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Religiose, è tempo di prendere posizione!

Religiose, è tempo di prendere posizione!

Tratto da: Adista Documenti n° 37 del 26/10/2019

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Essere una religiosa consacrata è la gioia della mia vita. Faccio tesoro della nostra pratica contemplativa che ci consente di immergerci nel mistero divino vivo nel nostro mondo. Questa vita spirituale, proprio come la prima Pentecoste, ci spinge a portare il vangelo dove altrimenti non ci sarebbe. Nella mia vita ministeriale, ho svolto un lavoro sociale, ho esercitato l’avvocatura e ora mi occupo di ministero politico negli Stati Uniti. Ho avuto la straordinaria opportunità di vivere il carisma della nostra Società delle Sorelle del Servizio Sociale. È pienezza e gioia.

La mia esperienza è proprio quella che papa Francesco descrive nella Evangelii gaudium:

«Una fede autentica – che non è mai comoda e individualista – implica sempre un profondo desiderio di cambiare il mondo, di trasmettere valori, di lasciare qualcosa di migliore dopo il nostro passaggio sulla terra».

Conosco la verità di questa affermazione. Radicata nella fede, ho desiderio ardente di lasciare questa terra in qualche modo migliore. Lavoro in un momento politico molto impegnativo per la nostra nazione e il nostro mondo. Lavoro per riparare la sperequazione di reddito e di ricchezza della nostra nazione. Queste esperienze nutrono la mia preghiera, e la mia preghiera nutre il mio servizio. So che le mie consorelle riunite qui oggi condividono quella consapevolezza dello Spirito che è vivo nella nostra missione condivisa.

Ma, quando sposto lo sguardo dal luogo del mio servizio a Washington DC alla realtà che mi circonda qui a Roma, vedo la nostra amata Chiesa soffrire a causa dell'incapacità della leadership di cogliere e di accettare i doni dello Spirito offerti alla nostra Chiesa in questo momento difficile. La mia fede mi ha guidata e spero che riusciamo a essere più coraggiose e di conseguenza meno a nostro agio nel nostro impegno a incarnare il vangelo nel contesto della nostra fede.

La Chiesa negli Stati Uniti e in altre parti del mondo continua a risentire dei risultati della crisi degli abusi sessuali. Soffriamo di una polarizzazione nella Chiesa che deriva dal caos politico secolare. La cura dei migranti e dei più emarginati è scivolata via dai radar di molti dei nostri leader ecclesiastici. Ci sono molte lamentele per la mancanza di sacerdoti ordinati. Molti leader nella nostra Chiesa stanno annaspando.

Se bisogna guarire il corpo di Cristo, la leadership della nostra Chiesa deve rivolgere lo sguardo ai doni dello Spirito che sono tutt’intorno. Sembra però che non siano disposti a farlo, a meno che noi suore prendiamo la parola. Noi suore dobbiamo aiutare la nostra leadership clericale a vedere con nuovi occhi.

Nel Vangelo, vediamo Gesù più volte avvicinare i capi religiosi del suo tempo, punzecchiandoli e spingendoli a intuizioni più grandi. Negli Atti degli Apostoli i primi discepoli sollecitarono i loro capi religiosi alla ricerca del cambiamento. Gli Atti degli Apostoli chiariscono che fin dall'inizio della nostra Chiesa, le donne erano leader nelle chiese domestiche del I e II secolo. Rivendicare questa tradizione per il nostro tempo è essenziale per il futuro della nostra Chiesa. Agendo come fece Gesù, uniamo le nostre forze per spingere la nostra leadership a ripristinare il posto giusto delle donne come leader istituzionali riconosciute nella Chiesa universale.

Oggi siamo qui saldamente ancorate alla nostra preghiera, radicata nello Spirito, per fare appello affinché le nostre sorelle rappresentanti al Sinodo abbiano almeno un voto come i rappresentanti dei religiosi. È una piccola richiesta, ma un primo passo importante. Radicate nella riflessione contemplativa, prestiamo ascolto al sussurro dello Spirito che ci porta a prendere la parola con un messaggio evangelico di inclusione di tutti i fedeli. Ma non parliamo per il nostro bene. Parliamo affinché i doni del corpo di Cristo siano pienamente riconosciuti.

Alla riunione del 2017 di Voices of Faith, l’inglese Scilla Elworthy ha parlato del suo studio sull'intelligenza femminile. Il suo studio ha dimostrato che quando l’intelligenza femminile viene integrata in ogni sistema, l'intero sistema fiorisce. Scilla ha identificato cinque caratteristiche che sarebbero di enorme beneficio per la struttura della Chiesa. I suoi studi hanno rivelato che l'intelligenza femminile comprende: inclusività, ascolto, interconnessione, compassione (empatia che conduce all'azione) e rigenerazione. In questo periodo di crisi degli abusi, alla luce dei precedenti scandali finanziari della Chiesa e delle attuali notizie riguardanti faide e intrighi nella curia, l’inclusione di questa intelligenza femminile al Sinodo rappresenterebbe una ventata di aria fresca.

E quanto appropriato sarebbe farlo per la prima volta al Sinodo sulla regione amazzonica. A Washington conosco le Suore di Notre Dame di cui era parte suor Dorothy Stang, che fu assassinata per il suo sforzo di proteggere la regione amazzonica dallo sfruttamento e dal degrado. Suor Dorothy ha dato la sua vita per il popolo e per la terra dell'Amazzonia. Noi religiose abbiamo la responsabilità di alzare la voce per lei e far sentire la sua presenza. Come può l'istituzione voltare le spalle alle voci delle nostre sorelle che vivono con il popolo di questa terra minacciata? Come possono le nostre sorelle non avere almeno un voto al Sinodo? E, sorelle mie, come possiamo non prendere la parola per le persone più emarginate e per la nostra terra ferita? Il momento è adesso.

Alcuni vorrebbero farci credere che il nostro voto di obbedienza dovrebbe impedirci di prendere la parola. Tutta mavia, sappiamo dal nostro studio sull'obbedienza nella tradizione benedettina che essa implica un ascolto con le orecchie del nostro cuore e quindi un’azione in base a ciò che ascoltiamo. Questo ascolto mi porta oggi ad affermare che il silenzio non è un'opzione. Le esperienze delle nostre sorelle e fratelli che serviamo hanno bisogno che noi parliamo della nostra esperienza vissuta. Siamo i testimoni di questa nuova Pentecoste per il nostro popolo e la nostra terra. Lo Spirito ci chiama a parlare contro ogni forma di sfruttamento, nella Chiesa, o nella società civile.

Quindi parliamo chiaramente, oggi, dei doni dello Spirito che abbiamo ricevuto. Portiamo più in alto l'intuizione e la saggezza che abbiamo scoperto attraverso l'incontro e la preghiera. Apriamoci a questo momento di Pentecoste. Veniamo inviate fuori da questa sala a parlare del bisogno della nostra Chiesa di accettare i nostri doni come parte del Corpo di Cristo. Questo è il tempo di essere fedeli e devoti allo Spirito di Dio, lo richiede la memoria dei nostri martiri. Questa è l'autentica richiesta della nostra fede.  

* Foto [ritagliata] tratta da Network - Advocates for Justice, Inspired by Catholic Sisters ©

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