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La Federazione donne evangeliche al governo: «Ripartire dalla donne»

La Federazione donne evangeliche al governo: «Ripartire dalla donne»

ROMA-ADISTA. Ripartire dalle donne. Lo chiede la Federazione donne evangeliche in Italia (Fdei) che ha inviato ieri una lettera alla ministra per le pari opportunità e la famiglia Elena Bonetti con una serie di proposte concrete per un rilancio sociale, economico e culturale a partire dalle donne, viste come fulcro in tutti i settori della vita.

«Come donne evangeliche più volte abbiamo espresso, anche con una petizione nazionale, il bisogno di sostenere maggiormente le strutture di accoglienza per donne maltrattate e per i loro figli, ma anche di agevolare la nascita di nuove strutture perché non siano presenti a macchia di leopardo sul territorio nazionale», si legge nella lettera, firmata dalla presidente Fdei, pastora Gabriela Lio (a nome dei gruppi e delle Unioni femminili nazionali delle denominazioni evangeliche valdese, metodista, battista, luterana, salutista, avventista, riformata del Ticino che ne fanno parte) e diffusa dall’agenzia Notizie evamgeliche

«Riteniamo necessario – prosegue il testo – pensare a un lavoro agile per uomini e donne quando ci sono minori a casa o quando c’è bisogno di cura per familiari invalidi. Il carico maggiore della cura non può pesare solo sulle spalle delle donne. Esse in genere pagano il prezzo più alto e lo si è visto particolarmente anche in questo periodo di pandemia. È necessario rimodulare i tempi del lavoro e la riorganizzazione della vita sociale, vegliando e facendo rispettare la parità di retribuzione e i diritti delle persone, anche migranti».

«Se vogliamo veramente rendere la vita delle donne meno gravosa, è indispensabile potenziare i servizi essenziali come la sanità, la libertà della persona, la sicurezza pubblica, la sicurezza nei trasporti, la scuola, i servizi culturali», sostiene la Fdei. «Mai come ora, in una fase di rilancio della società, c’è bisogno della presenza femminile nelle istituzioni per progettare un futuro più equilibrato, che tenga conto della vita reale delle persone e delle famiglie, che contribuisca a debellare gli stereotipi negativi che tanto condizionano l’agire quotidiano, che si mettano in atto dinamiche capaci di far crescere i bambini nel rispetto delle differenze fisiche, culturali, sociali. C’è bisogno anche dell’apporto femminile per affrontare il tema dello sviluppo sostenibile, – continua la lettera – senza più sacrificare l’ambiente alle logiche del profitto che favoriscono enormi squilibri, inquinamento e malattie mortali. In un momento di scelte pubbliche importanti, il nostro principale auspicio è che si provi a ideare un futuro più ricco di diritti, di uso assennato delle risorse e di emancipazione».

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