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Pandemia: la Terra è una, unica sia la Sanità. La riflessione della

Pandemia: la Terra è una, unica sia la Sanità. La riflessione della "Costituente Terra"

“Una Terra, un popolo, una Costituzione, una scuola”: questo lo slogan che fa da intestazione alla newsletter della “Costituente Terra”, la Scuola istituita per elaborare e prefigurare il pensiero per una nuova soggettività politica del popolo della Terra e per dare a questo soggetto una sua Costituzione. L’iniziativa è partita nel 72° anniversario della promulgazione della Costituzione italiana da un gruppo di persone - il giornalista ed ex parlamentare della Sinistra Indipendente Raniero La Valle, il giurista ed ex magistrato Luigi Ferrajoli, il costituzionalista Valerio Onida, il pacifista argentino, Premio Nobel per la Pace 1980 Adolfo Perez Esquivel, il vescovo emerito di Caserta mons. Raffaele Nogaro, il giurista e magistrato Paolo Maddalena, l’economista e politologo Riccardo Petrella e il magistrato cassazionista Domenico Gallo – che si è poi ampliato per le numerose adesioni ricevute.

È Ferrajoli a firmare questa newsletter numero 8 (20 marzo), da cui, pima di riprodurla qua sotto nella sua integralità, vogliamo estrapolare la seguente frase per indicarne in sintesi il contenuto: «Il carattere globale di questa epidemia conferma la necessità – già evidente in materia di aggressioni all’ambiente, ma resa ancor più visibile e urgente dal terribile bilancio quotidiano dei morti e dei contagiati – di una Costituzione della Terra che preveda garanzie e istituzioni all’altezza delle sfide globali e a tutela della vita di tutti».

 

LA SANITÀ? MONDIALE

Il coronavirus non conosce confini. Si è ormai diffuso in quasi tutto il mondo e certamente in tutta Europa. È un’emergenza globale che richiederebbe una risposta globale. Possiamo quindi trarne due insegnamenti, che ci costringono a riflettere sul nostro futuro.

Il primo insegnamento riguarda la nostra fragilità e, insieme, la nostra totale interdipendenza. Nonostante le conquiste tecnologiche, la crescita delle ricchezze e l’invenzione di armi sempre più micidiali, continuiamo – tutti, semplicemente in quanto esseri umani – ad essere esposti alle catastrofi, talune provocate da noi stessi con i nostri inquinamenti irresponsabili, altre, come l’attuale epidemia, consistenti in calamità naturali. Con una differenza, rispetto a tutte le tragedie del passato: il carattere globale delle catastrofi odierne, le quali colpiscono tutto il mondo, l’umanità intera, senza differenze di nazionalità, di cultura, di lingua, di religione e perfino di condizioni economiche e politiche. Ne consegue purtroppo una drammatica conferma della necessità e dell’urgenza di realizzare un costituzionalismo planetario: quello che abbiamo promosso mediante la scuola “Costituente Terra”.

