
Sinodo valdese: contro la violenza di genere
TORRE PELLICE (TO)-ADISTA. Le Chiese metodiste e valdesi italiane schierate contro la violenza di genere. Il Sinodo, in corso a Torre Pellice (To), fino a venerdì, oggi infatti ha fatto proprio la Dichiarazione del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) del novembre 2018 contro la violenza sessuale e di genere. E ha chiesto alle chiese di di promuovere e testimoniare il sostegno al movimento globale che si oppone alla cultura dello stupro, dell’ingiustizia di genere, dell’abuso, e di darne pubblicità sul territorio di pertinenza e di aderire alla campagna mondiale “Giovedì in Nero”, ispirata dalle Madri de Plaza de Mayo di Buenos Aires, dalle Donne in nero in Israele e in Palestina, dalle donne in Ruanda e in Bosnia, per rendere visibili le storie sullo stupro come arma di guerra, sull’ingiustizia di genere, sull’abuso, sulla violenza e per rendere visibile la capacità di recupero e gli sforzi delle donne.
Di seguito il testo integrale (tradotto dalla pastora Letizia Tomassone) della Dichiarazione sulla violenza sessuale e di genere e sul Premio Nobel per la Pace del novembre 2018, assegnato a Denis Mukwege e a Nadia Murad come «incoraggiamento per tutte e tutti coloro che lavorano per porre fine all'uso della violenza sessuale come arma di guerra».
«Nel marzo 1992 il Consiglio ecumenico delle Chiese (Cec) scrisse al Segretario Generale delle Nazioni Unite: “In vari incontri internazionali, le donne esortano le Nazioni Unite a riconoscere che la violenza contro le donne costituisce una violazione dei fondamentali diritti umani di metà della popolazione mondiale. Come cristiani sosteniamo queste iniziative, guidati dalla ferma convinzione che tutti gli esseri umani sono fatti a immagine di Dio e meritano protezione e cura”.
Leggendo quanto accade oggi, constatiamo che c'è stato un aumento di violenze sessuali e di genere contro donne, bambine, bambini e persone vulnerabili. Lo scopo della corrente dichiarazione è l’invito da parte del Ceca un impegno rinnovato e un contributo per fermare, prevenire e reagire alla violenza sessuale e di genere. La richiesta di affrontare la violenza sessuale e di genere si basa sulla recente consultazione per il ventesimo anniversario del Decennio ecumenico delle chiese in Solidarietà con le donne (1988-1998), che si è svolta a Kingston, in Giamaica, dall'1 al 6 ottobre 2018. Si ispira anche al premio Nobel per la pace 2018 assegnato a Denis Mukwege e a Nadia Murad, il cui impegno incarna gli stessi temi che sono stati enfatizzati nella consultazione, e sono stati affrontati durante il Decennio.
Ascoltando le dolorose testimonianze e le storie delle donne sopravvissute alle violenze sessuali, siamo incoraggiati e sfidati ad affermare la dignità, i diritti ei bisogni di tutte le donne, le bambine, i bambini e di quanti sono vulnerabili – o sono resi vulnerabili – a tali violenze.
Riconosciamo che la violenza sessuale e di genere si manifesta in molti modi diversi e spesso in contesti nascosti, tra cui l'abuso coniugale e il matrimonio infantile. Il suo impatto viene aggravato dallo stigma sociale, dalla discriminazione razziale, dalle divisioni socioeconomiche, dalla povertà, dall'abuso,dai conflitti armati e dalla mancanza di accesso a un'assistenza sanitaria di qualità nel campo della procreazione.
I temi relativi al comportamento sessuale e alle relazioni all'interno della famiglia sono tabù in molte chiese, e questo impedisce loro di essere un luogo sicuro e protettivo per le donne che sono vittime o sono minacciate dalla violenza sessuale e di genere.
La chiesa invece dovrebbe contribuire attivamente all'eliminazione di tali violenze e abusi. Fra gli obiettivi ONU sullo sviluppo sostenibile (SDG) il punto5.3 chiede l'eliminazione dei matrimoni infantili e delle mutilazioni genitali femminili entro il 2030. Si stima che venti milioni di ragazze e di donne non abbiano ancora accesso a una completa educazione sulla salute sessuale e riproduttiva e ai relativi servizi.
È imperativo che le chiese, in collaborazione con la società civile, con le istituzioni governative e con le Ong, prendano le misure necessarie per rompere la cultura del silenzio e per affrontare i problemi che stanno colpendo donne e bambine, famiglie e comunità in tutto il mondo.
