
Populismo non vuol dire amare il popolo. Papa Francesco è preccupato
CITTÀ DEL VATICANO-ADISTA. Amare il popolo è una cosa, dare la stura al populismo e al nazionalismo è tutt'altro. E il dilagare di questo fenomeno preoccupa papa Francesco, tanto più in vista delle elezioni del 26 maggio che potrebbero mettere l'Unione. Europea nelle mani dei Salvini e degli Orban. «La Chiesa osserva con preoccupazione - ha detto nel discorso che il 2 maggio ha rivolto ai partecipanti alla plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali - il riemergere, un po’ dovunque nel mondo, di correnti aggressive verso gli stranieri, specie gli immigrati, come pure quel crescente nazionalismo che tralascia il bene comune». «Così si rischia - ha continuato - di compromettere forme già consolidate di cooperazione internazionale, si insidiano gli scopi delle Organizzazioni internazionali come spazio di dialogo e di incontro per tutti i Paesi su un piano di reciproco rispetto, e si ostacola il conseguimento degli Obiettivi dello sviluppo sostenibile approvati all’unanimità dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 25 settembre 2015».
Ha chiarito che «la Chiesa ha sempre esortato all’amore del proprio popolo, della patria, al rispetto del tesoro delle varie espressioni culturali, degli usi e costumi e dei giusti modi di vivere radicati nei popoli». Nello stesso tempo, però, «la Chiesa ha ammonito le persone, i popoli e i governi riguardo alle deviazioni di questo attaccamento quando verte in esclusione e odio altrui, quando diventa nazionalismo conflittuale che alza muri, anzi addirittura razzismo o antisemitismo».
** Fotografia di Frang2823, tratta dal sito Wikimedia Commons, licenza e immagine originale
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