
Trump si arrabbia con i Brics e minaccia il Brasile per spaventarli tutti
È chiaro che a Donald Trump i BRICS appaiono come il diavolo. Il vertice, che a detta degli osservatori è andato molto bene, l’ha mandato su tutte le furie. Già il 6 luglio sul suo sociale Truth intimava: «qualunque Paese che si allinei alle politiche antiamericane del BRICS subirà una tariffa addizionale del 10%». Ma il giorno 9 ha preso carta e penna e ha scritto a Luiz Inácio Lula da Silva una lettera sorprendente per contenuto e stile, attaccando direttamente il presidente brasiliano per il processo cui il Brasile sta sottoponendo l’ex presidente e suo amico Jair Bolsonaro e minacciando guerra commerciale. Perché proprio in questo frangente? Perché l’intenzione è quella di colpire il Brasile per dare “un esempio” di quello che succede se si decide di andare per la propria strada invece che seguire le indicazioni imperiali.
La lettera di Trump
Dopo un formale «Egregio Signor Presidente», Trump va giù duro: «Il modo in cui il Brasile ha trattato l'ex Presidente Bolsonaro, un leader molto rispettato in tutto il mondo durante il suo mandato, compresi gli Stati Uniti, è una vergogna internazionale. Questo processo non dovrebbe aver luogo. È una caccia alle streghe che deve finire IMMEDIATAMENTE!». Fra parentesi, le parole in maiuscolo così nell’originale. Segue subito la minaccia sui dazi : «In parte a causa degli insidiosi attacchi del Brasile alle libere elezioni e della fondamentale violazione della libertà di espressione degli americani (come recentemente dimostrato dal Supremo Tribunale Federale brasiliano, che ha emesso centinaia di ordini di censura SEGRETI e ILLEGALI contro le piattaforme di social media statunitensi, minacciandole con milioni di dollari di multe e con l'espulsione dal mercato brasiliano), a partire dal 1° agosto 2025, applicheremo al Brasile una tariffa del 50% su tutte le esportazioni brasiliane inviate negli Stati Uniti, separatamente da tutte le tariffe settoriali esistenti. Le merci trasbordate per cercare di evitare la tariffa del 50% saranno soggette a questa tariffa più elevata».
E più avanti: «Il nostro rapporto, purtroppo, è stato tutt'altro che reciproco» e perciò «vi preghiamo di comprendere che il 50% è di gran lunga inferiore a quanto sarebbe necessario per garantire parità di condizioni nei nostri scambi commerciali con il vostro Paese. Ed è necessario correggere le gravi ingiustizie del sistema attuale. Come sapete, non ci saranno dazi se il Brasile, o aziende del vostro Paese, decideranno di costruire o produrre merci negli Stati Uniti e, di fatto, faremo tutto il possibile per approvare progetti rapidamente, in modo professionale e sistematico, in altre parole, nel giro di poche settimane». «Queste tariffe potranno essere modificate – verso l’alto o verso il basso – dipendendo dalle relazioni con il suo paese. Mai lor signori saranno delusi dagli Stati Uniti d’America».
Il comunicato stampa di Lula
In risposta, Lula firma un «comunicato stampa». Dice che «è importante sottolineare» che:
«il Brasile è un Paese sovrano con istituzioni indipendenti che non accetterà il controllo di nessuno. I procedimenti legali contro coloro che hanno pianificato il colpo di stato sono di esclusiva competenza dei tribunali brasiliani e, pertanto, non sono soggetti ad alcun tipo di interferenza o minaccia che violi l'indipendenza delle istituzioni nazionali.
Nel contesto delle piattaforme digitali, la società brasiliana rifiuta contenuti di odio, razzismo, pornografia infantile, truffe, frodi e discorsi contro i diritti umani e la libertà democratica.
In Brasile, la libertà di espressione non può essere confusa con aggressioni o pratiche violente. Per operare nel nostro paese, tutte le aziende nazionali e straniere sono soggette alla legge brasiliana.
Le informazioni, nel caso delle relazioni commerciali tra Brasile e Stati Uniti, sul presunto deficit statunitense sono false. Le statistiche dello stesso governo degli Stati Uniti dimostrano un surplus commerciale di circa 410 miliardi di dollari con il Brasile negli ultimi 15 anni. In questo senso, qualsiasi aumento tariffario unilaterale sarà regolato dalla Legge Brasiliana sulla Reciprocità Economica». «Sovranità, rispetto e difesa senza compromessi degli interessi del popolo brasiliano – conclude Lula – sono i valori che guidano le nostre relazioni con il mondo».
La reazione del Paese
Al di là dei comunicati va sottolineata la compattezza della società nel suo insieme nel respingere le ingerenze statunitensi; settori diversi sono unanimi nel non vacillare per non cedere di un millimetro alle pressioni e trovare ambiti di trattativa diplomatico commerciale nonché spazi economici internazionali alternativi. Si ritrovano su questa linea i padroni dell’agribusiness, la federazione delle industrie, i sindacati del commercio, oltre alle forze sindacali e partitiche democratiche e la cosiddetta gente comune. Giovedì 10 luglio si è svolta una manifestazione a San Paolo partecipata come non avveniva da tempo, dal momento che il Brasile vive un grave momento di paralisi sociale e mancanza di partecipazione. Questo risveglio aveva già dato qualche segno nei giorni precedenti di fronte al sabotaggio da parte del Parlamento di misure blandissime per ridurre il debito pubblico con un prelievo irrisorio su flussi finanziari (IOF, imposta su operazioni finanziarie). La rivolta istintiva contro l’“ingiustizia” fiscale sembra saldarsi con la repulsa della prepotenza imperiale. (eletta cucuzza, teresa isenburg)
*Foto ritagliata da Palácio do Planalto tratta da Flickr
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