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Giro di vite contro i migranti, l’Ungheria vota il pacchetto “Stop Soros”

Giro di vite contro i migranti, l’Ungheria vota il pacchetto “Stop Soros”

BUDAPEST-ADISTA. Continua l’offensiva del Governo Orban contro i migranti. Come chiaramente annunciato in campagna elettorale, il Presidente ungherese, ora al suo terzo mandato, è finalmente riuscito ad eludere la questione del rispetto dei diritti umani e del respingimento dei migranti con un colpo di coda. Più volte accusato di violare il diritto costituzionale, Viktor Orban ha posto fine alla questione partendo proprio dalla Carta costituzionale, rivisitando gli articoli che impediscono di contrastare l'introduzione di quote obbligatorie di accoglienza di migranti nell'Unione.

Ciò ha spianato la strada al provvedimento approvato ieri in Parlamento, grazie alla sua maggioranza rappresentata dal partito Fidesz, che ha licenziato il cd pacchetto “Stop Soros”, un giro di vite anti migranti che introduce un nuovo reato penale: la «facilitazione dell'immigrazione illegale». In base a questa nuova normativa è possibile perseguire chiunque presti servizio o coadiuvi l’attività di una Ong che aiuti i migranti, pena un anno di reclusione.

Questo provvedimento va ad aggiungersi ad un altro, approvato qualche giorno fa nell’ambito della legge di bilancio, che ha introdotto una tassa del 25% sulle Ong attive nel settore. L’alzata di scudi non si è fatta attendere: «Criminalizzare il fondamentale e legittimo lavoro per i diritti umani è un evidente attacco contro le persone che cercano riparo dalla persecuzione e coloro che svolgono ammirevoli attività per dar loro una mano, - ha tuonato la direttrice per l'Europa di Amnesty International, Gauri van Gulik -. Oggi è stato raggiunto un nuovo punto in basso nella crescente repressione contro la società civile. Resisteremo passo dopo passo, contrastando la crescente ondata d'intolleranza istituzionale contro migranti, richiedenti asilo e rifugiati e il tentativo di stigmatizzare, intimidire e spaventare le organizzazioni della società civile ungherese». Forte preoccupazione è stata espressa anche da Afshan Khan, direttore regionale per l'Europa e l'Asia centrale e coordinatore speciale per la risposta ai rifugiati e migranti in Europa, secondo il quale la limitazione del ruolo della società civile «causerebbe ulteriori sofferenze a bambini che sono già stati costretti a lasciare le loro case, spesso con viaggi traumatici, e perpetuerà pericolosi pregiudizi legati a razzismo e discriminazione».

Una situazione che può configurarsi come una vera e propria violazione dello Ius Cogens, quel diritto internazionale cogente che, secondo alcune interpretazioni di emeriti giuristi come Il Conforti, è da individuarsi nell’art. 103 della Carta delle Nazioni Unite, laddove sancisce il rispetto della dignità umana. Un diritto la cui tutela oggi non sembra essere più garantita.

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