Nessun articolo nel carrello

Torino: sul caso dei tre preti qualcosa si sta muovendo

Torino: sul caso dei tre preti qualcosa si sta muovendo

Tratto da: Adista Notizie n° 35 del 10/10/2020

40401 TORINO-ADISTA. Ci sono voluti ben cinque mesi perche la vicenda dei tre preti torinesi don Salvatore Vitiello, don Damiano Cavallaro e don Luciano Tiso e delle vocazioni forzate alla vita religiosa di ragazzi e ragazze (v. Adista Notizie nn. 17, 18 e 20/20), portata alla luce da Francesco Antonioli su Repubblica, approdasse sul settimanale diocesano del capoluogo piemontese La Voce e il Tempo. Non ha più certamente potuto ignorare il caso e, obtorto collo, ha pubblicato, il 27 settembre scorso, una nota del Consiglio presbiterale, convocato dall’arcivescovo mons. Cesare Nosiglia il 18 settembre.

«Fatti che hanno lasciato ferite»

La nota, che verte su “Preti e discernimento vocazionale”, appare chiaramente frutto di un compromesso e afferma che in sede di Consiglio presbiterale Nosiglia ha chiesto «di riprendere la lettera che aveva scritto al presbiterio il 24 aprile scorso, riguardante situazioni che hanno coinvolto in particolare alcune ragazze con le loro famiglie e tre preti della nostra diocesi» (v. Adista Notizie n. 18/20). Lo stesso vescovo «ci ha informato circa i provvedimenti prudenziali che riguardano i predetti sacerdoti nell’esercizio del loro ministero nell’accompagnamento spirituale delle persone» e, «auspicando che la giustizia sia all’altezza dell’esigenza di verità che tutti desideriamo», si e svolto un dialogo che «ha fatto emergere «diversi punti di convergenza, che vorremmo, in modo fraterno, condividere con tutta la comunità diocesana». Pur nella diversità delle storie personali, «siamo coscienti – cosi scrivono i preti del Consiglio – che questi fatti hanno lasciato ferite». «Sentiamo di essere anche tutti noi coinvolti, interpellati a pensare al nostro ministero, allo stile con cui incontriamo e accompagniamo le persone», proseguono, consapevoli che «siamo chiamati al rispetto della coscienza, della liberta di coscienza: e il luogo ultimo delle scelte e decisioni responsabili di ciascuno».

Il Consiglio presbiterale sottolinea la necessita di rispettare i tempi «lunghi» del discernimento vocazionale, coinvolgendo l’intera comunità dei preti nella verifica di eventuali vocazioni, per impedire che l’iniziativa personale vada a scapito dell'unita: «Non significa che ognuno fa quello che vuole senza nessun controllo, in modo individualista e autoreferenziale». La nota insiste su questo punto, coinvolgendo tutta la comunità, chiamata ad assistere chi e responsabile delle vocazioni e rimarcando come il Concilio Vaticano II abbia superato «immagini autoreferenziali, di un prete solo, “monarca assoluto”, senza legami ne col Vescovo ne coi confratelli». Di qui la necessita di evitare «percorsi privati di formazione». Il documento parla anche di correzione fraterna, resa possibile dal dialogo tra preti, e di un’apertura della riflessione al Consiglio pastorale, ma sembra lanciare una frecciata all’inchiesta giornalistica che ha fatto emergere il caso dei tre preti, quando parla di «chiacchiericcio» da evitare – condannato di recente anche da papa Francesco – «che non rispetta la verità e la buona fama delle persone».

Nel complesso, tuttavia, il richiamo ai tre preti c’e, ed e giocato diplomaticamente come invito ad allargare la questione delle vocazioni alla comunità tutta. Nel frattempo, aggiorna Francesco Antonioli (Repubblica, 25/9), don Tiso continua a essere parroco; don Cavallaro avrebbe chiesto di lasciare il clero della diocesi per passare agli Oratoriani di San Filippo Neri, la congregazione cui appartiene l’“amico” vescovo di Ivrea mons. Edoardo Aldo Cerrato. «I tre, spiega, non potranno piu decidere di mandare dei giovani nei seminari più tradizionalisti, anche se resta aperto il tema del rapporto con i conventi femminili». Su di essi sta ancora indagando il pm Marco Sanini – non e ancora chiaro se vi sarà un rinvio a giudizio ne quale ipotesi di reato si potrebbe configurare – ma anche in Vaticano e stato aperto un dossier.

