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DENTRO LE MURA / 8: Per esser chiari sulla preghiera...

DENTRO LE MURA / 8: Per esser chiari sulla preghiera...

Dentro le mura

È qui che siamo. Tutti dentro le mura, ospiti forzati delle nostre case per il più alto bene comune, la vita: la dobbiamo proteggere da noi stessi, tutti possibili vettori di un virus che troppo spesso non perdona chi non “sa” resistergli. Costretti i nostri corpi a muoversi lungo perimetri brevi e immodificabili, sono libere le nostre menti di spaziare e sondare profondità che raramente frequentiamo, per mancanza di tempo, di silenzi, di piccole solitudini. Voli di cui ci giungono tracciati sotto forma di testi, riflessioni, lettere, e ai quali Adista apre qui un luogo virtuale perché vi facciano nido, fecondino altre menti, portino pensieri, empatie, confidenze. Il nido non ha porte. Depositate qui i vostri pensieri, li metteremo in rete. Scrivete a info@adista.it mettendo in oggetto “Dentro le mura”. Vi attendiamo!

Quale preghiera?

di Aldo Antonelli

«Sono d’accordo con te, ma allora cos’è la preghiera? Avrei bisogno di chiarimenti».

«Condivido tutto. Ma preghiamo per darci coraggio di fronte all’impotenza. Come gli apostoli durante la tempesta: “Signore non ti importa se moriamo?”».

«Vero Aldo… ma il Dio che noi preghiamo è anche quello del conforto e della speranza!».

Sono solo alcune delle risposte che ho letto come tacito invito a precisare le mie critiche e integrarle.

Riconfermando fino alle virgole quanto ho scritto l’altro giorno sulla preghiera, mi pare giusto, sacrosanto e doveroso ricordare che la critica era e rimane una critica all’uso strumentale e all’abuso funzionale del ricorso alla preghiera come ad un toccasana per la soluzione di ogni problema e, in specie, per la cessazione della pandemia Covid19!

Il mio non era e non voleva essere un trattato sulla Preghiera, ma un intervento circostanziato e ben mirato. Ricordiamocelo sempre, quando leggiamo: leggere cercando di intendere sempre all’interno di un contesto, al fine di evitare  malintesi, di far dire allo scrivente ciò che lo scrivente non dice e di ascoltare cose mai dette.

Ma torniamo a noi: LA PREGHIERA!

Ma è chiaro: la preghiera è tante cose!

Anzitutto la preghiera è un atto umano. La preghiera è il grido dell’animo ferito, è l’invocazione del sofferente, è l’imprecazione del disperato (sì, anche questo!), è il grido di gioia dell’innamorato, è il respiro di speranza del fiducioso che non si arrende, è l’atto di grazia della persona felicemente realizzata e il gesto di grazie del riconoscente. La preghiera è tutto questo ed altro ancora.

Poi c’è la preghiera “cristiana” che è un mettersi in ascolto di Dio che parla, a parla attraverso mille voci: il grido dei disperati, il bisogno dei non abbienti, il richiamo dei ghiacciai che fondono e delle foreste che bruciano, la violenza gratuita dei satolli, ecc. ecc. Preghiera è ascolto di Dio che ci parla e disponibilità nostra all'azione e a una presenza risolutiva, nella misura delle nostre possibilità, naturalmente.

L’ho già detto e lo ripeto anche qui: le richieste che facciamo nella preghiera sono, per noi cristiani, imperativi per le nostre scelte e i nostri orientamenti.

Prendiamo come punto di riferimento la preghiera che Gesù ci ha insegnato: il Padre Nostro, là dove tutto è all’“imperativo/ottativo” (mi si passi l’espressione): “Venga”, “sia fatta”, “dacci”, “rimetti”… Qui non si descrive una realtà (non c’è l’indicativo), ma ci si apre alla dimensione della possibilità, della creatività, della differenza con il dato di fatto e della responsabilità verso il futuro!

Qui, se ci pensiamo bene, viene fatto appello alla “causalità” del singolo uomo sulla totalità, la possibilità di assunzione e di mutamento del reale. Quando nel «Padre nostro» noi cristiani chiediamo che «venga il regno», non poniamo con ciò la premessa e la promessa di una speranza radicale, di un mutamento fondamentale dell'esistenza?

«Purtroppo, e qui ritorno alla critica con le parole che ci vengono dagli amici del Bairro do Brasil, la nostra preghiera è il contrario di quella insegnataci da Gesù. Noi, infatti, si chiede sempre che sia fatta la nostra volontà. E non ci interessa molto sapere qual è invece la sua. i cui contenuti ce li rivela nella seconda parte: che ci sia pane per tutti, condiviso, che ci si dia reciprocamente il perdono, che non si soccomba nel tempo della prova, che si sia liberati da ogni male. Tutto, rigorosamente, al plurale. Per ricordarci che l'egoismo, materiale e spirituale (il pane, i beni, la salute il lavoro, ma anche la grazia, la santità, la salvezza...) è già e sempre peccato... Pregare, più che invocare qualcosa come dono dall'alto, è, dovrebbe essere, un ripeterci costantemente il desiderio di Dio (per questo Gesù dice che bisogna pregare senza sosta), e assumerlo, farlo nostro, viverlo, lottare per attuarlo».

Se così è, allora, più che un dio che ci ascolta, noi ci troviamo davanti a un Dio che ci interroga!

«La Bibbia – ci ricorda Bruno Maggioni, uno dei maggiori esegeti italiani - non ci parla di un Dio che ci ascolta, quanto piuttosto di un Dio che ci smentisce. Il dio pagano è compiacente, si fa garante dei nostri progetti: lo abbiamo costruito perché puntellasse le nostre costruzioni! Ci ascolta, ci dà ragione, ma proprio per questo ci tradisce e ci smentisce, ci lascia prigionieri delle nostre illusioni. Il Dio cristiano, non esaudisce i nostri desideri e proprio per questo ci libera e ci salva».

Inutile aggiungere che, su questo piano, la linea di demarcazione non è quella (tutta clericale) che passa tra “credenti” e “non-credenti”, ma quella (tutta laica) che passa tra “coscienti” e “incoscienti”!

Buona giornata.

Aldo

*Disegno tratto da Pixabay, immagine originale e licenza

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