
Ginevra: entra in vigore la legge sulla laicità
È entrata in vigore l'8 marzo scorso nel cantone di Ginevra in Svizzera una la legge approvata nel 2018 ma sottoposta a referendum tenutosi domenica 10 febbraio e che l'ha definitivamente confermata. La legge norma diversi aspetti della dimensione pubblica della religione, ma da tempo il dibattito è stato monopolizzato da una norma - che i cittadini hanno accettato - che stabilisce l’interdizione a esporre simboli e indumenti religiosi in luogo pubblico da parte di dipendenti ed eletti. Era uno dei passaggi più controversi della legge perché chiama in causa la questione del chador, il velo islamico che lascia scopreto solo l'ovale del volto femminile, ma anche il niqab (che lascia scoperti solo gli occhi) e il burqa (che nasconde tutto il corpo).
Scettici e preoccupati dell'esito della consultazione i musulmani, soddisfatte le tre chiese cristiane principali del Paese, ossia la Chiesa cattolica romana, la Chiesa protestante di Ginevra e la Chiesa cattolica cristiana svizzera (componente svizzera dell'Unione di Utrecht e dal 1931 in piena comunione con la Comunione Anglicana), che hanno definito l’esito del referendum un passo avanti per la pace religiosa, alludendo alle evoluzioni riguardanti l’insegnamento del fatto religioso, la cappellania, la lotta contro le derive settarie, la chiarificazione dei rapporti fra comunità religiose e Stato e la neutralità di quest’ultimo. In un comunicato congiunto, hanno dichiarato che «la legge sulla laicità dello Stato chiarisce i termini della neutralità dello Stato e stabilisce delle regole comuni per l’insieme delle comunità religiose stabilite nel cantone». Le chiese hanno inoltre dichiarato il loro impegno a favore di una convivenza religiosa pacifica e di «un dialogo costruttivo con coloro che, fra i musulmani e le musulmane, si sentono minacciati nella loro identità, per proseguire insieme la riflessione sugli aspetti che toccano le convinzioni di fede e la loro espressione».
Le tre chiese, consapevoli della perfettibilità della legge e degli aspetti più controversi, si sono infine impegnate a mantenere alta l’attenzione sul tema e all’applicazione «con discernimento» della normativa, in particolare per quanto riguarda l’esposizione di segni religiosi e l’utilizzo di luoghi pubblici per attività di culto, su cui sono già stati presentati diversi ricorsi, sia da parte dei musulmani sia dal Réseau Evangélique de Genève, la rete che raggruppa diverse denominazioni, tra cui Esercito della Salvezza, Chiesa evangelica apostolica, Assemblee di Dio, Chiese evangeliche libere.
Nel 2017 il Parlamento svizzero si era opposto a un testo che imponeva il divieto del velo in tutto il Paese. Il governo aveva rimandato la questione alle singole entità regionali. Tra esse, si sono già espressi il Canton Ticino, quello di San Gallo e - appunto - quello di Ginevra.
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