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 Per decisione vaticana, ai focolarini saltano gli “schemetti”

Per decisione vaticana, ai focolarini saltano gli “schemetti”

Tratto da: Adista Notizie n° 28 del 18/07/2020

40337 ROMA-ADISTA. Chiara Lubich, al secolo Silvia, fondatrice dell’Opera di Maria (i focolarini) morta nel 2008, è da tempo lanciatissima verso gli altari. Il suo movimento preme molto perché ciò avvenga in tempi rapidi: la fase diocesana del processo si è conclusa nel 2019, la fase romana della causa è in svolgimento; l’attesa per la proclamazione è tanta. Nella Curia e nei dicasteri vaticani il movimento ha molti sostenitori, per alcuni ecclesiastici la Lubich meriterebbe anche il titolo di dottore della Chiesa. Eppure ci sono questioni che ancora non tornano nella vita della Lubich e nel movimento da lei fondato e diretto. Di alcune di esse abbiamo già parlato (v. Adista Notizie nn. 3, 4, 11 e 18/2020), ora se ne è aggiunta un’altra. Piuttosto spinosa, se ha convinto il Pontificio Consiglio per i Laici a chiedere ai vertici focolarini di smettere una pratica in uso da decenni dentro il movimento: la compilazione degli “schemetti” quotidiani. C’è una lettera, di cui Adista è venuta a conoscenza, del prefetto del dicastero vaticano, card. Kevin Farrell, indirizzata a Maria Voce, presidente dell'Opera di Maria succeduta alla Lubich alla guida del movimento, datata 3 giugno 2020 che impone uno stop a questa pratica.

Per volere di Chiara, ogni sera le focolarine e i focolarini, sia quelli che hanno fatto voto di castità che gli sposati, cosi come i presbiteri focolarini fanno (meglio dire “facevano”, perché il centro del movimento – che si trova a Rocca di Papa, Roma – ha già diramato l’ordine deciso dal Vaticano) un l'esame di coscienza riempiendo quello che all’interno del movimento viene chiamato "schemetto", cioè un prestampato fronte/retro nel quale si devono apporre delle crocette sul vissuto quotidiano personale. Nella concezione della Lubich si trattava dell'ultimo atto d'amore della giornata a Gesù Abbandonato, per aiutare il focolarino a "fare la volontà di Dio".

Una parte dello “schemetto” riguardava la vita di preghiera: Messa, visita al Santissimo, Meditazione, Rosario, Confessione, Tensione alla Santità con la “S” grande, media o piccola a seconda della dedizione posta, ecc. Stessa cosa per la sezione che concerneva sport e quella sulla salute: in barba alla privacy, si scrivevano le medicine prescritte per curare una qualche malattia – sempre conosciuta dalla capo-focolare – le visite mediche e il cambiamento delle medicine e gli esami clinici effettuati. Occorreva poi segnalare le letture fatte e in particolare, se si trattava di studi, occorreva specificare quante ore si era studiato. Inoltre, veniva richiesto di comunicare le lettere inviate o ricevute, le telefonate, ogni contatto col mondo esterno. Sul retro dello schemetto restava spazio per annotare le spese personali fatte (dal caffè all'abbigliamento o al cibo acquistato e le persone incontrate, sempre spiegando perché). Se gli incontri personali o di gruppi erano stati rilevanti per l'Apostolato focolarino, si doveva segnare il nome, il cognome, la professione e se possibile l'indirizzo della persona per poterne poi fare una scheda (dapprima cartacea, in seguito digitale da cui trarre poi le liste da presentare per le statistiche del movimento che risultava sempre in crescita, per la gioia di Chiara). I nomi dei politici e delle persone impegnate in campo economico o finanziario (imprenditori, docenti universitari, ecc.) suscitavano nei responsabili un interesse particolare per il Movimento politico per l'unità e per il progetto dell'Economia di comunione.

A ben guardare, gli schemetti sono una sorta di formulari costruiti a partire dai sette colori dell'arcobaleno nei quali Chiara Lubich disse di aver visto i disegni di Dio che gli furono rivelati durante l’esperienza mistica del “Paradiso ‘49” (https://bit.ly/2ZdEQEz, v. Adista Notizie n. 11/2020). Una volta compilati, gli schemetti venivano conservati e consegnati a cadenza quindicinale da ciascun focolarino ai rispettivi capi-focolari, i quali – dopo averli esaminati attentamente – ne traevano spunti per verificare i cinque strumenti della spiritualità "collettiva": il patto d'unità, la comunione d'anima e delle esperienze della Parola di vita, l'ora della verità, il colloquio personale. Il capo-focolare riferiva poi al capo-zona che a sua volta in modo periodico doveva riferire al Centro "Foco" per le Focolarine vergini e sposate, al Centro "Vita" per i Focolarini vergini e sposati e al Centro sacerdotale per i preti focolarini, stilando relazioni nominative e dettagliate secondo i sette colori e i tre voti di castità/povertà/obbedienza per i vergini e per gli sposati e secondo i sette colori e le tre "promesse" di castità coniugale/ povertà e obbedienza all'Opera di Maria/ Movimento dei Focolari.

Già dopo la morte di Chiara Lubich alcune modifiche furono apportate agli schemetti, per semplificarli, ma anche perché ad alcuni aderenti parevano prefigurare un controllo troppo stretto sulla propria sfera personale. Ma lo strumento ha continuato a esistere e a essere in vigore in tutti i focolari del mondo. D’altra parte, queste forme di controllo molto pervasivo sulla vita dei propri membri interni è tipico di molti movimenti ecclesiali. Basti pensare agli “scrutini” in uso all’interno dei Neocatecumenali. O al colloquio – o “confidenza” – presso l’Opus Dei. Nel caso dei focolarini però si trattava di scrivere, non di comunicare a voce; e di archiviare scrupolosamente quanto veniva scritto. E questo crea al Vaticano qualche imbarazzo in più. Per questo, il Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita sconsiglia ora decisamente ai Focolarini di proseguire la pratica degli schemetti che possono risultare una forma eccessivamente invasiva della sfera personale.

Negli Statuti Generali dell'Opera di Maria nulla è detto degli schemetti. Ci sono però i Regolamenti, che riguardano ogni branca in cui è articolato il movimento. Sono circa 25 e per cambiarli ci vuole l’esplicito consenso della presidente dell’Opera. Questi regolamenti non sono finora passati al vaglio dell'autorità vaticana, che nel 2007 ha invece approvato gli Statuti Generali con le ultime modifiche chieste dalla fondatrice, morta l’anno successivo.

La lettera del card. Farrell non parla però solo degli “schemetti”. Il Dicastero chiede anche che tutti i membri al "governo dell'Opera" non facciano più parte della Commissione contro gli abusi per la protezione dei Minori costituita dai focolarini nel 2019 e quindi i due "Verdi” del Centro dell'Opera sono usciti dalla Commissione. Il verde è il "colore" che all’interno del movimento si occupa della salute e vita fisica. Il motivo pare legato alla sovrapposizione tra controllati e controllori.

La lettera di Farrell, più in generale, sembra attuare una strategia vaticana di maggiore “attenzione” ai movimenti e alle aggregazioni laicali con una forte componente lideristica. I fatti di Bose (v. Adista Notizie nn. 22, 23 e 24/20) ne sono una testimonianza, così come il commissariamento dei Memores Domini (v. Adista n. 27/2011). Non è escluso quindi che, per i focolarini in attesa dell'assemblea generale del movimento per il 2021, siano in arrivo altre novità. 

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