
Come sarà la guerra in Venezuela. Se sarà. Le tappe e la difesa
ROMA-ADISTA. “Il Venezuela e i suoi vicini possono sopravvivere alla guerra che si preannuncia?”: è il titolo di un articolo pubblicato sul sito voltairenet.org firmato da Thierry Meyssan, giornalista e attivista francese, autore di inchieste sulla destra estrema francese (specialmente sulle milizie del Front National), così come sulla Chiesa cattolica (ad esempio sull'Opus Dei). La sua notorietà risale al 2002 quando ha pubblicato L'effroyable imposture (L’incredibile menzogna) sull’attentato alle Torri Gemelle del’11 settembre 2001. Il lungo articolo, leggibile in versione integrale qui in italiano, è una dettagliata analisi della politica statunitense dell’ultimo ventennio, analisi che lo porta a concludere che è prevedibile una guerra in Venezuela e che coinvolgerà in vario modo buona parte dei Caraibi.
Di seguito, la parte finale (“Prepararsi alla guerra”) dell’articolo, dove illustra le tappe che potrebbero contraddistinguere questo temuto e spaventoso conflitto.
Prepararsi alla guerra
(…) Sarà una guerra imposta dall’esterno. Non mirerà a rovesciare governi di sinistra a vantaggio dei partiti di destra, benché le apparenze possano di primo acchito ingannare. La logica degli avvenimenti non farà distinzioni tra governi di sinistra e governi di destra. Poco alla volta sarà l’intera società a essere minacciata, senza distinzioni d’ideologia o di classe sociale. Per gli altri Stati della regione sarà impossibile tenersi al riparo dalla tempesta. Anche quelli che penseranno di proteggersi servendo da base arretrata alle operazioni militari saranno parzialmente distrutti. Infatti, benché la stampa ne parli raramente, città intere sono state rase al suolo nella regione di Qatif, in Arabia Saudita, il principale alleato di Washington nel Medio Oriente allargato.
Sulla base di quanto accaduto nei conflitti dei Grandi Laghi africani e del Medio Oriente Allargato, possiamo prevedere che questa guerra si svolgerà per tappe.
- Dapprima la distruzione dei simboli dello Stato moderno che colpirà le statue e i musei dedicati a Hugo Chávez. In questa fase non ci saranno vittime, ma uno sconvolgimento delle rappresentazioni mentali della popolazione.
- In seguito, bisognerà fornire armi e pagare combattenti per organizzare manifestazioni che degenerino. A cose fatte, la stampa costruirà spiegazioni, non verificabili, dei crimini del governo contro i quali i pacifici manifestanti si sono scagliati. In questa fase è importante che i poliziotti credano di essere stati presi di mira dalla folla, nonché che la folla creda di essere stata bersaglio della polizia: lo scopo è seminare divisione.
- La terza tappa sarà organizzare un po’ ovunque attentati sanguinosi. Per far questo occorrono pochissimi uomini, bastano due o tre squadre che circolino nel Paese.
- A questo punto è maturo il momento di mandare sul posto mercenari stranieri. Durante l’ultima guerra, gli Stati Uniti hanno inviato in Iraq e in Siria almeno 130 mila stranieri, cui si sono aggiunti 120 mila combattenti locali. Si tratta di eserciti molto numerosi, benché mal formati e poco addestrati.
È possibile difendersi, lo dimostra l’esempio della Siria. Ma devono essere prese con urgenza diverse iniziative:
- Fin da ora, per iniziativa del generale Jacinto Pérez Arcay e del presidente dell’Assemblea Costituente, Diosdado Cabello, ufficiali superiori delle forze armate venezuelane studiano le nuove forme di combattimento (guerra di 4^ generazione). Delegazioni militari devono però recarsi in Siria per vedere con i propri occhi come sono andate le cose. È molto importante, perché queste guerre non somigliano alle precedenti. Per esempio, nella stessa Damasco la maggior parte della città è intatta, come nulla fosse accaduto, ma numerosi quartieri sono completamente devastati, come Stalingrado dopo l’invasione nazista. Questo perché sono state usate tecniche di combattimento particolari.
- È essenziale costruire l’unione nazionale di tutti i patrioti. Il presidente deve allearsi all’opposizione nazionale e fare entrare alcuni dei suoi leader nel governo. Il problema non è sapere se si apprezza il presidente Maduro o no: si tratta di battersi sotto la sua guida per salvare il Paese.
- L’esercito deve formare una milizia popolare. In Venezuela ne esiste già una di quasi due milioni di uomini, ma non è addestrata. Per principio, i militari non armano volentieri i civili, ma in questo tipo di guerra solo i civili possono difendere i propri quartieri, di cui conoscono tutti gli abitanti.
- Si devono intraprendere grandi lavori per mettere in sicurezza gli edifici dello Stato e delle forze armate, nonché gli ospedali.
Tutto questo deve essere fatto con urgenza. Sono misure che richiedono molto tempo e il nemico è pressoché già pronto.
*Bandiera del Venezuela, tratta da Pixabay License, immagine originale e licenza
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