Presentazione della 24.ma Settimana Alfonsiana
Gesù, uno scandalo. Allora come oggi
“E beato chi non si scandalizza di me” (Mt 11,6). Queste parole di Gesù – tema della 24ma Settimana Alfonsiana – sono la risposta a Giovanni Battista che aveva inviato due discepoli a chiedergli di dire se era lui il Messia o bisognava attendere un altro. Il Battista era in crisi. Forse non credeva più che Gesù fosse il Messia, che pure lui stesso aveva presentato alle folle con l’immagine dell’Agnello di Dio. Gesù non presentava i tratti del Messia: scure in mano a recidere il male alle radici, e giudice severo che colpisce senza pietà chi non rispetta la legge di Dio.
In realtà, Gesù operava diversamente, con altro stile. Rappresentava non il rigorismo di Giovanni ma la benignità di Dio. Frequentava e si faceva anche frequentare da gente priva di reputazione: pubblicani, lebbrosi, prostitute: neppure condannava le adultere che Mosè aveva ordinato di lapidare. Per questo si convinse, ingenuamente, di non avere altra scelta che passare la parola a Gesù. Il quale rispose, a suo modo: “Andate, disse, e riferite a Giovanni quel che udite e vedete: i sordi odono e i ciechi vedono, gli zoppi camminano e i lebbrosi sono purificati, i morti risorgono e il vangelo è annunciato ai poveri. E beato – concluse – chi non si scandalizza di me” (Mt 11,4-6). Giudichi da sé, il Battista, se questi non sono segni dei tempi messianici.
Tutto si gioca su Gesù che scandalizza per avere detto: “Beati i poveri”. E perché praticava e invitava a praticare la compassione la pietà la misericordia il perdono. Tutti beni evangelici che nel cristianesimo hanno sempre fatto problema. Lo fanno ancora oggi. L’occidente cristiano infatti si sgretola – si estingue – se non riesce a accogliere i poveri, gli immigrati, gli stranieri che, come insegnano il Vangelo e papa Francesco, sono il volto carnale di Dio. Il cui unico comandamento è di condividere il proprio benessere con i poveri. Nessun dubbio: se si chiude ai poveri si chiude a Dio. O non è stato Gesù a dire: “Guai a voi ricchi” se non vi prendete cura, secondo giustizia, dei poveri?
Quest’anno ricordiamo la forza gentile di don Giuseppe Puglisi, il parroco di Brancaccio che servì la sua gente – ricca di dignità umana – dicendo No al potere criminale della mafia. Venticinque anni fa lasciò alle città e alle chiese siciliane un immenso patrimonio di fede e di passione per la giustizia l’accoglienza la solidarietà.
Don Puglisi, un uomo che non si scandalizzò di Gesù.
24ma SETTIMANA ALFONSIANA
PALERMO 22/30 SETTEMBRE 2018
per informazioni Padri Redentoristi via Badia 52 90145 Palermo TeleFax 091228317 rivistasegno@libero.it segno@rivistasegno.it
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