
La determinazione delle religiose: parità nella Chiesa, è tempo di agire
Tratto da: Adista Documenti n° 37 del 26/10/2019
DOC-3023. ROMA-ADISTA. Il Sinodo panamazzonico in corso (6-27 ottobre) in Vaticano rappresenta un’occasione imperdibile per le religiose per fare sentire la loro voce e la loro protesta per la totale assenza di una componente femminile dotata di diritto di voto, ma soprattutto, e più in generale, per l’ingiustizia strutturale perdurante da lunghissimo tempo – ma non da sempre – per la quale le donne (e nello specifico le religiose) nella Chiesa sono trattate da cittadine di serie B. È stato dunque un momento importante l’evento organizzato da Voices of Faith il 3 ottobre scorso a Roma, alla vigilia dell’apertura del Sinodo, intitolata significativamente “And you sister… What do you say?” (E tu sorella, cosa dici?), che ha visto la partecipazione soprattutto di religiose arrivate da ogni parte del mondo per testimoniare la loro esperienza di esclusione e il proprio impegno per il futuro della Chiesa (v. Adista Notizie n. 35/19). Sono state spesso proprio le religiose, infatti, alle frontiere del cambiamento, a incarnare il ruolo di profete e pioniere, in contesti diversissimi e a partire da culture molto differenti. Riportiamo qui, in una nostra traduzione dall’inglese, le testimonianze di alcune delle protagoniste della convention.
Suor Madeleine Fredell, domenicana svedese, teologa e segretaria generale della Commissione svedese Giustizia e pace, ha riflettuto sull’esclusione delle donne dalla predicazione dell’omelia (un’esclusione divenuta assoluta e senza eccezioni a partire dalla metà degli anni ‘90, con il legalismo e il centralismo del pontificato wojtyiliano) chiedendosi fino a dove arrivi, per le donne, quella parresia cui papa Francesco ha esortato. Qui il suo intervento.
Doris Wagner, giovane ex religiosa vittima di abusi sessuali, ha messo l’accento sulle disfunzioni strutturali della Chiesa, esortando a smettere di «stare al gioco, di ascoltare, ubbidire e pagare» e a prendere la parola tout court, nella speranza di arrivare un giorno a una nuova visione della Chiesa, più giusta e paritaria. Qui il suo intervento.
Suor Simone Campbell, avvocata e direttrice di Network – organismo impegnato nel servizio sociale – nonché promotrice dell’iniziativa “Nuns on the Bus”, un tour che porta le religiose in una promozione itinerante dell’impegno per gli ultimi e per l’uguaglianza (oggi a Washington è impegnata nel campo della giustizia sociale, occupandosi soprattutto di riforma dell’immigrazione e sanità), ha sottolineato, sulla scorta degli studi dell’inglese Scilla Elworthy, l’importanza dell’apporto dell’intelligenza femminile, un’intelligenza che si dispiega intorno a «empatia, inclusività, interconnessione, rigenerazione»; sarebbe essenziale per dare «una ventata d’aria fresca» al Sinodo. Campbell ha inoltre ricordato la figura di Dorothy Stang, religiosa statunitense impegnata per gli ultimi e per l’ambiente in Brasile e assassinata nel 2005. «The time is now», ha ripetuto più volte, questo è il momento di agire, in uno spirito di obbedienza – cui le religiose vengono sollecitate continuamente – che tuttavia non è silenzio né atteggiamento passivo, bensì ascolto profondo e azione, autentica fedeltà allo Spirito. Qui il suo intervento.
Suor Shalini Mulackal, prima presidente donna dell’Associazione Teologica indiana, ha sottolineato come in India le donne consacrate siano ancora sottoposte alla pressione della dipendenza dal clero maschile. Qui il suo intervento.
* Giovanni dal ponte, Le virtù della vita monastica delle religiose (1420-25 ca), particolare; foto [ritagliata] di Sailko del 2018 tratta da wikimedia commons, licenza Creative Commons
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