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Lettera alla ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina

Lettera alla ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina

Alla signora Ministra dell’Istruzione e Dirigente Scolastica dottoressa Lucia Azzolina

Signora Ministra e Dirigente Scolastica,

                                                                       nelle riviste di enigmistica è ricorrente il gioco dell’oggetto fuori posto da trovare in una vignetta, un test di attenzione poiché l’oggetto estraneo al contesto è volutamente inserito in uno sfondo che quasi lo camuffa o confuso tra altri oggetti che ne rendono difficile la individuazione. Da qualche giorno è in circolazione una foto che la ritrae sorridente nel suo ufficio ministeriale dinnanzi ad una scrivania ingombra di cartelle, pile di fascicoli e riviste come la burocrazia ministeriale impone. Poi vi sono ancora astucci, targhe, un calendario e oggetti vari e perfino una campanella che immagino lei suoni per fare accorrere i suoi collaboratori. Sembrerebbe una foto innocente, un flash fatto al volo in una qualsiasi giornata di lavoro. Ma in questa saga dell’ovvio e dell’anonimo si distinguono due oggetti fuori posto: alla sua sinistra una fascia tricolore - distesa certo ad arte - dove si può leggere “Art. 34 Costituzione” e in basso alla sua destra una parte del cofanetto di tutte le opere di Lorenzo Milani collocato in modo che si distingua bene il volto del priore di Barbiana.

Una foto risultato di un accorto studio nel realizzare una scenografia protettiva e ispiratrice che la colloca, signora Ministra e Dirigente Scolastica, al centro tra la Costituzione e don Milani. Ignoro chi sia l’organizzatore di questa squallida messinscena, ma non sfugge l’intento pacchianamente celebrativo al quale forse lei si è prestata. O forse lei ignorava questi artifizi, allora non le resta che dimostrare che gli oggetti della foto non sono fuori posto.

Per l’articolo 34 c’è poco da dire, è stato uno dei meno attuati della Costituzione e oggi lo è ancor meno di decenni fa. In un anno da ministro lei può dire di avere abbassato la percentuale di dispersione e di evasione scolastica? Di avere creato le condizioni perché “capaci e meritevoli” potessero proseguire gli studi? Di avere offerto risorse adeguate rendendo effettivi questi diritti? A me non pare e tuttavia comprendo che non dipende soltanto da lei ma da un governo, di cui lei però fa parte, che come quelli precedenti preferisce comprare missili e aerei da guerra o finanziare i carcerieri e torturatori libici in luogo che costruire scuole, laboratori, palestre, far funzionare le biblioteche scolastiche, finanziare il trasporto degli studenti, offrire borse di studio. Più semplice sarebbe, e non costa nulla, manifestar coerenza con quei libri di Milani collocati maliziosamente in bella mostra sul suo tavolo. Se per lei non sono un soprammobile o un fermacarte allora non ha che da decidere di lanciare la più grande campagna mai fatta prima di formazione della coscienza civile e alla nonviolenza in Italia.

Lasci perdere nei suoi discorsi le inutili citazioni di Milani, non imiti i vari Veltroni e Franceschini che sulla tomba di Milani, con seguito di giornalisti, lanciarono un nuovo partito con vecchi sodali votati alla conservazione di un ordine sociale ingiusto e perento. Rispetti l’uomo e il sacerdote Milani e quest’anno invece di far trovare agli insegnanti le ennesime sigle di nuove misteriose funzioni e inutili corsi di aggiornamento dedicati al nulla e all’effimero dia a tutte le scuole (dalle elementari alle secondarie) il compito di leggere, studiare, commentare la lettera di Milani ai cappellani militari e la lettera ai giudici. Si metterà in moto un processo imprevedibile di crescita civica mai prima realizzato, quelle lettere attendono da oltre cinquant’anni di essere patrimonio comune e condiviso di tutti i giovani e come sarà grande quella scuola che gliele proporrà invece di celebrare le menzogne della I guerra mondiale o continuare ad omettere i crimini fascisti e coloniali.

Ovviamente grazie a quelle lettere non vi sarà più tempo per far entrare i militari nelle nostre scuole a far propaganda e reclutamento e a raccontare una storia ispirata alla mistificazione sistemica come le guerre chirurgiche, le bombe intelligenti e la eroicità degli assassini. Se lei non si sente di fare questo atto di responsabilità riparatrice anche di quello che non hanno colpevolmente fatto i suoi predecessori, allora riponga quei libri di Milani in uno scaffale con la copertina rivolta alla parete, non si illuda di celebrarlo citandone il nome e sulla sua scrivania lo sostituisca con i discorsi di un guerrafondaio come D’Annunzio, con Origini e dottrina del fascismo di Gentile o con Della guerra di Clausewitz, testi più adeguati ad una scuola ispirata al principio dell’esclusione sociale e alla competizione, specchio perfetto di una società che produce disagio sociale, giustifica subalternità, sudditanza e violenza ed educa all’indifferenza.

                                                                                                                                               Sergio Tanzarella*

    *1 dei 4 curatori di Don Lorenzo Milani, Tutte le opere, I-II, Mondadori, Milano 2017 (pagine 2946)    

 

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