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La riforma dovrà attendere: “Querida Amazonia” secondo Daniele Menozzi

La riforma dovrà attendere: “Querida Amazonia” secondo Daniele Menozzi

Tratto da: Adista Notizie n° 7 del 22/02/2020

40139? ROMA-ADISTA. «Il papa prende atto che in questo momento gli equilibri ecclesiali non consentono di realizzare i mutamenti che gli hanno chiesto i settori ecclesiali cui pure si mostra simpatetico. Probabilmente è la costatazione del limite invalicabile cui è giunto il suo governo e un passaggio di consegne al successore». Così Daniele Menozzi, professore emerito di Storia contemporanea alla Normale di Pisa e studioso del papato in età moderna e contemporanea, interpreta l’esortazione post-sinodale di papa Francesco Querida Amazonia (v. qui). Adista lo ha intervistato.

Professor Menozzi, come interpreta la chiusura del papa alla possibilita di ordinare preti i diaconi permanenti sposati, come aveva proposto il Sinodo dei vescovi dell’Amazzonia?

«L’esortazione fin dalle battute iniziali avverte che non intende affrontare tutte le questioni presenti nel documento sinodale, ma trattare quelle che riflettono le principali preoccupazioni attuali del papa. Il silenzio sul celibato significa solo che Bergoglio non ritiene che il tema del celibato sia una questione centrale nell’odierna situazione della Chiesa universale. Al contempo l’esortazione insiste sulla specificità delle molteplici inculturazioni che il messaggio della Chiesa assume nello spazio e nel tempo. È il riconoscimento della grande varietà di assetti che le Chiese locali possono assumere in relazione ai loro peculiari contesti. In tal modo si lascia aperta la porta ad un futuro mutamento disciplinare in materia».

Nel documento, da un lato si afferma la centralita dell’Eucaristia per le comunita cristiane e le difficolta di molte comunita delle zone piu remote dell’Amazzonia di celebrarla per mancanza di preti, dall’altro si ribadisce che la celebrazione dell’Eucaristia e prerogativa esclusiva del prete. Non c’e una scollatura fra l’analisi della situazione e le soluzioni proposte, fra diagnosi e terapia?

«L’esortazione parte dal riconoscimento che i vescovi dell’Amazzonia conoscono la situazione molto meglio del papa e della curia romana. Sul tema si limita ad affermare che un mutamento in ordine al nesso tra sacramento dell’ordine e presidenza dell’eucarestia costituirebbe un cambiamento che non sarebbe recepito a livello della Chiesa universale. Pur mostrandosi consapevole del problema, intende avvertire che la soluzione proposta nel documento sinodale in questo momento metterebbe in questione l’unità ecclesiale».

Anche per le donne non sembrano esserci grandi spazi in più rispetto a quelli attuali...

«La chiusura sull’ordinazione femminile si accompagna a due aperture. Sono aperture presenti nel precedente insegnamento del papa, ma vengono ribadite e se ne sollecita l’attuazione. In primo luogo si raccomanda che le donne accedano alla responsabilità del governo delle comunità ecclesiali, mentre ora svolgono prevalentemente ruoli di servizio. In secondo luogo si invita all’approfondimento teologico perché si trovino nuove funzioni ad esse riservate in grado di valorizzare pienamente la loro presenza ecclesiale».

Non le sembra che nell’esortazione emerga una forte continuità con il magistero dei predecessori di Francesco, papa Ratzinger e soprattutto papa Wojtyla?

Non si registrano arretramenti rispetto alle posizioni riformiste espresse in precedenza; non vengono però sviluppate e tradotte in misure concrete. Di fronte al montare di un’opposizione che la presenza di un papa emerito, abilmente strumentalizzato anche da settori della curia romana, rende pericolosa per l’unità della Chiesa, Francesco si dilunga a spiegare agli oppositori le ragioni che giustificano le scelte compiute. Si può dire che i tradizionalisti hanno ottenuto il loro scopo: impedire al processo riformatore di avanzare; ma il progetto di neo-cristianità alimentato da Giovanni Paolo II e, ancora più, da Benedetto XVI è definitivamente tramontato.

Ai numeri 104-105 dell’esortazione, si fa cenno al dibattito di questi mesi e alle proposte di «organizzazione ecclesiale apparentemente opposte», con implicito riferimento al nodo preti sposati si/no e si spiega che «il conflitto si supera ad un livello superiore […] in una nuova realtà». Le sembra emergere dal testo questa sintesi superiore?

«Non c’è alcuna sintesi superiore; ma non c’è nemmeno una scelta conservatrice. Penso che il papa prenda atto che in questo momento gli equilibri ecclesiali non consentono, per evitare una lacerazione all’interno della Chiesa, di realizzare i mutamenti che gli hanno chiesto i settori ecclesiali cui pure si mostra simpatetico. Quel passo significa un invito a lavorare per superare le opposizioni e trovare una soluzione. Probabilmente è la constatazione del limite invalicabile cui è giunto il suo governo e un passaggio di consegne al successore».

Il Sinodo aveva fatto una proposta, il pontefice l’ha respinta. E la pietra tombale sulla sinodalita? E la conseguente riaffermazione, nei fatti, che la Chiesa romana e una monarchia assoluta? In fondo pare un atto piu pesante di quello di Paolo VI sulla Humanae Vitae: quello ignorato da Montini era il parere di una commissione, qui invece si respinge la proposta di un’assemblea sinodale…

«Il Sinodo della Chiesa tedesca è in cammino; penso che sul suo esempio altri sinodi si faranno. Il problema cui, fin dal Concilio Vaticano II, la Chiesa si trova di fronte è la modalità di trasmettere il messaggio evangelico agli uomini d’oggi. Sono uomini che vivono in uno spazio e in un tempo determinati. Il governo di Francesco ha mostrato che il percorso sinodale appare la via più adeguata per incontrarli sul piano pastorale. A meno di volersi rinchiudere nei confini della setta, le gerarchie locali dovranno intraprendere questa strada. Solo al termine di questo percorso si potrà sapere come si riconfigurerà il ministero petrino cui è affidata la tutela dell’unità ecclesiale. Ai suoi tempi Paolo VI poteva ancora immaginare un’unità ecclesiale garantita dalla monarchia papale, oggi si può solo prospettarla come una sinfonia di Chiese diverse».

Come pensa che reagiranno in America Latina? E, in generale, i sostenitori – talvolta acritici – del «papa rivoluzionario»?

Immagino che l’esortazione venga letta come un invito ad impegnarsi per superare il ritardo teologico, gli interessi clericali e le resistenze politiche che hanno impedito la ricezione del documento sinodale a livello della Chiesa universale.

In estrema sintesi: e la vittoria dei fautori della tradizione e la sconfitta dei riformatori?

No. I tradizionalisti hanno ottenuto di bloccare lo sviluppo del processo riformatore, ma i presupposti culturali del processo sono pienamente ribaditi nel documento. Penso che il papa sia convinto che occorra una lenta opera di maturazione all’interno della Chiesa perché la riforma possa riprendere il suo corso.

* Foto del professor Daniele Menozzi tratta dal sito dell'Accademia Nazionale dei Lincei

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