovo anno si apre su uno scenario che non potrebbe essere più cupo. Il primo problema globale è la crescita esponenziale della disuguaglianza, frutto di un’economia e di una politica guidata dai poteri selvaggi del mercato. Secondo il rapporto Oxfam del gennaio 2017, l’1% della popolazione mondiale possiede la metà dell’intera ricchezza globale e le otto persone più ricche del mondo hanno la stessa ricchezza della metà più povera dell’intera popolazione mondiale, cioè di circa 3 miliardi e 600 milioni di persone. Non solo: grazie alla crisi economica della quale hanno ampiamente beneficiato, la ricchezza di questi superricchi è aumentata negli ultimi sette anni del 44%, mentre quella della metà più povera del mondo è diminuita del 41%. I ricchi, in breve diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. Siamo di fronte a una disuguaglianza che non ha precedenti nella storia dell’umanità e provoca effetti catastrofici. Per effetto della crescita della disuguaglianza e della povertà e, per altro verso, delle guerre e delle persecuzioni politiche o religiose, masse crescenti di persone sono costrette a fuggire dai loro Paesi. Ma il dato più drammatico è il silenzioso massacro prodotto dalla negazione del diritto di emigrare. Solo nel 2016 il numero dei morti in mare nel tentativo di approdare in Italia è stato di 4.733, mai così alto da quando l’Unhcr, nel 2008, ha iniziato a contarli. Negli ultimi 15 anni sono morte, nel tentativo di penetrare nella fortezza Europa, più di 30mila persone, di cui 4.273 nel 2015 e 3.507 nel 2014: affogate nel Canale di Sicilia, o nel mar Egeo, o nell’Adriatico, o lungo le rotte che dal Marocco, dall’Algeria, dal Sahara Occidentale, dalla Mauritania e dal Senegal vanno verso le isole Canarie e la Spagna.
Quella che è più avvertita dall’opinione pubblica (ma non dalla politica) è l’emergenza ambientale, che proprio in questi giorni di inizio d’anno ci fa sperimentare le bizzarrie del clima con tempeste di neve e freddo polare sulla East cost negli Usa e caldo asfissiante in Australia. Non si tratta soltanto di una minaccia per il futuro dell’umanità. I cambiamenti climatici hanno già prodotto devastazioni che stiamo già sperimentando.
È ritornata di attualità la minaccia di un olocausto nucleare. Dobbiamo peraltro riconoscere che solo per un miracolo, in un mondo popolato da più di 10mila testate nucleari, non è ancora accaduto che un pazzo al potere ne abbia fatto uso. Del resto gli scambi di minacce fra due leader atomici di dubbia sanità mentale, come Trump e Kim Jong-un, rendono la prospettiva di una guerra nucleare più concreta oggi che ai tempi della guerra fredda.
Sul fronte della politica interna le cose non vanno meglio. Sconfitta con il referendum la svolta bonapartista di Renzi, non si è aperta la strada ad un reale cambiamento. Con il Rosatellum il Palazzo ha deciso di blindare i partiti esistenti e di rinchiuderli all’interno dei loro vizi, per di più concedendo un vantaggio inspiegabile alla destra. La prossima scadenza elettorale del 4 marzo non preannuncia l’avvento di una nuova politica ma rischia di consolidare il carattere oligarchico assunto dall’ordinamento politico.
Tuttavia, quanto più l’orizzonte appare cupo, tanto più emergono istanze e forze che provocano il cambiamento. Con l’avvento del 2018 abbiamo festeggiato il settantesimo anniversario della Costituzione italiana, entrata in vigore il 1° gennaio del 1948, proprio quando la guerra fredda incipiente stava devastando le speranze della liberazione. Sempre nel 1948, il 10 dicembre, l’Assemblea generale dell’ONU approvava la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, la “magna Carta” dell’umanità. Grandi voci, grandi principi, grandi speranze che hanno avuto esiti travagliati, ma hanno sempre alimentato dinamiche di liberazione che sono riemerse nella storia come un fiume carsico. Com’è avvenuto nel 1968 con la Primavera di Praga, il maggio francese, la contestazione in Italia; com’è avvenuto nel 1986, quando al culmine della crisi degli euromissili, in Russia vi è stato l’avvento di Garbaciov, che ha posto fine alla guerra fredda ed ha sciolto l’impero sovietico, restituendo l’indipendenza ai popoli dell’Europa orientale. Oggi che le grandi costruzioni di civiltà giuridica emerse dopo la Seconda guerra mondiale per creare una svolta nella storia dell’umanità sono disattese, sconfessate, accantonate, non vuol dire che il loro messaggio si sia inaridito.
Oggi più che mai abbiamo bisogno di riscoprire che esiste una sola famiglia umana e che il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti uguali ed inalienabili costituisce il fondamento della libertà, della pace e della giustizia nel mondo, come recita il preambolo della Dichiarazione universale.
Questi semi sono stati sparsi un po’ dovunque nel tempo e nello spazio e potrebbero maturare in modo imprevisto cambiando l’orizzonte del nostro tempo. È nel passato che ritroviamo i semi per il nostro futuro, la nostra responsabilità è quella di saperli riconoscere.
* Domenico Gallo è giudice presso la Corte di Cassazione
* * Étienne-Louis Boullée, Cénotaphe de Newton. Page 3 : élévation géométrale tratto da Wikimedia Commons, immagine originale e licenza
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