Il Premio Nobel per la Pace 2018 assegnato a Denis Mukwege e a Nadia Murad è un incoraggiamento per tutte e tutti coloro che lavorano per porre fine all'uso della violenza sessuale come arma di guerra. Denis Mukwege è un medico che ha aiutato migliaia di vittime di violenza sessuale nella Repubblica Democratica del Congo (RDC) e ha condannato l'uso della violenza sessuale contro le donne come strategia e arma di guerra. Nadia Murad è una sopravvissuta ai crimini di guerra che è stato rapita, ripetutamente violentata e abusata dai cosiddetti combattenti dello "Stato Islamico" (IS) che hanno attaccato la sua comunità di Yazidi nel nord dell'Iraq nel 2014 con intenti genocidi. Dopo essere fuggita,ha parlato della sua esperienza e nel 2016 è divenuta la prima“Ambasciatrice di buona volontà” delle Nazioni Unite perla dignità dei sopravvissuti alla tratta di esseri umani. Sia la Repubblica Democratica del Congo che l'Iraq sono paesi importanti per il pellegrinaggio ecumenico per la giustizia e la pace.
Ricordiamo la dichiarazione pubblica del CEC nel 2009 che ha condannatola violenza contro le donne nella RDC e il lavoro svolto dal CEC per promuovere la coesione socialein Iraq e per promuovere e proteggere i diritti delle comunità religiose minoritarie in quel paese. Richiamando gli impegni delle chiese verso i bambini e le bambine, siamo tutti invitati a fornire luoghi sicuri e ad aprire spazi per la loro partecipazione alla vita delle chiese e nella società, e a impegnarci più efficacemente per l'eliminazione della violenza contro le bambine e i bambini.
Il Decennio delle chiese in solidarietà con le donne ha sollevato storie simili di violenza sessuale e di genere già trent'anni fa. La realtà attuale sembra ancora più brutale, con così tante bambine nei campi profughi "sposate" con la scusa di proteggerle dalla violenza sessuale;con lo stupro e la violenza sessuale che continuano ad essere usate come arma di guerra. Così tante vite sono perse o rovinate a causa di discriminazioni basate sul genere, la razza, la povertà o la sessualità umana;le istituzioni sociali e politiche – incluse la chiese – continuano a dimostrare misoginia, impunità e discriminazione, nonostante le battaglie combattute da tante per l'equità e la liberazione.
Il comitato esecutivo del CEC, riunito a Uppsala, in Svezia, dal 2 all'8 novembre 2018, perciò:
Esorta le chiese membro del CECe i partner ecumenici:
-A condannare o reiterare le loro condanna della violenza sessuale e di genere e di ogni forma di violenza contro donne,bambine, bambini e persone vulnerabili.
- A dichiarare tale violenza un peccato.
- A compiere sforzi costruttivi per superare gli atteggiamenti che predispongono a tale violenza, tra cui lo sviluppo di chiare politiche sulle molestie sessuali che dicano chiaramente le conseguenze per chi compie tali molestie.
Incoraggia le chiese membro del CECe i partner ecumenici:
- A continuare a lavorare con organizzazioni e gruppi locali che si oppongono a tutte le forme di violenza sessuale e di genere.
- A dare sostegno nelle diverse forme, anche elaborando percorsi di guarigione dai traumi subiti da donne, ragazze e altri soggetti vulnerabili a tali violenze nelle loro comunità.
Incoraggia la creazione di nuovi e più efficaci modi di comunicazione e collaborazione tra le chiese membro e i gruppi locali in favore della giustizia di genere, anche riprendendo e promuovendo i “giovedì in nero”(Thursday in Black Campaign).
Fa appello alle chiese membro e ai partner ecumenici per sviluppare un'urgente azione di rete per fermare gli assalti, gli abusi e l'uccisione di donne, bambine(inclusi i feti femminili) e altre persone vulnerabili nei loro contesti, e per identificare chiaramente e denunciare i matrimoni infantili come atti di stupro e abuso di bambine.
Incoraggia le chiese membro e i partner ecumenici a sostenere il lavoro di organizzazioni di ragazzi e uomini che diventino spazi di trasformazione e di affermazione di identità maschili positive e nonviolente.
Invita le chiese membro e i partner ecumenici a promuovere l'analisi dei bilanci istituzionali attraverso una prospettiva di giustizia di genere a tutti i livelli operativi.
Incoraggia le chiese membro, i partner ecumenici e le istituzioni e reti teologiche a promuovere la ricerca sulla giustizia di genere per influenzare lo sviluppo di programmi di studio ecumenici, interreligiosi e interculturali.
Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.
Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!