Il secondo insegnamento riguarda la necessità che di fronte a emergenze di questa natura vengano adottate misure efficaci e soprattutto omogenee, onde evitare che la varietà dei provvedimenti adottati, in molti casi del tutto inadeguati, finisca per favorire il contagio e moltiplicare i danni per tutti. E invece ciascun Paese adotta misure diverse, talora del tutto insufficienti come quelle prese negli Stati Uniti e in Inghilterra, i cui governi hanno sottovalutato il pericolo per non danneggiare le loro economie. Perfino in Europa i 27 Paesi membri si muovono in ordine sparso, adottando ciascuno strategie diverse. Eppure, almeno per quanto riguarda l’Europa, una gestione comune dell’epidemia sarebbe addirittura imposta dai Trattati. L’articolo 168 del Trattato sul funzionamento dell’Unione, dedicato alla sanità pubblica, dopo aver affermato che l’«Unione è garante di un livello elevato di protezione della salute umana», stabilisce che «gli Stati membri coordinano tra loro, in collegamento con la Commissione, le rispettive politiche» e che «il Parlamento europeo e il Consiglio possono anche adottare misure per proteggere la salute umana, in particolare per lottare contro i grandi flagelli che si propagano oltre frontiera». Inoltre l’art. 222, intitolato «clausole di solidarietà», stabilisce che «l’Unione e gli Stati membri agiscono congiuntamente in uno spirito di solidarietà qualora uno Stato membro sia vittima di una calamità naturale». È mai possibile che l’Unione Europea sia capace di imporre agli Stati membri soltanto sacrifici e politiche di austerità a beneficio dei pareggi di bilancio, e non anche misure sanitarie a beneficio della salute e della vita dei suoi cittadini? La Commissione europea ha tra i suoi componenti un commissario per la salute, un altro per i diritti sociali, un altro ancora per la coesione e le riforme e perfino un commissario per la gestione delle crisi. Cosa aspettano costoro a prendere in mano questa emergenza e quanto meno a promuovere, con direttive vincolanti, misure omogenee ed efficaci dirette a fronteggiarla?

Ma soprattutto il carattere globale di questa epidemia conferma la necessità – già evidente in materia di aggressioni all’ambiente, ma resa ancor più visibile e urgente dal terribile bilancio quotidiano dei morti e dei contagiati – di una Costituzione della Terra che preveda garanzie e istituzioni all’altezza delle sfide globali e a tutela della vita di tutti. Esiste già un’Organizzazione mondiale della Sanità. Ma essa non ha i mezzi e gli apparati neppure per portare nei Paesi poveri i 460 farmaci salvavita che 40 anni fa stabilì che dovessero essere accessibili a tutti e la cui mancanza provoca ogni anno otto milioni di morti. Oggi l’epidemia globale colpisce tutti, senza distinzione tra ricchi e poveri. Dovrebbe perciò fornire un’occasione per fare dell’OMS una vera istituzione di garanzia globale, dotata dei poteri e dei mezzi economici necessari ad affrontare la crisi con misure razionali e adeguate, non condizionate da interessi politici o economici contingenti ma finalizzate alla garanzia della vita di tutti gli esseri umani solo perché tali.

Di questo salto di civiltà – la realizzazione di un costituzionalismo globale e di una sfera pubblica planetaria – esistono oggi tutti i presupposti: non soltanto quelli istituzionali, ma anche quelli sociali e quelli culturali. Tra gli effetti di questa epidemia ci sono infatti una rivalutazione della sfera pubblica, una riaffermazione del primato dello Stato rispetto alle Regioni in tema di sanità e, soprattutto, lo sviluppo – dopo anni di odio, di razzismi e di settarismi – di un senso straordinario e inaspettato di solidarietà tra le persone e tra i popoli, che si sta manifestando negli aiuti provenienti dalla Cina, nei canti comuni e nelle manifestazioni di affetto e di gratitudine, sui balconi, nei confronti dei medici e degli infermieri, nella percezione, in breve, che siamo un unico popolo della Terra, accomunato dalla condizione comune in cui tutti viviamo. Forse da questa tragedia può nascere finalmente una consapevolezza generale in ordine al nostro comune destino, che richiede perciò un comune sistema di garanzie dei nostri diritti e della nostra pacifica e solidale convivenza.

Nel sito www.costituenteterra.it pubblichiamo uno scritto di Gianni Tamino sugli insegnamenti del coronavirus e come evitare una futura pandemia, un articolo della psicoterapeuta Anna Sabatini Scalmati sui “danni collaterali” di natura psichica minacciati dalla pandemia e sul compito di un nuovo pensiero e una buona notizia fornita da Antonio Gaspari, secondo la quale, a diminuire le emissioni da carburanti, come in questi giorni forzatamente succede, l’inquinamento effettivamente diminuisce.

Con i più cordiali saluti

Luigi Ferrajoli

*Foto tratta da Flickr, immagine originale e licenza

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