
Italia e Thailandia: quando la solidarietà è a macchia di leopardo
Abbiamo ricevuto, e volentieri pubblichiamo, la seguente lettera dal nostro amico e abbonato Ivano Pioli.
«Nei giorni scorsi un gruppo di "extracomunitari" ha commosso e tenuto col fiato sospeso mezzo mondo. I nostri media, spesso indifferenti o superficiali riguardo alle tragedie che accadono fuori dai nostri confini, hanno dato grande spazio alla vicenda dei dodici ragazzi thailandesi e del loro allenatore imprigionati in una grotta, e alla solidarietà che la comunità internazionale ha dimostrato. Tante persone, di nazionalità diverse, si sono impegnate per salvare quei ragazzi, quasi a ricordarci l'unità del genere umano, la possibilità di superare egoismi e nazionalismi per portare ad ognuno vita e speranza. E moltissimi, di fronte alla difficoltà in cui si trovavano persone lontanissime dalle nostre vite, hanno riscoperto sentimenti di solidarietà, di umanità, di fratellanza... Ma cosa sarebbe accaduto se, invece che intrappolati in una grotta dall'altra parte del mondo, quei ragazzi fossero stati su un baracone alla deriva nel Mediterraneo? Ci sarebbe stato un porto disposto ad accoglierli? Ci sarebbe stata una nazione disposta ad impegnarsi per garantire loro un futuro? È facile sentirci solidali con chi non ci disturba; forse, addirittura, questa solidarietà ci aiuta a star bene, a sentirci più umani... e naturalmente è a costo zero, o quasi. Ma quando la sofferenza di chi vive fuori dal nostro mondo privilegiato bussa alle nostre porte la musica cambia radicalmente.
Certo, anche in questo caso, i politici sono bravi a fare sfoggio di umanità: gli immigrati vanno respinti per sconfiggere il traffico di esseri umani; spesso vengono qui a vivere in condizioni disumane, e quindi è meglio che rimangano a casa loro; del resto noi abbiamo già tanti problemi da risolvere ed è giusto pensare prima a chi, qui da noi, si trova in difficoltà... Proprio nel giorno in cui gli ultimi ragazzi thailandesi sono stati salvati, Salvini, a Rosarno, ha portato avanti il suo discorso sull'"aiutiamoli a casa loro", che poi significa diamo soldi ai governi nordafricani perché se li tengano, e non importa in che condizioni. Del resto, occhio non vede cuore non duole, come ci ha già insegnato la politica portata avanti in questo senso dal Pd negli scorsi anni.
A Rosarno, Salvini non si è chiesto da quali situazioni queste persone vengano, per accettare condizioni di vita e di lavoro che fanno a pugni con la nostra presunta civiltà. Non si è chiesto, come troppi non si chiedono (e del resto si fa di tutto perché ciò non avvenga), quali e quante sono le responsabilità dell'occidente nel costringere tante persone ad affrontare viaggi disperati e condizioni di vita disperate al loro arrivo. Non si è chiesto, come non ci chiediamo quando compriamo le arance a basso prezzo, se lo Stato possa intervenire perché il lavoro sia per tutti, italiani ed immigrati, fonte di vita e di dignità. E troppi, mentre gioivano per il lieto fine della vicenda dei ragazzi thailandesi, avranno apprezzato questo politico andato a Rosarno non per portare solidarietà e cercare di migliorare la vita dei migranti, ma per dimostrare che è bene chiuderci a riccio ed infischiarcene dell'altrui sofferenza; ed avranno esecrato quei "delinquenti" che hanno osato ribellarsi a chi li voleva rimandare in Libia, senza chiedersi cosa in quel Paese avessero subìto e potessero ancora subire. Siamo in una fortezza, e vogliamo difenderla con le unghie e con i denti. La solidarietà va bene quando non mette in discussione il nostro modo di vivere; va bene quando si tratta di spendere qualche euro per sostenere un'associazione benefica. La solidarietà rischia troppo spesso di diventare sentimentalismo, alimentato da situazioni di emergenza su cui i media puntano i riflettori; mentre dovrebbe essere un atteggiamento di fondo, che ci porta a cercare di capire sempre meglio le dinamiche che governano il mondo ed a fare tutto il possibile per cambiarle».Ivano Pioli.
*Foto di Gab997 tratta da Wikipedia immagine originale e licenza
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