
Chiesa anglicana: 25 vescovi si schierano contro Boris Johnson
Un gruppo di 25 vescovi anglicani della Chiesa d'Inghilterra ha pubblicato una lettera aperta sulla prospettiva di una Brexit "no-deal" e sulla necessità di una riconciliazione nazionale, criticando apertamente il premier Boris Johnson pe rla sua scelta di sospendere l'attività parlamentare fino al 14 ottobre.
La riproduciamo qui di seguito in una nostra traduzione
L'arcivescovo di Canterbury ha accettato a determinate condizioni di presiedere un Forum di cittadini a Coventry e, a prescindere dal possibile esito di questo evento, sosteniamo questa scelta perché consente di dare spazio a tutte le voci nell'attuale dibattito sulla Brexit.
Tuttavia, nutriamo anche particolari preoccupazioni in merito al costo potenziale di una Brexit “No Deal” per i soggetti più esposti ai contraccolpi economici che una uscita a queste condizioni potrebbe provocare.
Come vescovi con responsabilità pastorali nelle comunità dell'Inghilterra urbana e rurale, rispondiamo alla chiamata di Gesù di dire la verità e difendere i poveri. Riconosciamo inoltre che i nostri obblighi vanno oltre l'Inghilterra e incidono sulle relazioni con il Regno Unito più ampio e i nostri vicini nell'UE.
Uscire dall'UE senza un accordo probabilmente avrà un impatto enorme su tutto il nostro popolo e il governo si sta giustamente preparando a questo scenario. Il governo ritiene che lasciare l'UE il 31 ottobre sia essenziale per ripristinare un clima di fiducia nel Paese. È improbabile, tuttavia, che partire senza un accordo, indipendentemente dalle conseguenze economiche, porterà alla riconciliazione o alla pace in un paese così lacerato come è oggi. La "realizzazione della Brexit" non avverrà il giorno dell'uscita, e dobbiamo essere trasparenti sugli anni di lavoro che ci aspettano per rinsaldare i legami nel Paese nella prospettiva di un futuro migliore. Dobbiamo anche essere sinceri sui costi potenziali di questa scelta.
La nostra principale priorità sociale e politica deve essere quella di uscire nelle migliori condizioni possibili, prestando particolare attenzione all'impatto delle decisioni politiche sulle persone più vulnerabili.
Abbiamo opinioni diverse sulla Brexit e su come il nostro Paese debba procedere nelle prossime settimane. Tuttavia, sebbene concordiamo sul fatto che il rispetto di un voto popolare sia essenziale, la democrazia e il dibattito impegnato non finiscono dopo il conteggio dei voti. La nostra preoccupazione per il bene comune ci porta a esprimere preoccupazione per una serie di questioni. La nostra convinzione è che il buon governo può sempre e solo basarsi sulla fiducia dei governati, e ciò include le minoranze la cui voce non è forte come le altre.
Vedendo prove dell’attuale clima di conflitto e divisione in ogni parte dell'Inghilterra, siamo profondamente preoccupati per:
- La polarizzazione politica e linguaggio che sembrano sanzionare il crimine di odio: la riformulazione del linguaggio del discorso politico è urgente, soprattutto alla luce delle pressioni e delle minacce rivolte ai deputati che svolgono il loro lavoro. La facilità con cui oggi si può mentire o manipolare la realtà possono essere scoraggiate: i leader devono essere onesti riguardo ai costi delle scelte politiche, specialmente per le persone più vulnerabili.
- I livelli di paura, incertezza ed emarginazione nella società, molti dei quali sono alla base del voto per la Brexit, ma non saranno affrontati dalla Brexit: i poveri, i cittadini dell'UE nel Regno Unito e i cittadini del Regno Unito in Europa devono essere ascoltati e rispettati.
- Il confine irlandese non è un semplice totem politico e la pace in Irlanda non è una palla che deve essere presa a calci dagli inglesi: il rispetto delle preoccupazioni su entrambi i lati del confine è essenziale.
- La sovranità del Parlamento non è solo un termine vuoto, si basa su istituzioni che devono essere onorate e rispettate: la nostra democrazia è messa in pericolo da una sprezzante indifferenza per questi aspetti.
- Attenzione deve essere prestata non solo all'Unione, ma anche al significato che ha oggi il nostro essere inglesi. Le chiese servono comunità di ogni forma, dimensione e colore. Continuiamo a servire, indipendentemente dalle convinzioni politiche. Invitiamo i politici a prestare attenzione con noi alle preoccupazioni che abbiamo segnalato e incoraggiare un recupero del dibattito civile e della riconciliazione.
Nick Baines, vescovo di Leeds
Donald Allister, vescovo di Peterborough
Robert Atwell, vescovo di Exeter
Paul Bayes, vescovo di Liverpool
Paul Butler, vescovo di Durham
Christopher Chessun, vescovo di Southwark
Christopher Cocksworth, vescovo di Coventry
Stephen Cottrell, vescovo di Chelmsford
Tim Dakin, vescovo di Winchester
Vivienne Faull, vescovo di Bristol
Christopher Foster, vescovo di Portsmouth
Richard Frith, vescovo di Hereford
Christine Hardman, vescovo di Newcastle
Nicholas Holtam, vescovo di Salisbury
John Inge, vescovo di Worcester
Revd Dr Michael Ipgrave, vescovo di Lichfield
Revd James Langstaff, vescovo di Rochester
Revd Philip Mounstephen, vescovo di Truro
Sarah Mullally DBE, vescovo di Londra
Alan Gregory Clayton Smith, vescovo di Saint Albans
Martyn Snow, vescovo di Leicester
Graham Usher, vescovo di Norwich
David Walker, vescovo di Manchester
Andrew Watson, vescovo di Guildford
Pete Wilcox, vescovo di Sheffield
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