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Campagna “Ero straniero”: nuove regole per i lavoratori stranieri

Campagna “Ero straniero”: nuove regole per i lavoratori stranieri

ROMA-ADISTA. Si terrà il prossimo 10 marzo, alla Camera dei deputati, un incontro fra aziende, attivisti, rappresentanti sindacali per discutere in modo specifico dei temi del lavoro delle persone immigrate, promosso dalla campagna “Ero straniero”, che punta a superare la legge Bossi-Fini e puntare su accoglienza, lavoro e inclusione (“Ero straniero” è una campagna promossa da: Radicali Italiani, Fondazione Casa della carità “Angelo Abriani”, ACLI, ARCI, ASGI, Centro Astalli, CNCA, A Buon Diritto, CILD, Oxfam Italia, ActionAid Italia, Legambiente Onlus, ASCS – Agenzia Scalabriniana per la Cooperazione allo Sviluppo, AOI, FCEI – Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia).

«La campagna “Ero straniero” si è impegnata in questi anni ad approfondire due ambiti fondamentali nella gestione delle migrazioni, messi in secondo piano negli anni scorsi nel nostro Paese rispetto agli sbarchi e all’accoglienza: la programmazione di canali di ingresso per lavoro, con l’incontro tra domanda e offerta, e l’inserimento attivo nella società della popolazione straniera già presente nel nostro Paese. Con l’obiettivo di elaborare soluzioni ragionevoli e a lungo termine a tali questioni – spiegano i promotori –, è nata una proposta di legge di iniziativa popolare, frutto del lavoro e dell’esperienza di tante realtà, dal titolo “Nuove norme per la promozione del regolare permesso di soggiorno e dell’inclusione sociale e lavorativa di cittadini stranieri non comunitari”, depositata con oltre 90.000 firme alla Camera dei deputati il 27 ottobre 2017 e ora all’esame della Commissione affari costituzionali. Sono misure concrete, realizzabili e di buon senso, che porterebbero benefici a tutta la collettività, in termini di opportunità, diritti, legalità. Per questo, il 10 marzo vogliamo confrontarci con il mondo produttivo italiano che in più occasioni, in questi anni, ha sottolineato i limiti e l’inefficacia dell’attuale sistema di gestione dell’immigrazione, a cominciare dalla poca flessibilità, dall’elevata burocrazia e dalle difficoltà nell’andare incontro, realmente, al fabbisogno di manodopera».

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