Un problema nel clero torinese e non solo

Nel frattempo, all’indirizzo mail vocazioniforzate@ gmail.com, attivato la scorsa estate, rivolto a chiunque voglia segnalare ulteriori casi o elementi utili all’indagine, al quale rispondono la teologa Laura Verrani, l’avvocato Marinella Aseglio Gianinet e la psicologa Paola Libanoro Raineri, arrivano informazioni sui tre preti ma non solo (v. Adista Notizie n. 31/20). Secondo quanto riferisce Antonioli, e emerso il caso – segnalato da un gruppo di fedeli della parrocchia Pier Giorgio Frassati di via Pietro Cossa – di p. Giuseppe Calvano e p. Danilo Palumbo (parroci anche a Maria Madre della Chiesa, nel quartiere Santa Rita) religiosi del Verbo Incarnato, un istituto il cui fondatore, p. Carlos Buela, e stato condannato dal Vaticano per abusi su minori. I due preti attuano una pastorale preconciliare, non convocano il consiglio pastorale, veicolano ai bambini una predicazione basata sul terrore dell’inferno cui sono destinati i familiari che non frequentano la messa.

Ma per restare nell’ambito dei tre preti, tra i loro sodali, all’interno di una rete che appare sempre più ampia, e anche un insegnante di religione, Giovanni Ravalli, 43 anni, laico, sposato e con una numerosa famiglia. Docente presso l’Ipsia Albert di Cafasse, nella cintura torinese, dove risiede, con un passato da responsabile marketing in un’azienda ortofrutticola, attivo in politica a livello locale, da sempre nelle file di Fratelli d’Italia, Ravalli lo scorso autunno ha organizzato un viaggio a Lourdes con 380 studenti e loro familiari, pensato come un “contro-Halloween”, insieme a studenti di altre scuole della zona e ad alcune parrocchie, tra cui proprio quella di Tiso, Sant’Antonio Abate a Torino, e quella di San Grato a Cafasse, guidata da don Piergiuseppe Sandretto, gia manager Fiat, ordinato sacerdote dopo la morte improvvisa della moglie. Sandretto nel 2018 critico duramente con una nota diffusa sui media locali – come fece anche Ravalli – il veto posto dalla dirigenza di una scuola media a una visita di Nosiglia.

A Torino, insomma, c’e un problema diffuso di polarizzazioni all’interno del clero, ma l’atteggiamento del vescovo – il cui incarico dovrebbe concludersi nell’autunno 2021, dopo la riconferma da parte del papa nel 2019 per altri due anni e l’affidamento dell’amministrazione della diocesi di Susa, vacante – continua a essere quello di evitare, come si e visto anche nella nota del Consiglio presbiterale, il riferimento in solido ai tre preti e di cautelarsi: in città si e infatti sparsa la voce che abbia fatto firmare alle ragazze torinesi vittime dei tre, dislocate nei vari monasteri, una dichiarazione in cui affermano di essere pienamente libere e contente della loro scelta, e che i ragazzi inviati in seminari esterni alla diocesi torinese siano stati invitati a tornare alla base. Un dato di fatto e che Nosiglia ha dalla sua parte i media locali, anche quelli generalisti: eccezion fatta per Repubblica, né La Stampa ne il Corriere della Sera, da aprile, hanno mai fatto cenno alla vicenda. Anzi: quest’ultimo ha pubblicato nell’edizione torinese, a firma di Luca Rolandi, un’intervista all’arcivescovo (28/9) in occasione dei dieci anni di episcopato in diocesi, che ne enfatizza l’attenzione alle ferite e alle difficoltà sociali: nemmeno un cenno sulla vicenda che da mesi ha avvelenato il clima nella Chiesa torinese.

Si vocifera, pero, che don Vitiello sia stato bloccato nel proprio tentativo di creare una propria congregazione. Di sicuro c’e che, titolare di diversi insegnamenti accademici in giro per l’Italia, non si e visto confermare le docenze all’Istituto di Scienze religiose di Torino e all’Università Cattolica a Roma e nemmeno sul sito dell’Università Lateranense, dove insegnava, c’e più traccia del suo nome.

Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.

Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!

Condividi questo articolo:
  • Chi Siamo

    Adista è un settimanale di informazione indipendente su mondo cattolico e realtà religioso. Ogni settimana pubblica due fascicoli: uno di notizie ed un secondo di documentazione che si alterna ad uno di approfondimento e di riflessione. All'offerta cartacea è affiancato un servizio di informazione quotidiana con il sito Adista.it.

    leggi tutto...

  • Contattaci

  • Seguici

  • Sito conforme a WCAG 2.0 livello A

    Level A conformance,
			     W3C WAI Web Content Accessibility Guidelines 2.0

50 anni e oltre

Adista è... ancora più Adista!

A partire dal 2018 Adista ha implementato la sua informazione online. Da allora, ogni giorno sul nostro sito vengono infatti pubblicate nuove notizie e adista.it è ormai diventato a tutti gli effetti un giornale online con tanti contenuti in più oltre alle notizie, ai documenti, agli approfondimenti presenti nelle edizioni cartacee.

Tutto questo... gratis e totalmente disponibile sia per i lettori della rivista che per i visitatori del sito.