
Sinodo valdese: il peccato maschile contro le donne
TORRE PELLICE (TO)-ADISTA. Dopo aver fatto propria la Dichiarazione del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) del novembre 2018 contro la violenza sessuale e di genere, al Sinodo delle Chiese metodiste e valdesi, in corso a Torre Pellice (To) fino a venerdì, si è parlato ancora della violenza contro le donne.
«Serve un segno visibile», ha detto la pastora Daniela Di Carlo, durante la conferenza stampa di mercoledì 28 e ha spiegato l’importanza di aderire alla campagna dei “Giovedì in Nero”(#ThursdaysinBlack) del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec). «Nel mondo ci sono ancora spose bambine, lo stupro è ancora usato come arma di guerra, come chiese dobbiamo quindi schierarci contro ogni tipo di violenza. Ci sono donne vittime di una visione così patriarcale da essere sempre invisibili, magari per dare luce e potenza ai loro figli maschi. C’è un peccato di tipo teologico, un peccato di genere che riguarda gli uomini che hanno estromesso le donne dalla chiesa, dalla spiritualità, impedendo loro di diventare teologhe, ministri, ovvero hanno impedito di assumere i ruoli guida nelle comunità e nelle religioni. Le chiese cristiane sono state promotrici di questo peccato di genere perché sono portatrici di stili di vita, oltre che di progetti teologici. Serve fare autocritica», ha proseguito Di Carlo, affermando anche che bisogna opporsi all’immaginario della «donna-vittima» e cambiare lo sguardo verso le donne che subiscono violenza e stigmatizzarle. Quelle donne non sono «vittime», ma «superstiti, e come tali devono essere riconosciute quali testimoni, affinché possano dire il dolore, che scuote la persona, ma testimoniare contro il silenzio che regna anche nelle chiese e dare la spinta che serve».
Il pastore Daniele Bouchard ha parlato di come la violenza maschile debba interpellare gli uomini e sia un aspetto dell'identità maschile. «Identificare la violenza maschile con alcuni uomini violenti è fuorviante – ha detto Bouchard –. Ovviamente esistono quegli uomini e vanno messi in condizione di non nuocere, ma parliamo di violenza maschile perché ha a che fare con l’identità maschile. L’identità maschile è parte costitutiva della violenza. Le donne ci hanno interpellati per prenderne coscienza. Dobbiamo metterci in discussione e riconoscere che la violenza fa parte del sistema patriarcale che ha dominato il mondo per millenni, quel sistema che adesso è in crisi ma la cui storia non si è conclusa. In quanto uomini, abbiamo il dovere di riconoscere che siamo parte del problema, non solo abbiamo bisogno di liberarci di questa eredità, per trovare spazi di identità maschili nuove, positive e non violente».
Rilanciata anche la campagna del “Posto Occupato” che prevede nei locali delle chiese, in occasione di culti o eventi, di posizionare degli oggetti rossi su una sedia a significare la donna che avrebbe potuto esserci se non fosse stata uccisa.
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