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A 50 anni da Medellín

A 50 anni da Medellín

Intervistato da Agensir.it, mons. Ricardo Antonio Tobón Restrepo, arcivescovo di Medellín, ha espresso alcune prime valutazioni alla vigilia del Congresso che, dal 23 al 26 agosto, si terrà proprio nella metropoli colombiana per celebrare il cinquantesimo anniversario della seconda Conferenza generale dell’episcopato americano (26 agosto all’8 settembre 1968). Il congresso, dal titolo “Medellín cinquant’anni: profezia, comunione, partecipazione”, è promosso dal Celam (Consiglio episcopale latinoamericano), dall’arcidiocesi di Medellín, dalla Clar (il Coordinamento latinoamericano dei religiosi e delle religiose) e dalla Caritas latinoamericana. «Si tratta non solo di tornare a leggere il documento conclusivo di cinquant’anni fa, ma anche di tornare allo stesso spirito che animò quella Conferenza e che ci permise non solo di illuminare la Chiesa dell’America Latina, a partire dalle direttrici indicate dal Concilio Vaticano II, ma anche di arricchire tali orientamenti a partire dalla nostra esperienza ecclesiale». E ancora: «Questo momento dev’essere nuovamente per tutta la nostra Chiesa latinoamericana uno spazio di comunione profonda, in ascolto dello Spirito, che ci porterà a guardare alla nostra missione con gli occhi di Dio. Vorrei però segnalare anche che la Conferenza di Medellín si tenne nell’anno nel quale la nostra Arcidiocesi celebrava il centenario della sua creazione e come tale fu un momento che diede un grande impulso per la vita della nostra Chiesa particolare, lanciandola verso un grande progetto di evangelizzazione. Così, il congresso che viviamo nel 50° di quella Conferenza si inserisce nel contesto di una programmazione ancora più ampia, attraverso la quale nel corso dell’anno abbiamo vissuto un cammino di discernimento sulla volontà di Dio riguardo alla nostra arcidiocesi, per il presente e per il futuro». Quindi ha precisato, sulla “lezione” del 1968: «La Conferenza di Medellín ebbe il merito di dare una collocazione al tema della povertà nella teologia e nella pastorale. Richiamò l’attenzione sulla povertà ingiusta mettendo in evidenza come essa sia una delle situazioni più evidenti della realtà latinoamericana. Fece una lettura teologica di questa realtà e affermò che la miseria è un’ingiustizia che grida al cielo. Pertanto, la lotta contro l’ingiustizia sociale da parte dei cristiani, appartiene all’essenza della fede. Medellín ha posto le basi per l’opzione preferenziale per i poveri, realizzata dalla Chiesa latinoamericana nella III Conferenza di Puebla (1979). Tale opzione, sulla quale papa Francesco insiste in maniera particolare, non è una novità: è presente nel Vangelo. Lo stesso Concilio Vaticano II lo ricorda nella Lumen Gentium (8b). In particolare, l’attuale contesto dell’America Latina, nonostante sia molto diverso da quello del 1968, continua a presentare la povertà come sfida nel cammino di evangelizzazione, con nuovi volti: quello dei migranti che hanno dovuto lasciare il loro paese in cerca di migliori opportunità, quello di coloro che vivono nelle povere periferie delle città, quello di coloro che non hanno accesso a servizi di base come l’acqua, quello delle comunità indigene dimenticate e non ascoltate. Questi poveri, che vivono nelle periferie esistenziali, reclamano nell’oggi della storia una Chiesa in uscita, capace di essere ospedale da campo e buona samaritana, cosciente che l’evangelizzazione deve portare a una promozione integrale dell’uomo, attraverso le vie della giustizia e della pace».

foto di Reg Ratarajan, tratta da Flickr, licenza

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