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Certosa di Trisulti: cacciati i “crociati del terzo millennio” di Steve Bannon

Certosa di Trisulti: cacciati i “crociati del terzo millennio” di Steve Bannon

ROMA-ADISTA. Come già anticipato da Adista circa quattro mesi fa, il ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo ha annullato il provvedimento di concessione della Certosa di Trisulti all’associazione Dignitas Humanae Institute, guidata da Benjamin Harnwell e vicina a Steve Bannon, ex consigliere del presidente Usa Donald Trump (v. Adista Notizie n. 22/19).

«Il provvedimento – si legge nella nota del ministero guidato da Dario Franceschini – è giunto al termine del procedimento avviato nell’agosto 2019 dal quale è emerso che, contrariamente a quanto dichiarato al momento della candidatura, l’associazione non risultava in possesso dei requisiti richiesti dal bando per la concessione a privati di immobili del demanio culturale dello Stato».

Riempiono gli scatoloni, quindi, e se ne tornano a casa i “crociati del terzo millennio”, che nella certosa di Trisulti, in Ciociaria (Fr), avrebbero voluto installare l’Accademia dell’Occidente giudaico-cristiano, un pensatoio dell’integralismo cattolico, «una scuola di gladiatori di destra, i soldati delle prossime guerre culturali che dovranno difendere l’Occidente», secondo la definizione dello stesso Bannon.

Era stato l’ex ministro della Cultura, il grillino Alberto Bonisoli, ad avviare l’iter per la revoca della concessione dell’abbazia certosina del 1200 all’associazione Dignitatis humanae institute (Dhi), che il 14 febbraio 2018 si aggiudicò un bando pubblico dello stesso Mibac che le assegnava Trisulti per 19 anni, ad un canone di affitto di centomila euro l’anno. Troppe le irregolarità emerse: Dhi non aveva il riconoscimento della personalità giuridica; non aveva tra i suoi scopi statutari lo svolgimento di attività di tutela, di promozione, di valorizzazione o di conoscenza dei beni culturali e paesaggistici; non aveva una documentata esperienza almeno quinquennale nel settore della collaborazione per la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale; non aveva una documentata esperienza nella gestione, nel quinquennio antecedente la pubblicazione del bando, di almeno un immobile culturale, pubblico o privato, con attestazione della soprintendenza territorialmente competente di adeguata manutenzione e apertura alla pubblica fruizione. Senza contare che Dhi era risultata inadempiente all’obbligo del pagamento del canone di concessione, agli obblighi di manutenzione ordinaria e straordinaria, nonché a quelli di custodia e vigilanza.

Ed ora il ministero ha messo la parola fine sulla vicenda

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